ROMA Un libro che racconta come l’Europa poteva essere più vicina alle vite, ai desideri, ai bisogni delle persone
Alla Casa Internazionale delle donne, organizzato dalla Rete delle città vicine, il 23 marzo 2017 alle ore 18,30 viene presentato il volume L’Europa delle città Vicine. Sono gli atti di un convegno che si è tenutosi alla Casa il 21 febbraio 2016. Un convegno su quanto stava accadendo in Europa e sulle prospettive e possibilità che si potevano avere per aprire nuove strade affinché l’Europa fosse più vicina alle vite, ai bisogni, ai desideri delle persone
Chi ha promosso nel 2016 il convegno così scriveva:
Circola in Europa un’energia tra donne e uomini che mossi dal desiderio e dalla necessità di mettere al centro l’importanza della vita scambiano saperi, intenti, esperienze, dando consistenza a nuove forme d’esistenza e a parole che s’iscrivono in un altro vocabolario e in un altro simbolico. Una nuova civiltà di rapporti, pratiche e azioni virtuose è già all’opera. Ci sono reti, siti, blog e realtà di persone di ogni età e condizione che da Calais a Melilla, da Lampedusa a Ventimiglia, da Lesbo a Nickelsdorf e nei posti più caldi delle barriere delineate da guerre e conquiste che chiamiamo confini, accolgono e sostengono donne e uomini migranti nel loro difficilissimo viaggio per entrare in Europa.
Proliferano esperienze di economia di territorio e di comunità che vedono protagoniste/i donne e uomini che hanno a cuore i beni comuni e creano al contempo opportunità lavorative: invenzioni di start-up o di forme di cooperazione volte a creare spazi di libertà e intrecci relazionali come i gruppi di acquisto solidale, le forme di microcredito, gli spazi abitativi in co-hausing, gli sportelli di aiuto, i lavori in co-working, gli spostamenti in auto condivise, le esperienze di social-street e le forme di solidarietà avvenute tra la popolazione greca per resistere nel momento più profondo della crisi…
In questo quadro possono anche essere inscritti i lavori che molte e molti giovani svolgono in stati d’Europa diversi dai loro, scelta non sempre costrittiva o dettata da questioni occupazionali ma spesso motivata dal desiderio di conoscenza e scambio con altri luoghi, persone, culture e condizioni diverse da quelle dei loro paesi d’origine…
Vi sono urbaniste, architetti, ingegnere, che elaborano pratiche e studiano insieme alle e agli abitanti e alle realtà di donne e uomini attenti a come vive e cambia la città, il volto nuovo e le finalità più giuste per riedificare i luoghi devastati da cataclismi sismici o dissesti idrogeologici; altre/i valorizzano e riqualificano zone urbane marginalizzate, cercando di “ricucire” le periferie ai centri storici della città, creando arricchenti occasioni di scambio tra le donne e gli uomini che la abitano, per vivere la città nella sua interezza e complessità.
Chi guarda e interpreta la città e il suo paesaggio con sguardi e prospettive differenti, mette in opera nelle strade, nelle piazze, su muri, pareti e scale, manifestazioni artistiche di street-art, mail-art, arte pubblica, land art, linguaggi e forme che in maniera diffusa stanno ridisegnando una diversa visione della città, incarnando in sé il senso dell’arte della quotidianità e della relazione che coinvolge nelle sue espressioni e nei suoi significati chi nelle città abita o transita. Anche le metropolitane di Mosca, Napoli e altre città, veri e propri scrigni d’arte, adibendo a spazi espositivi le loro stazioni rappresentano ciascuna con la propria peculiarità un viatico di bellezza per quelli e quelle che si spostano, da fruire e interiorizzare nello spazio di pochi attimi.
Assistiamo all’operato di abitanti attenti a ricomporre in maniera sensata la “forma della città”, provvedendo a mantenere in vita zone e quartieri che conservando le strutture e gli stili architettonici originali, testimoniano gli aspetti, le storie e la memoria delle città. E assistiamo al lavorio di realtà politiche di donne che riescono a riconvertire in parchi della biodiversità e luoghi di delizia creativa per bambine e bambini immensi spazi urbani abbandonati o dimessi, che in passato funzionavano come aeroporti militari, caserme, depositi di armi o venivano utilizzati per esercitazioni belliche.
Questa è l’Europa che con il suo nuovo volto si lega all’agire e al pensiero politico delle donne, ma che deve fare i conti e confrontarsi in maniera decisa e radicale con le posizioni, le scelte e le azioni messe in atto da quell’Europa che invece, legittimata dalle istituzioni comunitarie, impone e adotta provvedimenti restrittivi e spesso inumani che vanno intensificandosi nell’intero continente in forma di sistema economico del capitalismo finanziario avvilente e rapace dettato dalle decisioni delle banche e dei poteri forti, che mortifica e scoraggia l’intraprendenza di buona parte della popolazione europea che vorrebbe reagire alla crisi economica.
La politica dell’Unione Europea negli ultimi mesi si è rivelata insufficiente e riduttiva non riuscendo ad affrontare questioni importanti come quella dei migranti in maniera umana e responsabile. In questo momento frontiere, muri e confini sempre più controllati e fortificati si erigono a difesa della fortezza Europa e si stanno intensificando i respingimenti di donne e uomini che fuggono da guerre e fame per una vita migliore. Mentre da tempo, nel silenzio dei media, sta avvenendo un incremento di armamenti e basi militari nei cosiddetti luoghi di confine come l’isola di Lampedusa e il resto della Sicilia, la Sardegna, lo stretto di Gibilterra, il canale della Manica… In ultimo, la dichiarazione di guerra della Francia all’Isis in seguito agli attentati di Parigi, a cui si sono aggiunte Germania e Gran Bretagna. L’Italia non è fra questi paesi, siamo felici di dirlo, anche chi non è d’accordo su altre cose con il governo in carica.
Gli scenari perché avvenga tra le due Europe qui descritte un confronto e un conflitto politico, sono ancora aperti, le due Europe sono innanzitutto dentro di noi. Lia Cigarini nel n. 110 della rivista Via Dogana scrive: «Penso soprattutto che l’Europa è in fieri. C’è una moneta unica ma non c’è una costituzione europea. Quindi le cittadine/i europei non hanno ancora sottoscritto alcun patto sociale. C’è uno scenario aperto. In tutti i paesi si discute dell’Europa politica che non c’è».
Le Città Vicine che 16 anni fa si sono messe in relazione con la scommessa di ragionare con il taglio della differenza rispetto alle cose che accadono, promuovendo questo convegno vogliono essere la leva e il ponte per una visione altra, ampia e corale dell’Europa, e per formulare altri linguaggi che la raccontino nella sua bellezza.
Nel periodo che precederà il convegno e nel corso dell’incontro, il pensiero e gli scritti di Simone Weil potranno essere orientamento e guida per approfondire la riflessione sul presente dell’Europa, in particolare la raccoltaUna costituente per l’Europa; e sul pensiero di Simone Weil gli scritti di filosofe/i e pensatrici come Luisa Muraro, Chiara Zamboni, Angela Putino, Giancarlo Gaeta, Wanda Tommasi, Maria Concetta Sala e altre. Importante consultare il libro Senza madre, l’anima perduta dell’Europa di Stefania Tarantino, il n. 110 L’Europa di Simone Weil di “Via Dogana”, il n. 3/4Gettiamo semi per nuove primavere di “Autogestione e Politica prima” della MAG di Verona, il documento iniziale del convegno Dei legami e dei conflitti – Se l’Europa si prende cura, tenutosi a Roma nel maggio 2014 promosso dal Gruppo del Mercoledì di Roma, e il resoconto che ne fa Alberto Leiss In una parola /Europa (e cura del simbolico) sul “Manifesto” del 18 novembre 2014, e i recenti libri Oppressione e libertà di Simone Weil con l’introduzione di Luisa Muraro e Lia Cigarini, e Abitare la vita, abitare la storia. A proposito di Simone Weil a cura di Maria Concetta Sala.
Come riferimenti riguardo una nuova visione dell’economia, si suggeriscono i libri dell’economista Loretta Napoleoni Economia canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale e Il contagio. Perché la crisi economica rivoluzionerà le nostre democrazie, il quaderno di Via Dogana Penelope a Davos della teologa Ina Praetorius, il quaderno