ROMA – Un po’ di solidarietà sull’autobus che porta in borgata
Ho dei pregiudizi su Salvini e su tutta la banda del suo partito. Penso che sia un pochino xenofobo. Anche parecchio opportunista e un po’ di altre cose che non giudico positive. Ma il mio problema è che non solo lui, ma tutto l’Occidente nel quale viviamo mi sembra appartenere alle idee della gente come loro.
Oggi sull’autobus. Un autobus dell’ATAC di Roma. Il 551. Ho partecipato a un’assemblea democratica.
Una donna. Forse rumena o moldava, magari anche un po’ zingara, con alcuni denti d’oro in mezzo a un sorriso scomposto, ha chiesto un’informazione. Ma non si capiva. La frase suonava più o meno: “dostaviacido?”.
Nei pochi chilometri tra la fermata metro Anagnina e lo stabilimento della Ericsson ormai in dismissione abbiamo decodificato il messaggio. Cercava la Casa Verde, un posto che accoglie stranieri in difficoltà. E questa casa sta in Via Scido. Ha il nome di un comune della Calabria come tante altre strade della mia borgata che si chiamano Castelsilano o Rocca Imperiale.
Ognuno ha dato la sua indicazione. Spesso in contraddizione con quella data dagli altri. Ma tutti hanno impiegato le loro energie barcollanti nell’autobus lungo l’Anagnina per aiutare la straniera. E lei s’è sentita coccolata come una bambina. Tanto che ha detto: “avemo trovato Roma… troveremo viacido…”.
E io ho pensato che non siamo ancora diventati tutti cattivi come vorrebbero i mostri di Pontida e tanti che li imitano e li sostengono. Non siamo tutti bestie che lasciano morire la gente in mezzo al mare come se fossero pesci senza cuore e cervello. Non siamo ignifughi come gli alleati di quegli assassini in giacca e cravatta. No. Siamo ancora in grado di indicare una strada e un luogo sicuro ad una persona in difficoltà. Ripartiamo da questo autobus democratico!