ROMA – una manifestazione alla Regione Lazio per rilanciare i CONSULTORI che devono tornare ad essere LUOGHI DI FORMAZIONE ED AUTOFORMAZIONE, OLTRE CHE CENTRI EROGATORI DI SERVIZI!
Il 1 febbraio 2019 alle ore 10 il Coordinamento delle donne delle assemblee dei consultori e Non Una Di meno invitano tutte davanti alla regione Lazio a Piazza Oderico da Pordenone perché: siano attuati investimenti reali, per facilitare l’accesso a questo servizio sopratutto da parte delle e dei giovani per favorire prevenzione e consapevolezza, per garantire una contracezione gratuita e per poter avere la possibilità che venga somministrata la RU486 oltre ad aprire i consultori a soggettività LGBTO+
Non Una di Meno Roma torna in piazza l’1 febbraio per chiedere maggiori investimenti sulla salute delle donne.
Si vogliono ricordare le problematiche che ogni giorno le operatrici dei Consultori incontrano: dalla difficile accessibilità dovuta alla riduzione degli orari di lavoro al mancato rinnovo del personale andato in pensione; dalla medicalizzazione del servizio al supporto esclusivo a percorsi di maternità.
Il Coordinamento delle Assemblee delle donne dei Consultori di Denina, Resede, Condottieri, Trullo e Castelli è stato ricevuto in Regione.
L’Assemblea ha incontrato il capo della segreteria dell’Assessore alla Salute e Integrazione Socio-Sanitaria Alessio D’Amato che ha rassicurato le donne sulla volontà di un investimento della Regione Lazio nei Consultori, partendo dall’assunzione di nuovo personale e dalla sperimentazione della RU486.
Una posizione che fa ben sperare e che, nello stesso tempo, costringe a tenere gli occhi ancora più aperti sul futuro. È da 4 anni infatti che il decreto Zingaretti giace nei cassetti delle scrivanie, di fatto inattuato.
Il 1° febbraio verrà ribadito quindi che i Consultori sono prima di tutto uno spazio in cui le donne vanno accolte in tutte le fasi della vita e un luogo politico.
Vogliamo impegni concreti e nessuna campagna elettorale sul corpo delle donne!
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Sono state le mobilitazioni del movimento femminista a volere che venissero istituiti i consultori(legge 29 luglio 1975 n. 405) dopo l’esperienza dei consultori autogestiti. Una pratica politica che ha dato vita a quella consapevolezza che ha portato dopo anni di lotte e manifestazioni alla legge 194 del 22 maggio 1978 sulla interruzione volontaria della gravidanza. per garantire alle donne una maternità consapevole e sicura. Gli aborti clandestini erano la causa di moltissime morti o menomazioni.
COSA SONO I CONSULTORI FAMILIARI? Sono servizi pubblici e gratuiti ad accesso libero rivolti alla famiglia, alla coppia e alla singola persona. Offrono interventi di sostegno in ambito ostetrico-ginecologico, psicologico e sociale, orientati alla promozione del benessere, a livello individuale e di gruppo. Nei consultori sono presenti: ostetrica, ginecologo, pediatra, psicologo, assistente sociale ed infermiere.
DI COSA SI OCCUPANO? Della tutela e della salute della donna: salute riproduttiva e contraccezione, prevenzione dei tumori femminili. Percorso nascita: gravidanza, puerperio, allattamento al seno. Genitorialità biologica e adottiva/ Diritto di famiglia e problemi sociali. Tutela salute psicofisica del bambino e della bambina e della mamma. Spazi adolescenza/Sostegno psicologico.
TUTTO QUESTO IN TEORIA. E IN PRATICA? Nella realtà i consultori sopravvivono a stento, finiti nel mirino dei tagli alla sanità pubblica e schiacciati dalla drastica riduzione del personale. Gli operatori, infatti, sono spesso costretti a ruotare su più strutture e, se mancano, può capitare che il consultorio intero chiuda. La colpa è soprattutto della mancanza di turn over, che di fatto non ha permesso a chi va in pensione di essere sostituito. Il risultato? Sempre meno servizi per gli utenti.
SALVIAMO I CONSULTORI! Per questo le Assemblee delle donne dei consultori di Roma chiedono un rilancio dei consultori familiari, affinché tornino ad essere luoghi d’incontro e di dibattito delle donne, luoghi di formazione ed autoformazione, oltre che centri erogatori di servizi
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LEGGE 29 luglio 1975 n. 405 Istituzione dei consultori familiari (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 27 agosto 1975, n. 227
Art.1 Il servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità ha come scopi: a) l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile; b) la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e da singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti; c) la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento; d) la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso. Le somme non impiegate in un esercizio possono essere impiegate negli anni seguenti. Tali finanziamenti possono essere integrati dalle regioni, dalle province, dai comuni o dai consorzi di comuni direttamente o attraverso altre forme da essi stabilite. Alla copertura dell’onere di 5 miliardi per il 1975 si provvede per il medesimo anno finanziario mediante riduzione dello stanziamento del capitolo 6856 dello stato di previsione della spesa del Ministero del tesoro per l’anno medesimo. Il Ministro per il tesoro è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 2 La regione fissa con proprie norme legislative i criteri per la programmazione, il funzionamento, la gestione e il controllo del servizio di cui all’articolo 1 in conformità ai seguenti prìncipi: a) sono istituiti da parte dei comuni o di loro consorzi i consultori di assistenza alla famiglia e alla maternità quali organismi operativi delle unità sanitarie locali, quando queste saranno istituite; b) i consultori possono essere istituiti anche da istituzioni o da enti pubblici e privati che abbiano finalità sociali, sanitarie e assistenziali senza scopo di lucro quali presidi di gestione diretta o convenzionata dalle unità sanitarie locali, quando queste saranno istituite; c) i consultori pubblici ai fini della assistenza ambulatoriale e domiciliare, degli opportuni interventi e della somministrazione dei mezzi necessari si avvalgono del personale dei distretti sanitari, degli uffici sanitari comunali e consorziali, delle condotte mediche e ostetriche e delle altre strutture di base sociali, psicologiche e sanitarie. I consultori di cui alla precedente lettera b) adempiono alle funzioni di cui sopra mediante convenzioni con le unità sanitarie locali. Fino all’entrata in vigore della riforma sanitaria, i consultori di cui alla lettera b) possono stipulare convenzioni con gli enti sanitari operanti nel territorio, in base ai programmi annuali regionali di cui all’articolo 6 e secondo i criteri stabiliti dalle regioni. I consultori pubblici e privati per gli esami di laboratorio e radiologici ed ogni altra ricerca strumentale possono avvalersi degli ospedali e dei presidi specialistici degli enti di assistenza sanitaria.
Art. 3 Il personale di consulenza e di assistenza addetto ai consultori deve essere in possesso di titoli specifici in una delle seguenti discipline: medicina, psicologia, pedagogia ed assistenza sociale, nonche’ nell’abitazione, ove prescritta, all’esercizio professionale.
Art. 4 L’onere delle prescrizioni di prodotti farmaceutici va a carico dell’ente o del servizio cui compete l’assistenza sanitaria. Le altre prestazioni previste dal servizio istituito con la presente legge sono gratuite per tutti i cittadini italiani e per gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, su territorio italiano.
Art. 5 Lo Stato assegna alle regioni 5 miliardi di lire per l’anno finanziario 1975 e 10 miliardi negli anni successivi per finanziare il servizio previsto dalla presente legge. Il fondo comune è ripartito tra le regioni entro il mese di febbraio di ogni anno con decreto del Ministro per il tesoro sulla base dei seguenti criteri: a) il 50 per cento in proporzione alla popolazione residente in ciascuna regione; b) il residuo 50 per cento in proporzione al tasso di natalità e di mortalità infantile quali risultano dai dati ufficiali dell’Istituto centrale di statistica relativi al penultimo anno precedente a quello della devoluzione .
Art. 6 La regione, tenuto conto delle proposte dei comuni e dei loro consorzi nonché delle esigenze di una articolazione territoriale del servizio, redige un programma annuale, approvato dal consiglio regionale, per finanziare i consultori di cui all’articolo 2, sempre che si riscontrino le finalità indicate all’articolo 1 della presente legge.
Art. 7 Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le regioni emaneranno le norme legislative di cui all’articolo 2.
Art. 8 E’ abrogata ogni norma incompatibile o in contrasto con la presente legge.