Ruffini e la Loren, poterselo permettere: uno dei mali del sessismo
Cosa può insegnare, in positivo, il pessimo siparietto di Paolo Ruffini durante la premiazione per il David di Donatello?
Che c’è un serio problema di educazione al rispetto tra i generi, che una parte considerevole di giovani uomini ha necessità di imparare.
Nella incultura televisiva diffusa (che è spesso il principale strumento di formazione /informazione per le giovani generazioni) la competenza, i saperi, l’educazione sono nulla e il tutto è la (presunta) libertà di dire e fare ciò che passa per la testa hic et nunc, dal momento che il successo, il consenso, i soldi e la fama sono il frutto quasi esclusivo del gradimento del pubblico che non valuta secondo il valore artistico e culturale della tua performance.
Per questo molti trentenni emergenti si sentono autorizzati, pensando persino di far ridere, o quantomeno sorridere, a rivolgersi come Ruffini si è rivolto ad una signora anziana, simbolo, lei sì, di valore e senso del cinema italiano.
Per estensione il messaggio è: in quanto maschio sono sempre autorizzato a esprimere (quello che penso sia) un complimento ad una donna. Le donne sono sempre lusingate quando un uomo (specie se carino e/o più giovane) esprime loro apprezzamento: sempre, e non importa se l’apprezzamento è ‘come sei bella stasera’ o ‘sei una bella topa’. E’ possibile che sfugga, ma c’è una differenza sostanziale nelle due forme di apprezzamento.
La vicenda, pur risibile e archiviabile con una alzata di spalle, è però istruttiva: per una volta abbiamo assistito ad una brutta figura evidenziata in diretta e immediatamente non solo dall’interessata, ma soprattutto da un altro uomo, che ha preso le distanze dalla battuta del collega. Non è poco, mi pare.
Il collega Mastandrea, tra l’altro testimonial contro la violenza maschile sulle donne nella campagna Io no, alla quale è seguita, sempre con attori protagonisti, quella di Intervita, Servono altri uomini, avrebbe potuto anche sorvolare, ma non l’ha fatto, dando per una volta prova che persino in televisione, e persino in una trasmissione leggera, si può insegnare, sottolineare qualcosa circa le relazioni tra donne e uomini, che solitamente sono l’ultimo dei temi, perché imbarazzanti, ti rendono impopolare, fastidioso: già ci sono quelle femministe saccenti ossessionate dal linguaggio e dalla violenza a rompere, figuriamoci poi se sei maschio, attore e prestante.
L’intervento di Ruffini ha evidenziato che no, non sempre si può dare fiato alla bocca avendocela aperta ed evidentemente scollegata con l’intelligenza; che dare per scontato, visto che sei maschio, che tu possa esprimere un giudizio sull’apparenza di una donna è un grave errore; che i complimenti, non obbligatori ma spesso graditi, sono altro rispetto al surreale trivio sessista che l’attore ha scelto di esprimere, più per dire qualcosa di sé che per valorizzare la signora. E, infatti, in molte e molti abbiamo capito qualcosa di lui. Lei, invece, è splendida e dotata di intelligenza.