BeNormal – foto Emiliano Pona

All’Auditorium del Centro Sociale  (Via R. Cantarella 22 – quartiere Pastena – Salerno), la stagione Mutaverso Teatro continua a proporre novità per la regione Campania.    DOMANI  venerdì 13 aprile 2018 andrà in scena lo spettacolo – in data unica alle ore 21 – “Be Normal!”, della compagnia Sotterraneo, drammaturgia di Daniele Villa, con Sara Bonaventura e Claudio Cirri; concept e regia Sotterraneo.

Simone Nebbia scrive  “Sul palco del Teatro Sotterraneo, agito con grande abilità plastica da Sara Bonaventura e Claudio Cirri sotto l’attenta supervisione di Daniele Villa in regia, c’è un’intera geografia che prende corpo per estensione percettiva: là dove c’è solo un fondale nero e due colonne non previste nel mezzo, quel loro gioco rivela una metropolitana in attesa di passeggeri, strade, semafori, supermercati, ma invece di geo-soffocare il mondo-palcoscenico lo intreccia a quelle ipotesi figurali in un continuo straniamento che è un po’ una misura stilistica di riconoscibilità e connota la loro ricerca di arguzia e affilata ironia. Non ne manca, anche quando si mette in scena un colloquio di lavoro per entrare nella Mafia, quando una figlia isterica accudisce una madre ridotta a scheletro, quando si illustra una guida pratica per l’eliminazione degli anziani, distribuendo palline da lanciare alle sagome di vecchi simbolici: da un lato la regina Elisabetta, il creatore di Playboy Hugh Hefner, Paperon de’ Paperoni, dall’altro il più temuto, il vero nemico giurato del giovane che non può crescere, il “vecchio generico Mario Rossi”. L’unico – caso o necessità – a rimanere in piedi.

Amaro decorso dell’evoluzione – in linea con il sorprendente Dittico sulla specie – questo spettacolo si segnala per una doppia linea espressiva cui ricondurre una visione totale. Se dietro lo spazio scenico un display silenzioso decorre freddamente l’intera agonizzante giornata tutta da sopra-vivere, è possibile che ci si riscaldi paradossalmente quando i corpi sono usciti di scena per diventare voci, è possibile scoprire l’amore seguendo la storia di due casse della Pelanda, le nostre emozioni dalla loro muta, scomoda vicinanza; è possibile farsi battere qualcosa nel petto quando una piccola bara bianca arriva in scena, accompagnata dalle note di The sound of silence in una incantevole versione a cappella. È possibile. «Nella società in cui c’è posto solo per uno dei due io: voi o il vostro demone», è possibile che la vera leggenda, il vero mito da conservare, non sia altro da quello nato con noi, da noi stessi annientato.”

Una tematica attualissima che le note di regia spiegano così: “Cosa fai per vivere? Ho visto le migliori menti della mia generazione domandarsi se ti pagano, quanto, quante ore al giorno lo fai, per quanto ancora pensi di farlo, lo fai perché senti di doverlo fare o lo devi fare per soldi? Ho visto le migliori menti della mia generazione perdersi e lasciar perdere. Ho visto le migliori menti e anche le peggiori guardare dritto negli occhi il proprio daimon e sparargli, tanto che me ne faccio. Se dovessimo fare uno spettacolo teatrale parlerebbe di questo, ci sarebbero due attori più o meno trentenni, un maschio e una femmina, sarebbero italiani, persone comuni, e dovrebbero farsi un gran culo sulla scena, provare in ogni modo a fare non si sa bene cosa, il pubblico dovrebbe provare pietà per loro, poi per se stesso, poi tutto andrebbe sempre peggio, sarebbe un disastro, e forse potremmo farla finita per sempre con la domanda “Certo, teatro – ma di lavoro?”

Venerdì 13 aprile 2018  AUDITORIUM CENTRO SOCIALE  (via R. Cantarella 22, Salerno – quartiere Pastena)   Inizio spettacoli ore 21.00

Sotterraneo, che fa parte del progetto Fies Factory, è un collettivo di ricerca teatrale fondato a Firenze nel 2004 da Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli e Claudio Cirri, ai quali si unisce in seguito Daniele Villa.

 

 

Ricordiamo che lo scorso mese e precisamente il 9 marzo 2018 è stato messo in scena sempre  per la stagione teatrale salernitana Mutaverso Teatro un altro significativo spettacolo  “La semplicità ingannata”  con l’attrice, drammaturga e regista Marta Cuscunà.

Secondo capitolo della sua fortunata “Trilogia delle resistenze femminili”, che mette in rilievo il valore politico che il lavoro di questa straordinaria e poliedrica artista assume all’interno del panorama nazionale attuale.

Nel Cinquecento avere una figlia femmina agli occhi di un padre era chiaramente un “problema”, una perdita economica, soprattutto se la figlia era meno appetibile o con qualche difetto fisico. Per di più, in tempi di crisi economica, il mercato matrimoniale subì un crollo generalizzato e alla continua inflazione delle doti si dovette porre rimedio trovando una soluzione alternativa per sistemare le figlie in sovrannumero: la monacazione forzata.

Le monache del Santa Chiara di Udine attuarono una forma di Resistenza davvero unica nel suo genere: trasformarono il convento udinese in uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca.

L’Inquisizione cercò con forza di ristabilire un ferreo controllo sul convento e su quella comunità di monache, ma le Clarisse riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando, dentro il Santa Chiara, un’alternativa sorprendente per una società in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico, economico e sociale della vita.

«Oggi c’è estremo bisogno di parlare di Resistenze femminili afferma Marta Cuscunà perché nella nostra società la figura femminile è molto contraddittoria: da un lato abbiamo bisogno di garantire per legge la presenza minima delle donne in politica attraverso le quote rosa; dall’altro proprio le donne sono al centro della vita mediatica in quanto merce di scambio tra politici e imprenditori corrotti».

“La semplicità ingannata” racconta da quali semi è nata la rivendicazione delle donne nel Cinquecento, nel tentativo di ridare slancio a una rivoluzione di cui non sentiamo più il bisogno, e forse non per un caso fortuito, ma per una precisa strategia che, anche se con modalità apparentemente diverse, ci schiaccia ancora sotto lo strapotere maschile.