Sane (?) ma non salve
L’ultima frontiera della manipolazione umana al servizio del mercato e del profitto, nell’ambito delle multinazionali farmaceutiche, è stata la medicalizzazione delle esistenze.
Nell’esigenza capitalistica di crescere sempre e comunque, {{il mercato della medicina}} non si è limitato più ai soli malati/e, ma si è indirizzato verso le sane e i sani. Questo meccanismo si è imposto in sordina, attraverso le strutture sanitarie private e pubbliche e l’esaltazione del ruolo degli esperti e delle esperte. Il tutto veicolato dal mito del progresso, secondo il credo della sinistra socialdemocratica.
E’ sempre importante tenere presente che le strutture dello Stato sono cinghia di trasmissione dei valori dominanti e, fermo restando che la sanità deve essere pubblica e gratuita, non ci si deve dimenticare mai di questo aspetto. E questo vale anche per i consultori pubblici.
I fastidi delle persone, tutto sommato comuni, sono stati trasformati in gravi patologie.
{{Gli alti e bassi della vita quotidiana sono diventati turbe mentali}}
E, tutto questo, è particolarmente attuale in una società sempre più difficile da vivere. In questo modo si rimuovono anche le cause sociali.
Le {{multinazionali farmaceutiche }} non si sono accontentate più di vendere a coloro che ne avevano bisogno, ma hanno teorizzato e praticato che dire ai sani /e che sono malati/e, produce grandi guadagni.
Ogni piccolo problema che accompagna la vita di ciascuno/a viene descritto come una {{patologia}}, magari grave: la timidezza diventa un disturbo di ansietà sociale, la tensione premestruale una malattia mentale definita “disturbo disforico premestruale”.
Come sempre, tutto questo è cominciato negli Stati Uniti, dove meno del 5% della popolazione mondiale, rappresenta il 50% del mercato farmaceutico, mentre l’attesa di vita degli/delle statunitensi diminuisce e i livelli di mortalità infantile sono sugli standard dei paesi africani.
A volte si ridefinisce una malattia, conosciuta da tempo, dandole un altro nome, in altre occasioni, una malattia che riguarda nicchie di popolazione, viene moltiplicata e generalizzata, infine, alcune malattie vengono completamente create dal niente.
Problemi che fino a un momento fa erano accettati come un fastidio, vengono improvvisamente ritenuti destinatari di un intervento importante.
Siamo arrivati alla{{ creazione delle malattie a tavolino}}.
E ce n’è per tutte/i. Il disturbo del deficit di attenzione degli adulti, la disfunzione erettile, il bambino iperattivo, la FSD, disfunzione sessuale femminile……..i numeri sono sempre iperbolici : il 90% dei cittadini/e soffrirebbe di ipertensione arteriosa, percentuali altrettanto importanti per quelle/i che dovrebbero essere curate/i per un tasso eccessivo di colesterolo.
L’infelicità di una persona risulterebbe collegata ad uno squilibrio chimico nel cervello, l’impegno politico, tanto più se conflittuale e antisistemico, sarebbe un problema di ormoni e di neuroni.
La salute è {{il pretesto}}, il motivo vero è {{la vendita delle medicine}} ai sani e, per questo, si usano le tecniche del marketing : si punta, alternativamente, sulla paura e sul mito dell’eterna giovinezza.
Si omette poi, a piè pari, la menzione degli effetti collaterali che, se accettabili nella valutazione dei pro e contro quando si è ammalate/i veramente, diventano un carico gratuito quando la malattia è indotta.
In pratica, si assiste, per mero spirito di mercato, all'{{ampliamento della definizione di malattia}} e, allo stesso tempo, si sterilizza completamente la sua dimensione sociale.
D’altra parte i criteri che informano le multinazionali e questa società non possono non impregnare, e non potrebbe essere diversamente, il sistema sanitario.
L’ultima “invenzione” è quella per cui il semplice fatto di essere un “soggetto a rischio”, potenzialmente in condizione di sviluppare una patologia, diventa di per sè una patologia.
Il vaccino antipapilloma ne è un esempio eclatante.
E’ {{la medicalizzazione delle esistenze}}, con la complicità degli esperti e delle esperte. Non ci sono segmenti della società immuni dalla logica del profitto, ma quando questo avviene sulla pelle, in questo caso letteralmente, delle persone, è particolarmente devastante.
Nei confronti delle donne, poi, proprio perchè oppresse e, quindi, più facilmente influenzabili ed indifese, il fenomeno ha assunto connotati specifici. Ne è un esempio l’uso, da grandi numeri, del parto cesareo nelle strutture sanitarie private.
E, altresì, questa presunta scientificità di cui si è ammantata la medicalizzazione, quando viene messa al servizio della perpetuazione del dominio maschile sulla donna, crea aberrazioni come l’invenzione della PAS.
La medicalizzazione delle esistenze è stata un importante banco di prova della possibilità di manipolare, condizionare ed asservire vasti strati della popolazione, diventando strumento del controllo sociale.
La riappropriazione del proprio corpo e l’autodeterminazione sono momenti fondanti del processo di liberazione.
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