Se qualcuno dicesse… Sul risarcimento pubblico alle violenze sessuate
Abbiamo scritto una proposta di legge per sostanziare la responsabilità
pubblica: una legge sul risarcimento delle vittime delle violenze sessuate,
attraverso la formazione di un fondo pubblico.
Le norme auspicate non mirano alla monetizzazione del danno, ma alla
valorizzazione sociale del coraggio, per esempio, dell’allora tredicenne
vittima di Taurianova.La violenza sessuata non è più emergenza; a clamori spenti la parola stessa
viene sostituita con “tutto a posto”. Nel nostro Paese, sempre, o è
emergenza o è tutto a posto.
E’ un inganno non nuovo, ma la storia che si ripete è sempre una caricatura
del passato. Una tragica caricatura.
La connivenza Istituzionale sulla
subalternazione violenta delle donne è espressa a nostri giorni mettendo una
tragica maschera ridanciana allo sciovinismo maschilista di sempre.
[La vicenda di Taurianova->http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/d372a233633c6000089638306277e75c.pdf], e i giornalisti fanno nome e cognome della
vittima, è una tragedia lunga sei anni. Sei anni nei quali una donna ha
vissuto reclusa, diffamata e perseguitata. Nessuno le ha più dato lavoro,
trasformandola in un’ospite indesiderata a casa sua. Sola contro l’omertà
del paese.
_ La vicenda è una delle tante, che ci hanno sollecitate a smentire che per le
donne sia tutto a posto.
Da quando abbiamo sollevato il velo delle contraddizioni sulla
responsabilità pubblica, non abbiamo mai smesso di pensare che nonostante le
parole, quella responsabilità non è agita dallo Stato.
Abbiamo scritto una [proposta di legge->http://www.controviolenzadonne.org/html/body_legge_risarcimento_violenza_sessuata.html] per sostanziare la responsabilità
pubblica: una legge sul risarcimento delle vittime delle violenze sessuate,
attraverso la formazione di un fondo pubblico.
Le norme auspicate non mirano alla monetizzazione del danno, ma alla
valorizzazione sociale del coraggio, per esempio, dell’allora tredicenne
vittima di Taurianova.
Le norme auspicate non si sostituiscono ad una legge organica contro le
violenze, semplicemente ne anticipano la parte irrimandabile.
_ Da quando abbiamo resa pubblica la nostra proposta di legge, sempre più spesso, senza
nominarci, nell’ordinaria strumentalizzazione delle cronache, si dice che è
già possibile essere risarcite, che è possibile avere coraggio perchè c’è la
legge sugli atti persecutori.
Sempre la vicenda di Taurianova dimostra il contrario, e cioè che in questi
sei lunghi anni una giovane donna è stata sola, abbandonata dallo Stato e
dalla sua comunità che ancora è corroborata da un pensiero condiviso di
ingiuria per le vittime.
_ Dice ancora che non si può arrestare diffidare una
comunità, ma si deve promuovere l’immagine sociale della vittima, esaltare
il valore sociale dei suoi gesti.
La costruzione di un pensiero ormai
condiviso di condanna per le mafie, è avvenuta per la consapevolezza che
parallelamente all’inasprimento delle pene, andava promossa l’immagine
sociale della vittima e del suo coraggio.
Ci vuole tempo per cambiare, nulla avviene automaticamente in conseguenza
del varo di una norma, ma da qui bisogna cominciare.
E’ possibile essere risarcite, oggi, ma davvero non si coglie la differenza tra
questo ed il fondo pubblico? Tra una lite privata e l’espressione pubblica
dello stare dalla parte della vittima?
_ Non si può monetizzare appunto, ma la legge vigente lo fa.
E che dire della dimensione associativa automatica del crimine, dell’omertà,
della strutturalità degli usi convenuti, che prevedono prima lo stupro e poi
l’alienazione di ogni bene e della possibilità di conquistarlo.
Continuiamo ad affermare l’esigenza di una legge organica, e non pensiamo
sia contraddittorio anticiparne una parte: lo abbiamo fatto per infrangere
le regole che ancora permettono alla politica di smembrare la nostra
difesa:come ha fatto approvando la legge sugli atti persecutori senza
sostenere concretamente le donne. La giusta punizione del colpevole,
inasprendo le pene, doveva prevedere atti patrimoniali e protezione non
assistenziale per le vittime. L’esempio dell’ex coniuge è illuminante: la
reclusione è un buon motivo per non versare gli alimenti.
Noi vogliamo andare verso l’eliminazione di quel meccanismo perverso basato
su leggi che mentre puniscono il colpevole, costringono la vittima ad
identificarsi in un modello di vita dipendente da percorsi di
accompagnamento obbligato (per altro impropriamente finanziati). Questo non
significa il superamento delle competenze dei *veri* centri antiviolenza.
Significa liberarli dalla clandestinità delle vittime e dalla loro povertà
materiale.
Noi sappiamo di dover andare sempre oltre.
L’obiettivo di tutto questo è far discutere una legge dando forza ai suoi
contenuti. Il percorso della legge d’iniziativa popolare e quello, scelto in
alternativa, di chiamare alla condivisione alcune parlamentari, non tolgono
nulla alla “laicità” dell’altro.
Le esperienze di 50e50, propositiva dell’UDI, e quella precedente sulla
violenza sessuale hanno avuto un grande significato, hanno richiesto un
impegno anche esso produttivo di consapevolezze.
Nel caso della seconda citata, le parti abrogative hanno naturalmente
provocato l’abolizione di norme come il matrimonio riparatore, l’eccesso di
mezzi di correzione ecc… Per quanto riguarda le parti propositive, come
anche sarà per 50e50, il passaggio in commissione è previsto
obbligatoriamente, lì i parlamentari devono essere coinvolti e i comitati
,naturalmente, devono contattarli, non solo per vigilanza sui tempi. Infatti
le commissioni rielaborano, e i parlamentari chiedono la calendarizzazione.
La pressione sui parlamentari è indispensabile, tanto che un progetto
costato fatica e denaro può rimanere nel cassetto anche per 17 anni, come è
avvenuto, per l’ormai superata legge d’iniziativa femminista sulla violenza
sessuata presentata nel 1980.
Quando abbiamo scelto la modalità della richiesta di sottoscrizione e
coinvolgimento di alcune parlamentari, lo abbiamo fatto su alcuni punti non
negoziabili, ed abbiamo costruito una relazione basata sulla convinzione
dell’interlocutrice espressa pubblicamente.
I passi successivi, cioè le azioni per dare visibilità e concretezza alle
volontà che si saranno espresse, saranno certamente un’altra fatica ed
un’altra sfida.
– {Immagine: Francesca Woodman. Yet, Another Leaden Sky}
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