La mostra- convegno itinerante “1946: il voto delle donne” è un confronto tra generazioni. Le parole della mostra si contrappongono all’individualismo imperante.
La mostra- convegno itinerante “1946: il voto delle donne” è un confronto tra generazioni. Le parole della mostra si contrappongono all’individualismo imperante –  foto di Ambra Laurenzi.

La parola delle testimonianze che si contrappone all’omertà dei nostri tempi, un momento di condivisione collettiva che può essere antidoto all’individualismo imperante. Con queste parole Fiorenza Taricone, tra le promotrici della mostra-convegno itinerante insieme a Maria Paola Fiorensoli (Associazione Paese delle Donne) e Gabriella Anselmi (Presidente Nazionale Fildis), ha aperto la giornata di inaugurazione del progetto in progress 1946: il voto delle donne. Un progetto in divenire, un’onda fatta di riflessioni e contenuti che via via va ingrossandosi con il vento delle parole e dei ricordi delle donne protagoniste degli straordinari mesi del 1946, aggiungendo umori, nuove informazioni, prezioso sentire. Protagoniste sono le testimonianze delle donne che, per la prima volta nella storia del Paese, deposero la scheda nell’urna con “nel petto un vuoto da giorni d’esame”.

Mostra- le Testimoni in prima fila, da sin. Ortolani, Gallesio, Pietropaoli la decana 107 anni, di M. V. Iorno
Mostra- le Testimoni in prima fila, da sin. Ortolani, Gallesio, Pietropaoli la decana 107 anni, di M. V. Iorno

Nell’arco di alcuni mesi, il passa parola avviato dal Paese delle Donne, dalla Fildis, dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale-Consigliera di Parità della Provincia di Frosinone,  ha coinvolto sempre più enti, associazioni di donne d’antica e nuova costituzione come l’Unione Donne In Italia (UDI), la WILPF-Italia, il CIF e il CNDI, Casa Internazionale delle donne e Archivia, Raichinas e Chimas, singole e interi gruppi che al telefono o grazie a un questionario appositamente pensato, hanno riportato le testimonianze di donne maggiorenni nel 1946 che avessero o no votato nel primo vero suffragio universale in Italia per il Referendum Repubblica-Monarchia, per le amministrative e per le politiche. La ricerca è confluita poi nella mostra –convegno itinerante 1946: il voto delle donne, “delle donne” perché nulla fu concesso ma conquistato.

Una giornata densa e emozionante quella dell’inaugurazione che si è tenuta lo scorso 31 maggio presso l’Atelier della Casa Internazionale delle donne e che ha visto la presenza e gli interventi di diverse relatrici appartenenti alle realtà che hanno promosso l’evento. Il pomeriggio, coordinato da Benedetta Castelli dell’Ande, si è aperto con l’emozionante proiezione di materiale video a tema, a cura di Giovanna Olivieri  e prodotto da Archivia, nato dal lavoro “Roma città delle donne” un viaggio per immagini attraverso un censimento di gruppi di donne che hanno lavorato a Roma, con l’intento di sottolineare come dal voto le donne siano divenute cittadine. Sono intervenute in seguito Maria Chiaia Presidente del Centro Italiano Femminile(Cif) dal 1989 al 1998 e Vittoria Tola Responsabile Nazionale dell’Unione Donne In Italia (Udi), in rappresentanza delle più grandi associazioni femminili di massa di quegli anni, impegnate nella campagna di alfabetizzazione delle donne che votarono per la prima volta, ma anche degli uomini, da troppo tempo privati del loro diritto alla scelta. Chiaia ha sottolineato l’attività svolta dalle donne del  Cif ribadendo come fosse necessario “l’apporto delle donne per ricostruire un paese” e ha ricordato il clima di festa che ha caratterizzato la giornata del 2 giugno 1946. Un momento fondamentale questo Settantesimo dal voto  coincidente non  a caso con quello della nascita della Repubblica. Repubblica che le donne hanno fortemente voluto e scelto. A questo proposito, ha dichiarato Vittoria Tola: “a questo Settantesimo c’è un grande valore da attribuire, è un momento di svolta, con tante delle protagoniste che stanno scomparendo, ma con tante storiche che stanno restituendo un quadro complessivo e più reale raccontando quella che era la feroce motivazione delle donne a cambiare”. Il pomeriggio ha visto la presenza di alcune delle donne “testimoni” del progetto, la più anziana di loro di 107 anni: un momento di liturgia laica di grande carica emotiva quando cominciano a snodarsi le loro testimonianze. Un’emozione che ha caratterizzato anche l’ultima parte del pomeriggio con la proiezione del documentario : Le Rose di Ravensbruck, storie di deportate italiane, progetto e regia di Ambra Laurenzi ( Comitato Internazionale di Ravensbruck) con musiche di Giulia Cozzi e prodotto dalla Fondazione Memoria della Deportazione e Associazione Nazionale ex Deportati (Aned).

03/06/2016