Con l’approvazione del decreto PNRR il Parlamento ha approvato l’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori. Un appello del Comitato Legge 194 e consultori di Siracusa chiede al presidente della Regione Sicilia, Schifani, di non dare seguito all’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori rafforzando, piuttosto, la rete dei consultori per garantire l’applicazione della legge 194

Il 22 maggio 1978, quarantasei anni fa, veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 194 che detta “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Da allora, gli aborti, oltre che essere usciti dalla clandestinità, sono diminuiti, passando dai 234mila del 1983 ai 66.400 nel 2020, una riduzione notevole, il 71,6%.

Da allora la 194 è rimasta intatta, senza alcuna modifica o integrazione, superando un referendum abrogativo e moltissimi attacchi dal fronte anti abortista. Ma non è mai stata toccata e vige tuttora nella sua formulazione originaria.
Mettere in relazione aborto e natalità non ha alcun senso perché il calo costante della natalità in Italia ha ben altre cause come ha spiegato l’Istat nella sua ultima analisi demografica: “La diminuzione è dovuta solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà, tra le cause pesa molto il numero di donne in età fertile e il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive”.

Con l’approvazione in Senato del decreto PNRR, si dà il via libera alle associazioni anti-abortiste (anche chiamate pro-vita) per operare all’interno dei consultori familiari perché la norma dà la possibilità alle Regioni di avvalersi del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità all’interno dei consultori, le strutture dove si fa il maggior numero di certificazioni per l’aborto. La misura ha sollevato numerose critiche per le modalità e per le tempistiche: il diritto all’aborto è tornato questo mese nell’agenda politica del Parlamento europeo che ha votato a favore dell’inserimento dell’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, proposta approvata con 336 voti favorevoli e 163 contrari, sostenuta soprattutto da deputati di sinistra e centristi. Il voto è simbolico: la risoluzione non è vincolante e richiede l’appoggio di tutti i 27 Stati membri per essere inclusa nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. L’aborto rimane fortemente limitato in alcuni Paesi, che probabilmente porranno il veto agli sforzi per dichiararlo un diritto.

Il comitato L. 194 e Consultori Familiari – Siracusa, con la sua portavoce dott. ra Antonella Fucile, ha preparato un appello da rivolgere al Presidente della Regione Sicilia, onorevole Schifani: no alla presenza delle associazioni pro-vita nei consultori. Rafforzare piuttosto la rete dei consultori e garantire l’applicazione della legge 194.

Ecco il testo dell’appello:

Gentile Presidente,
Lo scorso 23 aprile è stato approvato in Senato un emendamento al DL 19/2024, che prevede la presenza nei consultori di soggetti del terzo settore con “qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”, anche con l’uso dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resistenza (PNRR) per la sanità territoriale.
In Europa si afferma il principio dell’autodeterminazione delle donne e della tutela della loro salute fisica e psichica: la Francia è il primo Paese che inserisce l’interruzione volontaria di gravidanza nella propria Costituzione; il Parlamento europeo approva una risoluzione per l’inserimento dell’interruzione volontaria della gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali.
In Italia si va nella direzione opposta, e nonostante la proclamata intenzione di non voler modificare la legge 194 del 1978, l’ingresso delle associazioni è un evidente tentativo di cambiare le modalità con cui i consultori intervengono nella procedura prevista per l’accesso all’IVG. Attualmente la decisione di abortire spetta alla donna e solo ad essa: di fronte alla richiesta di interrompere la gravidanza, nel rispetto della sua dignità e riservatezza, soltanto il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, possono intervenire, con la tempistica che la norma prevede.
Altri soggetti, quali gli operatori degli Enti citati nell’emendamento al DL PNRR, dai dubbi requisiti professionali, rischiano di creare una pressione indebita per le donne che per motivi personali, quali che siano, esercitano un loro diritto. Si tratterebbe anche di capire in che modo tale previsione sia rispettosa della riservatezza delle interessate e in generale violi la normativa sulla privacy e gestione di dati sensibili
Si aggiunga che in alcune realtà tale presenza è già prevista, presso consultori e strutture ospedaliere, mentre avanzano ulteriori proposte che renderebbero obbligatorio l’ascolto del battito fetale prima della decisione di interrompere la gravidanza.
Non accettiamo un tale attacco ai nostri diritti, il tentativo di riportarci indietro di decenni, e denunciamo anzi la disparità di accesso al servizio di interruzione di gravidanza, per l’alto numero di obiettori di coscienza, e la martellante propaganda antiabortista, mentre mancano gli aiuti concreti a chi vorrebbe invece portare avanti un progetto di genitorialità.
Spetterà alle Regioni attuare l’emendamento approvato, nell’ambito del loro potere organizzativo sulle strutture socio-sanitarie, ed è per questo che ci rivolgiamo a lei, Presidente Schifani chiedendole di non dare seguito alla previsione legislativa di cui stiamo trattando, come è già stato deciso, ad esempio, in Puglia, in Emilia Romagna, in Toscana.
Di ben altro c’è bisogno: lo stesso Ministero della Salute ha messo in evidenza lo stato di sofferenza dei consultori familiari per la carenza di operatori specializzati, soprattutto ginecologi. I fondi a disposizione del PNRR potrebbero servire per l’acquisizione di tale personale, fondamentale per questo servizio socio-sanitario.
In Sicilia la rete consultoriale è ampliamente carente e non rispetta minimamente gli standard quantitativi e qualitativi previsti dalla legge regionale 21 del 1978.
Questo Comitato da circa un biennio, ha rilevato proprio nella provincia di Siracusa ed in particolar modo per il comune capoluogo, una forte insufficienza dei servizi consultoriali, poveri di mezzi, di locali adeguati e di personale. Attualmente l’IVG si pratica solo presso l’ospedale Umberto I con n. 2 ginecologi. Questi elementi sono stati oggetto di ripetute interlocuzioni con la dirigenza dell’ASP e con l’Assessorato Regionale, ma a tutt’oggi pochi sono stati i riscontri concreti.
Restituire ai Consultori, in tutta la Regione, i mezzi per funzionare al meglio significherebbe dare risposte vere ai giovani, alle coppie, alle donne, rispettando le loro scelte di vita e sostenendole.
Il Comitato L. 194 e Consultori di Siracusa il prossimo 25 maggio sarà in piazza per una giornata di mobilitazione collettiva per i consultori pubblici, assieme a Non una di meno e alla Rete dei consultori, che si attivano in tutta Italia. Per l’occasione verrà divulgato questo nostro Appello.
Sono allo studio, inoltre, tutti i percorsi legali per contrastare la normativa in questione, per le evidenti incongruenze con i necessari caratteri di ogni prestazione sanitaria: libera scelta, professionalità, riservatezza, competenza.

Antonella Fucile Portavoce Comitato L. 194 e Consultori Familiari – Siracusa