Soffocati dal sondino oscurantista
Si sta chiudendo il cerchio per negare il diritto ad essere proprietari della propria vita sempre. Il ddl Calabrò avanza a grandi tappe e per essere liberati dal sondino di Stato bisognerà che l’organismo sia definitivamente ‘andato’. E quindi non più in grado di assorbire alimentazione e aerazioni artificiali. Quelle che il ddl Calabrò, onde evitare altri fastidiosi casi Englaro, esclude dai trattamenti sanitari. Insomma il sondino sarà lo spettro che sovrasterà ognuno, perché tutti potremo trovarci nella condizione di diventare ostaggio di intubazioni e macchinari, costretti a sopravvivere in una condizione di tortura. Di non vita. Contro la nostra volontà. E a niente varranno le volontà anticipate sul fine vita, perché considerate “orientamenti” da prendere in considerazione per altro solo se si è in stato vegetativo irreversibile, fatto coincidere con “l’assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale”.
È questa la patente di ‘scientificità’ dell’emendamento passato alla Camera, che ribadisce sempre e comunque il fatto che la decisione se staccare il sondino spetta ad una terna di medici (anestesista, neurologo, specialista) “designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero”, con l’aggiunta del medico curante del paziente. Evidentemente in strutturale ruolo minoritario. E non c’è da dormire tranquilli per questo ruolo decisionale dato alle amministrazioni sanitarie dove si è ricoverati, se si pensa al fatto che ad occuparsi di lunghe degenze e di malati terminali sono per lo più le cliniche cattoliche, dove i dipendenti (medici compresi) per contratto devono aderire all’impostazione ideologica del loro datore di lavoro: il Vaticano.
Del resto è proprio la conferenza episcopale ad essere la più soddisfatta, come si legge dalle colonne del quotidiano dei vescovi: «La legge in corso di approvazione sottrae l’autodeterminazione del volere all’arbitrio eutanasico, rapportandola alle ragioni dell’intelligenza, che sono le ragioni del bene morale della vita e della sua inviolabilità». Non staremo qui a ricordare la vecchia riproposizione che una siffatta affermazione evidenzia nella pretesa di inglobare intelligenza – scelta – volontà nel confessionalismo di una chiesa che delle vite e sulle vite pretende di avere l’appalto. Ma abbiamo il dovere categorico (razionale) di denunciare con forza che questa è una legge che sacrifica al precetto il diritto dei cittadini alla propria autodeterminazione e mette sotto scacco la sovranità dello Stato, tradendone il valore laico e con esso il diritto umano non negoziabile di essere ognuno il proprietario dell’unica vita concreta che abbiamo a disposizione con certezza. E nella quale – proprio come la Costituzione repubblicana stabilisce – siamo anche liberi di scegliere a quali trattamenti sanitari sottoporci.
Berlusconi e la sua “maggioranza” parlamentare l’avevano promessa al Vaticano questa legge. L’avevano messa in sordina dopo le sconfitte alle amministrative e ai referendum. Ma ecco che proprio dopo quelle sconfitte, alla ricerca di benedizioni di riscatto e nel mercimonio delle assoluzioni, vogliono affrettarsi a concludere. Ecco allora la fretta di sfornarla dalla Camera questa legge. Prima della chiusura estiva. Così da poterla offrire sull’altare degli scambi simoniaci a settembre, quando finalmente tornerà al Senato, che già l’aveva approvata a prima botta.
Così, in autunno gli italiani, oltre ai problemi del lavoro, della scuola, della casa, si troveranno anche sfrattati nel proprio corpo da una legge anticostituzionale, ma in perfetta linea con la politica di un governo che proclama le libertà per le caste e le nega ai cittadini. Un governo che ha bisogno di sudditi e di controllori delle loro coscienze. Ma che deve fare i conti col fatto che i giochetti degli “Unti dal Signore”, forse, non fanno più presa. Soprattutto se gestiti da chi nomina il nome di Dio invano. O da chi in nome di questo Dio pretende di far credere ad esempio ad un malato di sla o di tumore, che vivere intubati è volontà di Dio.
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