Sono arrivati all’ONU. Ancora una volta senza di noi!
L’Italia si impegna a “farsi promotrice presso le Nazioni Unite di una risoluzione che condanni l’uso dell’aborto come strumento demografico”. Non si impegna né a ridurre né a eliminare le condizioni che possono impedire alle donne di condurre felicemente a termine una gravidanza per una maternità, si limita a impegnarsi a favorire le politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell’aborto, come quando si impegna a promuovere le “pari opportunità” per le donne, ma non la parità effettiva.Talchè le donne non c’erano e non ci saranno lì a decidere quali impegni l’Italia debba assumere e come una rondine non fa primavera, così qualche sparuta voce di donna, pro o contro non cambia, non fa decisione.
{{E’ arrivato il momento di ribadire alcune evidenze}}
In base al concetto espresso nella lettera all’ONU, “che in occidente l’aborto è diventato lo strumento del controllo demografico, e di una nuova eugenetica, che le politiche pubbliche incentivano ogni forma di ingiustificato e selettivo asservimento dell’essere umano durante il suo sviluppo nel grembo materno mediante l’esercizio di un arbitrario potere di annichilimento, in violazione del diritto di nascere e del diritto alla maternità”, si chiede “un emendamento significativo al testo della Dichiarazione Universale del 1948: dopo la prima virgola, inserire dal concepimento fino alla morte naturale.
E qui sta tutto il senso di questo scatenamento, {{dal concepimento, non più dalla nascita, significa negare a ogni madre il diritto all’autodeterminazione della maternità}}, significa anche fissare definitivamente l’idea e l’immagine della donna e del suo inviolabile corpo, come quelle di un contenitore atto al concepimento e allo sviluppo del feto, fino a prodotto finito.
Forse questi sono i termini di servizio che ha in mente l’{utente final}e, oltre a quelli personalizzati sul suo corpo naturalmente, essendo pagante ma anche non essendolo in quel contratto particolare che è il matrimonio.
E’ arrivato il momento di ricordare a chi lo ha scordato e di informare chi non lo sa che {{la legge 194 ha l’unico scopo di depenalizzare l’aborto}}, che le donne hanno sempre abortito e abortiranno quando lo riterranno necessario, si tratta solo di capire se dovranno rischiare la vita tornando clandestine oppure no.
Si tratta anche di capire che il{{ potere monopolistico maschile}}, nel momento del suo fallimento, si scatena coattivamente a{{ esercitare un controllo globale e monopolistico sulla maternità}}, dopo essersi essi tutti avventati negli ultimi anni sull’orbe terraqueo, a depredare risorse in maniera sconsiderata, a inventare mercati che strategicamente non tengono, e così facendo ci vogliono trascinare, le più povere dei poveri, le più analfabete, le più violate e mutilate, a partorire coattivamente mentre moriamo di fame, a nutrire poi figli con il latte che non abbiamo per vederli lentamente morire di fame.
{{Basta è ora che questi uomini tacciano}}, che smettano di avviare trattative su tutto e adesso sul corpo e sullo spirito e sulla liberta delle donne, dopo averci silenziate, a loro insindacabile giudizio.
E’ ora che diciamo a questi uomini che devono confrontarsi con noi, guardarci in faccia, rispettarci e onorarci, e noi diremo quello che vogliamo per noi e per loro, e guardino ai guasti che hanno combinato, siamo nel mezzo di una crisi generata dai loro insufficienti nuovi paradigmi, il potere finanziario non vede presente vestigia femminili.
Il mondo signori si fa in due, maschi e femmine, il problema è maschile, quello del controllo su quello che non posseggono per natura e che quindi mettono sottochiave adesso fin dal concepimento, chissà perché fa venire in mente le cinture di castità, e poco distante nel tempo le mutilazioni genitali delle fanciulle.
– {Anna Maria Spina, Del Coordinamento nazionale UDI}
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