“Sono Charlie… No, non sono Charlie… Perché…”. Il mondo mussulmano dell’emigrazione in difficoltà
Commenti, pareri, tirate logiche e illogiche fioriscono sul Web. Da tutte le parti: musulmani o sedicenti tali, cristiani o sedicenti tali, imam e preti, teologi e giornalisti, politici e deputati, donne velate e donne cappelli al vento….un mondo in movimento con scritte, esibite, che vanno da “io sono Charlie” a “je condamne l’attentat contre Charlie mai je ne suis pas Charlie Hebdo”; a “non in nome del mio profeta”. Non sono Charlie, invitano certi musulmani sul Web, immigrati in Europa, perché va bene la libertà di espressione, ma non deve offendere la religione.
Che sarebbe come dire, e si dice, va bene la-libertà-delle-donne, ma nei limiti posti dalla “legge di Allah”. A Servizio Pubblico abbiamo assistito alla performance di Giuliano Ferrara urlante perché i Vauro, i Santoro e gli altri/e filo Islam non capiscono che a Parigi, come prima altrove, è stata dichiarata guerra ai cristiani giudaici del mondo intero. Sul Web si attacca Papa Bergoglio che si ostina a dialogare con i suoi colleghi dell’Islam. Sul sito “Musulmani d’Italia” (5000 iscritti) si cita il Levitico 24,16:
«Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare. » per dimostrare che anche i cristiani dovrebbero intervenire per impedire ai Charli Hebdo di satireggiare le religioni. Dalle parti dell’Islam non si distingue tra Antico e Nuovo Testamento, anzi si riprendono i cristiani quando fanno notare che Gesù non ha abolito l’Antico, ma l’ha superato andando oltre, per esempio, alla legge del taglione.
Quelli dei “Musulmani d’Italia” senza mezzi termini continuano a pubblicare le bellezze dello Stato Islamico proponendone la superiorità rispetto ai regimi democratici dell’Occidente.
Cinque sono i pilastri dello Stato Islamico e tanto per cominciare:
“1) Al-hakimiyatu lil-Leh: la sovranità, il governo appartiene solamente ad Allah. Il Giudice (gloria a Lui) è l’unico Legislatore ammissibile nello stato islamico. Allah disse nel Corano: “Il giudizio appartiene solo ad Allah” {6:57} e disse ancora: “Egli non associa nessuno al Suo giudizio.” {18:26}
2) As-siyada lil-Shar’: tutte le leggi che vengono applicate nel territorio del Califfato devono obbligatoriamente derivare dal Corano e dalla Sunnah. Non è la mente che crea la legge e non la maggioranza. Il Califfato è invalido se anche solo una legge proviene da una costituzione non islamica (Shari’a), anche se quest’ultima è applicata nella maggior parte delle sue leggi.”
“Non è la mente che crea la legge e non è la maggioranza…”: da intendersi non è il suffragio universale a determinare chi saranno i governanti ; non è la ragione a determinare diritti e doveri dei cittadini, bensì è Allah il supremo legislatore.
Il terzo punto su cinque recita: “) As-sultanu lil-Ummah: l’autorità e il potere, nel Califfato, deve essere nelle mani dei Musulmani e non dei miscredenti. Se i Musulmani non hanno autorità, non possono applicare la Shari’a, tutta l’area del Califfato deve essere sotto l’autorità di soli Musulmani.”
I miscredenti sono tutti/e gli altri: sia che credano in Gesù , o in altre forme divine o non credano per niente.
La suprema legge del Califfato si applica secondo metodi che noi abbiamo conosciuto nell’Europa cristiana del passato:” Lo Stato Islamico pratica la punizione della “flagellazione” su questo giovane ventenne scoperto in possesso di materiale pornografico.
La punizione viene effettuata con un bastoncino fine, sulla schiena coperta, senza colpire con eccessiva forza e senza alzare il gomito. Tutto alla presenza di un pubblico.
In queste immagini si può vedere alla fine il giovane risollevato e abbracciare pentito l’esecutore della condanna”.
A Servizio Pubblico il rappresentante pakistano delle comunità islamiche in Italia, in un perfetto italiano, ha ripetutamente sostenuto che le religioni sono contro ogni violenza, quindi i due/tre che hanno effettuato la strage a Parigi gridando “Allah è grande” non sono dei veri musulmani. Di seguito altri/e hanno scritto e scrivono qui e là che l’Islam è “una religione di pace”.
A questo punto la confusione è grande sotto la volta del cielo. Soprattutto non si sa da che parte cominciare per trovare il modo di capirsi. Perché dalle nostre parti la religione cristiana, sia essa di marca protestante o cattolica, nei secoli dopo l’era costantiniana, con la violenza e la benedizione delle guerre, ha cosparso di sangue l’Europa e ovunque sono andati gli eserciti europei.
Anche il deputato di origine marocchina Khalid Chaouki , dopo aver rilasciato la solita dichiarazione che la religione non c’entra con la violenza, ha invitato le comunità musulmane a manifestare compatte contro l’attentato di Parigi:“…ho invitato la comunità musulmana italiana ed europea ad alzare la voce contro questa strategia del terrore, a scendere in piazza e manifestare, senza se e senza ma, contro chi usa le armi per attaccare i simboli della libertà. Tutti i musulmani devono compiere uno sforzo in più rispetto a quelli profusi in passato, perché stavolta davvero non possiamo lasciare spazi all’ambiguità. Not in my name, non nel nostro nome!
Per noi che siamo e saremo sempre cittadini del mondo, perché animati dai valori di democrazia, di libertà e di fratellanza la libertà d’espressione non è negoziabile, è anzi una bandiera da tenere sempre alta, ribadendo che nessuna fede tollera la violenza, che non si può uccidere nel nome di nessun dio.”(Facebook)
Si farà veramente una manifestazione italiana e/o europea musulmana?
Sul “fronte militante”di Marine Le Pen in Francia e di Matteo Salvini in Italia, si procede spediti a denunciare il miliardo e rotti dei fedeli musulmani nel mondo, come affiliati al terrorismo e all’intenzione di sottomettere l’occidente alla legge di Allah.
Salvini spende ancora la parola chiave invasione, in aggiunta a presunto rischio infiltrazioni dell’Isis, a proposito dell’arrivo dei barconi nei porti del Sud. Per poi ripetere che dobbiamo fermare l’immigrazione islamica in nome delle profezie della Fallaci.
Le interviste effettuate nel bresciano a ragazzi seconda generazione e trasmesse sempre a Servizio Pubblico giovedì 8 gennaio, sono molto chiare e inequivocabili a proposito d’inserimento dei migranti.
Dice un giovane che ha il passaporto italiano, che lui resta per i bresciani “un marocchino”. Da una parte gli immigrati tendono a chiudersi nelle loro comunità etniche e di fede religiosa, dall’altra gli italiani di origine italiana, continuano a dimostrare ostilità e a non facilitare l’eguaglianza delle opportunità. Sono ancora pochi i figli d’immigrati che accedono ai licei e poi all’università. L’emigrazione in Italia è stata soprattutto di gente con scarsa istruzione che ha occupato lavori lasciati spesso dagli italiani/e. L’emigrazione cinese è ugualmente chiusa nelle comunità etniche, ma è meno oggetto di rifiuto rispetto all’emigrazione dai paesi musulmani. Vero è che le cinesi non esibiscono un abbigliamento particolare come ,spesso, le donne musulmane. Però se anche le donne indiane di religione sikh vestono l’abito tradizionale e gli uomini portano il turbante, frequentano i templi e fanno rituali processioni annuali, non sono oggetto di ostracismo pesante.
Vero è che si tratta di comunità scarsamente attive sul piano delle dichiarazioni pubbliche e richieste categoriche rispetto alle normative religiose/politiche. Nell’Islam la distinzione tra politica e fede è ancora quasi un tabù. Ciò che è religioso è anche politico proprio sul piano normativo e comportamentale.
E ,ancora, di più, l’insistenza sul ruolo, diverso, delle donne nel mondo, è parte ,pubblicamente, fondamentale del mondo islamico anche nello stato migratorio.
Integrarsi fino ad un certo punto è, in genere, l’implicito che caratterizza l’umma, la comunità dei credenti e delle credenti.
Differenziarsi come comunità credente , attraverso il corpo delle donne è, intenzionalmente, proprio dei musulmani: le donne musulmane non sono come le donne occidentali: scostumate che dimostrano con il loro comportamento pubblico e privato, la decadenza dei valori e la debolezza maschile.
L’emigrazione musulmana non è che raramente con lo stato del califfato, ma continua quasi sempre a mantenere una riserva mentale sui principi democratici.
intrevento postato anche sul blog di Ileana Montini “mareadriatico”
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