Il comunicato di “Libere tutte” che invita ad una mobilitazione di carattere europeo per contrastare l’arretramento spagnolo – che potrebbe avvenire anche in Italia – in tema di diritti civili
In Spagna il Governo di destra del premier Rajoy ha approvato un disegno di legge che cancella il diritto di scelta delle donne in materia di aborto e riporta il paese indietro di quasi trent’anni, quando l’interruzione di gravidanza era prevista solo in 3 casi: stupro, malformazione del feto e rischio per la salute della madre. Anzi, si va oltre perché, secondo la nuova normativa, la malformazione del feto può giustificare l’aborto solo nel caso che comporti un rischio concreto per la vita del nascituro.

Si tratta di un atto gravissimo, che, appena confermato dal Parlamento, dove la destra ha una maggioranza schiacciante, porterà ad un ritorno massiccio dell’aborto clandestino, con tutti i rischi per la salute e la vita delle donne che ciò comporta. Le donne che hanno meno possibilità economiche torneranno a rischiare di morire d’aborto e le altre saranno costrette ad andare all’estero per interrompere la gravidanza.

Tutto questo ci riguarda molto da vicino, non solo per la naturale solidarietà con le donne spagnole, di cui viene così calpestato un diritto faticosamente conquistato, ma anche perché quanto accade oggi in Spagna{{ potrebbe avvenire pure in Italia}}, dove l’attacco alla legge 194 è costante a causa dell’aumento progressivo di un’obiezione di coscienza sempre più diffusa e selvaggia.

Senza considerare che l’ingerenza della Chiesa nel determinare le politiche dei governi italiani non è certo inferiore a quella che si riscontra nel paese iberico.

E’ necessaria una mobilitazione di carattere europeo per contrastare l’arretramento spagnolo in tema di diritti civili, una mobilitazione che coinvolga tutte le realtà culturali, sociali, politiche laiche e progressiste.

{{
Il prossimo 8 marzo}} può essere un primo appuntamento che dia piena visibilità a tale mobilitazione.

Per una Spagna, un’Italia, un’Europa in cui siano rispettati i diritti e si affermi pienamente la laicità dello stato.

{Libere tutte– Firenze 27 dicembre 2013}

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