Stalking: a che punto è la notte
Lo stalking: una forma di attaccamento perverso e maligno all’altro, che, non venendo più percepito come una persona autonoma, viene svuotata dai connotati umani e ridotta a mero oggetto da parte del molestatore.
Il termine inglese significa letteralmente ‘fare la posta’ (to stalk) e deriva dal linguaggio venatorio per indicare il comportamento di un animale predatore che attua strategie al fine di catturare la preda. In italiano, dove non esiste un unico termine equivalente, si è deciso di usare la locuzione di ‘molestie assillanti’ (Galeazzi, Curci, 2001). La fattispecie di reato, nel nostro paese, è stata infatti inserita in maniera definitiva nel codice penale con l’articolo 612 bis nella Legge 38/2009.
Lo stalking è un fenomeno sociale che è ancora molto sommerso nelle sue dimensioni.
Nella maggior parte dei casi la violenza viene ricevuta da persone conosciute dalla vittima: spesso una persona che ha sviluppato un morboso “modo di amare” criminoso e non si rassegna alla fine di una relazione. Alcuni studi evidenziano come l’impatto sulle vittime dello stalking possa avere pesanti conseguenze sulla salute psichica: sintomi ansiosi e depressivi, disturbi del sonno, ricordi intrusivi e flash-back. I mass media, molto spesso, quando questo tipo di “amori criminali” sfociano in un omicidio, parlano di omicidi della follia, parlano di raptus, ma nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un omicidio passionale, il raptus, non ha nulla a che fare con la dinamica omicidiaria che conclude un percorso di molestie ossessive. Il raptus caratterizza il cosiddetto ‘omicidio emotivo’ perché questo è per l’appunto un omicidio d’impeto che segue e reagisce ad un’improvvisa situazione che sconvolge colui o colei che compirà l’omicidio stesso. (cfr. la definizione di raptus proposta da Wikipedia in http://it.wikipedia.org/wiki/Raptus: “Il raptus è un improvviso impulso di forte intensità che può portare ad uno stato ansioso e/o alla momentanea perdita della capacità di intendere e di volere. Il raptus può spingere il soggetto ad effettuare gesti violenti od aggressivi, auto lesivi o lesivi verso altri.“ L’amore criminale” è invece caratterizzato da un continuum, da un percorso, un percorso che è iniziato da molto lontano e che ha un suo crescendo più o meno rapido. E’ iniziato da molto lontano anche perché i soggetti che compiranno questi omicidi da piccoli molto probabilmente hanno fatto esperienza di legami di attaccamento che in qualche modo non sono riusciti, perché probabilmente disfunzionali, a trasmettergli quella fiducia, quella sicurezza in sé, su cui si dovrebbe fondare lo sviluppo dell’individuo e su cui si dovrebbe strutturare la sua personalità; questo perché probabilmente coloro che si dovevano prendere cura di questi bambini hanno stabilito con loro delle relazioni basate su dei legami di attaccamento caratterizzati da insicurezza e instabilità, caratteristiche che inevitabilmente sono state trasmesse a questi bambini che nel tempo iniziano a manifestare in molti casi anche una profonda angoscia da separazione.
Gli stalker sentono di non esistere senza qualcun altro, per cui tendono ad instaurare delle relazioni caratterizzate dalla più completa dipendenza. La persona di riferimento affettivo diventa per l’individuo che soffre di questo disturbo assolutamente vitale. Di conseguenza di fronte alla possibilità di un abbandono la persona che soffre di disturbo ‘borderline’ avverte un vero e proprio sentimento di annientamento, di catastrofe emotiva: la persona da lui amata da angelo che era si trasforma ai suoi occhi in un demonio. Nel momento in cui l’altro, diciamo, in qualche modo non accetterà più di recitare questo copione, allora salteranno gli schemi e la persona dipendente potrebbe impazzire, potrebbe impazzire in questo senso: non accetterà, vivrà quella possibilità di abbandono come qualcosa di assolutamente intollerabile. Per cui il rifiutato mette in atto tutta una attività di comportamento molesto assillante e continuativo che nella sua finalità dovrebbe servire a riaggiustare la relazione ma che in realtà sortirà un effetto completamente opposto, cioè farà ancora di più allontanare la persona desiderata. La finalità che si propone lo stalker nella sua patologica e irrinunciabile sete di “amore”, è per l’appunto un possesso totale e incondizionato, un rifiuto di accettare la scelta di libertà dell’altro. I sentimenti ambigui dello stalker, il disagio molto profondo e di cui nessuno si accorge e che si alimentano per anni, esplodono all’improvviso e ci parlano di storie e di persone le cui strade ad un certo punto si incontrano. Ci parlano di vite spezzate da ferite profonde, di individui che cercano nella relazione una cura impossibile e che non arriverà mai. Queste storie ci parlano di un dolore profondo che provocherà altro dolore.
Il tema ‘stalking’ è generalmente trattato con estrema superficialità: utilizzando il termine stalking per qualsiasi tipo di molestia, parlando con pochissimo rispetto della vittima, sottintendendo chissà quali torbidi retroscena. Diciamo che poco è cambiato dai primi processi per stupro laddove tutto l’atteggiamento giudicante era contro la vittima non verso il carnefice all’insegna del “se la sarà cercata!”. Un giorno qualunque la tua cassetta delle lettere o la tua casella di posta elettronica può diventare la tana di un serpente velenoso, il più subdolo, il più vigliacco, il più ignobile: può contenere uno degli strumenti più vili di tortura psicologica ed emotiva usati contro una persona.
Una lettera o un messaggio anonimo. E’ l’inizio di un incubo. Alle lettere si accompagnano in genere altre forme di persecuzione, pedinamenti, minacce. E’ un’intrusione continua, malata e perversa nella vita privata e lavorativa, è la negazione sistematica della libertà e dignità personale. La motivazione principale della persecuzione contro un altro essere umano è la perdita di potere e di controllo su di esso, è la manifestazione della fragilità di un ruolo dominante che si rivela sempre più impotente a dominare e costringere, è la perdita del proprio significato di vita e del centro del proprio sé.