Stop alla corsa agli armamenti: urgente trattato sul commercio di armi
Scandaloso che siano proprio i paesi dell’Unione Europea a ricoprire il ruolo di principali esportatori di armi, il cui valore raggiunge la cifra record di 10,5 miliardi di dollari ricoprendo nell’insieme il 39,2% di tutti i trasferimenti internazionali, e il 20% di tutto il commercio mondiale. “Il mercato della morte non conosce crisi: sono contraria alla corsa agli
armamenti degli ultimi anni, al non rispetto degli Accordi di non-proliferazione e
al bombardamento mediatico di idee irrazionali che incatenano la società con la
paura, inclusa quella di uno scudo spaziale che, invece di portare sicurezza,
renderà il mondo più pericoloso, più ingovernabile e più pazzo”, lo ha dichiarato
Luisa Morgantini, Vice Presidente del Parlamento Europeo, aggiungendo: “è anche
una contraddizione storica che i 5 paesi ad avere il seggio permanente al
Consiglio di sicurezza dell’ONU e in quanto tali corresponsabili per il
mantenimento della pace, siano allo stesso tempo i maggiori produttori di armi e
quindi di guerre”.
“Per questo -continua la Morgantini- è importante il segnale lanciato oggi dal
Parlamento Europeo, e in particolare lo sforzo del deputato Romeva i Rueva, autore
della risoluzione di supporto politico al Trattato sul Commercio delle Armi (ATT-
Arms Trade Treaty), che pone dei limiti legali alla vendita di armamenti,
istituendo meccanismi di controllo e creando delle regole legali ed etiche comuni
a tutti i Paesi, invece di usare ancora una volta una politica di due pesi e due
misure”.
Secondo i dati del [Rapporto Sipri 2007->http://yearbook2007.sipri.org/], l’Istituto di ricerca della pace di
Stoccolma,{{ nel 2006 le spese militari mondiali sono salite a 1204 miliardi di
dollari}}, il 3,5% in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia dalla Comunità
Internazionale non giungono solo segnali negativi: il 6 dicembre 2006 l’Assemblea
Generale dell’Onu si è espressa a favore della Risoluzione 61/89, che chiede al
Segretario generale di verificare il parere dei governi su “fattibilità, ambito di
competenze e parametri” del futuro sul Commercio delle Armi.
“ Come Europei – afferma la Morgantini – dobbiamo ascoltare questa voce di pace che
viene da tre quarti del mondo e sostenere in modo continuato e coerente un accordo
che coinvolga le ONG e tutta la società civile, per arrivare anche all’abolizione
totale delle armi nucleari, delle mine anti-uomo, delle bombe a grappolo e delle
armi contenenti uranio impoverito”.
“Trovo scandaloso- ha aggiunto – che siano proprio i paesi
dell’Unione Europea a ricoprire il ruolo di principali esportatori di armi, il cui
valore raggiunge la cifra record di 10,5 miliardi di dollari ricoprendo
nell’insieme il 39,2% di tutti i trasferimenti internazionali, e il 20% di tutto
il commercio mondiale. E non è accettabile che gli Stati Uniti, al primo posto per
budget militare con 538,7 miliardi di dollari e il 46% dell’intera spesa militare
mondiale -cifre comprensibili alla luce delle operazioni militari in Afghanistan e
Iraq- sia l’unico Paese membro delle Nazioni Unite che ha votato contro il
Trattato”.
“L’UE dovrebbe dare il buon esempio e cercare la stessa unità d’intenti avuta per
la moratoria contro la pena di morte, che ha visto il Governo italiano in prima
linea.
_ L'{{Italia}}, invece, dove -sempre secondo il SIPRI- {{la spesa militare è aumentata del 37% in 10 anni}} e, con 29,9 miliardi di dollari, è all’ottavo posto della
graduatoria per spese militari complessive, vanta ora un record negativo,
superando per la prima volta dal 1985 gli 800 milioni di dollari di esportazioni
di armamenti.
_ Questi dati sono inaccettabili, soprattutto considerando che intanto il Governo
Italiano non paga le proprie quote di aiuti internazionali ai Paesi poveri, ed è
ben lontana dal destinare lo 0,7 percento del proprio Pil in aiuti allo sviluppo
oltre ad essere ancora in debito di 280 milioni di euro con il Fondo globale di
lotta ad Aids, Tbc e Malaria.
_ Tre quarti degli stati del mondo, tra cui molti paesi che hanno un passato recente
o addirittura un presente fatto di guerra, votando a favore della risoluzione,
hanno lanciato un messaggio importante, segno di un bisogno disperato di molti
popoli di convogliare i soldi sprecati nel commercio di armamenti, utilizzati per
distruzione e morte, in attività che portino a costruire un vero sviluppo
sostenibile” ha concluso Luisa Morgantini.
– {Per informazioni Luisa Morgantini 0039 348 39 21 465 o Ufficio Bruxelles 0032 2
84 51 51}
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