Sul perché due donne si confrontano nel Lazio
In vista dell’incontro che si svolgerà martedì 23 marzo, ore 17,30 presso la Casa internazionale delle donne di Roma, il Gruppo del mercoledì ha diffuso il seguente documento introduttivo al dibattito. Due donne, {{Emma Bonino}} e {{Renata Polverini}}, in competizione per la presidenza della regione Lazio. {{Si tratta di una sfida come tante che appartengono alle scadenze elettorali?}} Non ci sembra.
Intanto stiamo assistendo a una competizione al femminile non perché i partiti abbiano sentito l’esigenza di eleggere “più donne“. Ce ne vorrà del tempo perché i partiti considerino importante la presenza femminile. Gli esempi sono sotto i nostri occhi: per esempio, la Legge regionale della Campania che prevede il voto a un uomo e a una donna nel caso in cui l’elettore voglia dare una doppia preferenza, pare abbia avuto l’effetto di mettere in lista mogli, fidanzate, segretarie dei candidati.
Per quanto riguarda Polverini e Bonino sono due donne con un linguaggio e un modo di vedere il mondo differenti. La coalizione di centrodestra si è adeguata alla candidatura della Polverini (forse anche per il prevalere di un asse Fini – Casini non del tutto gradito agli ex di Forza Italia). Bonino si candida per il Pr. Il centrosinistra (forse anche perché incapace di una iniziativa forte e autonoma dopo il “caso Marrazzo”) si è adattato.
Tuttavia, {{questa competizione ha un sapore nuovo}}. Si tratta di una presenza simbolica femminile imprevista nel panorama delle prossime elezioni regionali, tanto più interessante ora che risulta estesa anche al voto dell’Umbria. Certo, all’origine della sfida c’è la debolezza dei partiti e della politica, la crisi di etica pubblica, di coerenza, di credibilità. Ma le due candidate, proprio per la loro storia, sembrano più libere da condizionamenti delle culture politiche dei partiti che le appoggiano.
In questi partiti, di centrodestra e centrosinistra, è successo che alcuni uomini si siano andati a infilare nella filiera sesso-denaro-potere, con il risultato, se ce ne fosse bisogno, che ancora di più si è approfondita la svalorizzazione delle istituzioni, il degrado della cosa pubblica. Sono donne quelle che, nel bene o nel male, hanno messo a nudo questa filiera.
È la debolezza di una politica che vorrebbe relegare nel privato le relazioni tra uomini e donne, o nasconderle sotto il tappeto. Non è più possibile. Come non è possibile far funzionare disegni politici che peccano di totale astrazione dalla realtà.
In una lettera aperta al presidente dell’Udc, Pierferdinando Casini, chiedevamo conto proprio degli accordi verticistici tra leader (con il Pd e l’Idv) e della chiusura rispetto a una ricandidatura di Nichi Vendola alla presidenza della Regione Puglia. Chiusura che prescindeva da ogni giudizio di merito sulle realizzazioni della passata amministrazione regionale, sul consenso ottenuto e sui programmi.
Da quando abbiamo cominciato a riunirci il mercoledì, ancora prima della caduta del governo Prodi, siamo sempre state interessate a {{una politica che ricerchi delle buone pratiche}}. Che non si accontenti, che non ripeta delle formule, che sia capace di rotture. Nel nostro documento Il coraggio di finire. Riattraversare la fine può rivelarsi un’educazione sentimentale abbiamo insistito sulla necessità di abbandonare ciò che ormai è zavorra e che impedisce di riconoscere ciò che va salvato per ricominciare.
Ebbene, le due candidate, Polverini e Bonino, sono in qualche modo agevolate dal vuoto che la crisi della politica ha creato. Il che non significa che si tratti di una vittoria tout-court delle donne. Non è detto che questo vuoto conferisca loro maggiore autorevolezza o rappresenti di per sé un vantaggio.
Con lo sciopero della fame e della sete {{Emma Bonino}} ha saputo porre all’attenzione di tutti e tutte il tema della legalità e dello Stato di diritto prima ancora che si profilassero problemi evidenti con il pasticcio (e l’arroganza) della lista Pdl per Roma e provincia. Ci spiace invece che {{Renata Polverini}} abbia ceduto alla piazza invocando la prova di forza dei numeri e dei muscoli. Una scelta più maschile che femminile. Certo, nei loro confronti le nostre aspettative non sono identiche. Di queste aspettative ci interessa discutere con quella parte del mondo femminile e maschile con cui siamo in relazione. Vogliamo capire se le due candidate possono concepire diversamente il loro modo di governare. E se la presenza femminile cambierà qualcosa, se produrrà, insomma, una differenza.
{{Il gruppo del mercoledì:
Fulvia Bandoli,
Maria Luisa Boccia,
Elettra Deiana,
Laura Gallucci,
Letizia Paolozzi,
Isabella Peretti,
Bianca Pomeranzi,
Bia Sarasini,
Rosetta Stella,
Stefania Vulterini}}
Il gruppo del mercoledì ha cominciato a riunirsi prima della caduta del governo Prodi. In occasioni delle elezioni politiche del 2008 ha proposto un Manifesto femminista alla sinistra, discusso dopo la sconfitta nell’incontro pubblico “Dire no ai giorni del nostro presente” il 28/6/2008. L’anno dopo, il 24/5/2009, è stato discusso il documento “Il coraggio di finire. Riattraversare la fine può rivelarsi un’educazione sentiementale”. Nel novembre 2009 è stata pubblicata una Lettera aperta a Pierferdinando Casini.
I testi sono disponibili sul sito [www.donnealtri.it->http://www.donnealtri.it ]
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