Sulla pelle per tutta la vita, come la pensano le tatuatrici …
Intervista a Sara Collepiccolo, tra i giovani artisti emergenti presenti in una grande mostra al Macro di Roma sul Tattoo, “Tattoo forever”.
E’ stata inaugurata il 2 giugno al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, presso gli spazi de La Pelanda 2 e della Factory – la più grande mostra internazionale mai realizzata sul tatuaggio, inteso come moderna e originale espressione artistica, in visione fino al 24 luglio 2016. Asia Argento è la testimonial ufficiale di un evento che sembra costituire l’ingresso ufficiale del Tattoo nell’Empireo dell’Arte contemporanea. L’idea è di Maria Costici, l’organizzazione di Federica Nicosia e della storica dell’arte Francesca Villanti per C.O.R., promozione di Roma Capitale. “Tattoo forever” nasce quindi come un doveroso tributo ad una pratica “artistica” emancipata dalla sua esclusiva dannazione di “stigma” per dipanarsi in un viaggio all’interno dell’Ex Mattatoio, articolandosi in diverse sezioni. Si parte da quella storica, un ritorno alle origini con testimonianze e reperti museali; si prosegue con la parte fotografica, attraverso le foto di Michael Laukien, una serie di ritratti di persone tatuate appartenenti a tribù diverse, alcune delle quali aventi più di 100 anni. Si prosegue con i grandi artisti del Tattoo italiani ed internazionali, tra i quali Marco Manzo, direttore artistico dell’evento, uno dei tatuatori italiani più famosi a livello internazionale. Una sezione della mostra è riservata alle immagini degli artisti della scuderia Cheyenne, l’azienda tedesca leader mondiale nella produzione delle macchinette del tatuaggio, infine una sezione è interamente dedicata a giovani artisti italiani emergenti, presentati da Ars Estetica. Non manca “Tattoo for peace” (progetto di MultiOlistica giunto alla sua terza edizione) nel cui padiglione espongono i testimonial del progetto, anche Dario Fo con un ritratto femminile dal titolo Libertà. Poi è il turno della mostra inedita del 13° Festival Internazionale di Humor Grafico, con autori da tutto il mondo, infine il Tattoo viene interpretato come elemento di seduzione femminile, come simbolo di ricercatezza ed associato quindi all’Alta Moda. Sei stilisti e due Accademie intervengono in mostra a rendere omaggio all’arte del tatuaggio attraverso la loro creatività, anche con i virtuosismi delle loro tecniche, dal ricamo alla pittura.
Sara Collepiccolo è una giovane artista tatuatrice che ha fatto di quest’arte una professione, è allieva di Marco Manzo uno dei più noti e storici tatuatori italiani e direttore artistico dell’evento, che ha tra l’altro decorato il suo corpo. (ritratta nella foto di Valter Sambucini www.valtersambucini.it)
D – Come può descrivere in poche parole il suo percorso artistico e come/quando ha deciso di avvicinarsi a quest’arte … senza rinunciare alla sua vita privata ed alla maternità, come lei tiene a dire, anche attraverso un’immagine che porta con orgoglio sulla spalla destra?
R – Sono una donna di 35 anni, una moglie da oltre 10 anni e mamma di una bambina di 9; loro sono la mia vita ed il loro appoggio costante non fa altro che rendermi orgogliosa di tutto ciò che sono riuscita a fare fino ad oggi. Mi sono laureata con 110 e lode all’Accademia delle Belle Arti di Roma in Decorazione di interni e Fotografia, ho deciso per Amore di non trasferirmi in un altro paese per lavorare in un appalto importante che mi avrebbe dato l’opportunità di entrare dalla porta principale nel mondo della decorazione, ancora oggi sono sicura che questa sia stata la scelta migliore. Le arti, intese come linguaggio parallelo capace di riferire con forme e modi diversi un messaggio diretto, mi hanno riempito la vita. La pittura, la scultura, il teatro, la fotografia, la danza hanno fatto sempre parte della mia vita, mio padre mi ha sempre spronato a tentare perché aveva capito che il mio istinto era visibilmente rivolto all’arte. Potevo passare intere giornate con un solo tubetto di tempera Giotto e sentirmi la bambina più felice de mondo.
Anche la passione per quest’ arte nasce da bambina, il mio primo tatuaggio l’ho fatto a 14 anni, poi circa 4 anni fa l’incontro con Manzo che ha portato alla luce la possibilità di trasformare questa passione in una professione. Questa opportunità ha finalmente collocato la mia personalità ed il mio estro artistico all’interno dell’ambiente giusto, quindi eccomi qua. Da Gennaio lavoro nello studio Tribal Tattoo come apprendista e pertanto non mi considero un artista del tatuaggio, spero di poterlo diventare e proprio per questo il mio approccio è totale. In questi ultimi tre anni ho visitato Convention, frequentato la scuola dell’Ars Estetica, imparato tutto ciò che c’era da sapere su igiene e sicurezza che considero di fondamentale importanza per il benessere del tatuato e la professionalità del tatuatore, senza tralasciare disegno e soprattutto il rapporto con il cliente, fasi fondamentali del nostro lavoro.
D – Viviamo un momento storico caratterizzato dalla globalità dei linguaggi, secondo lei perché, le donne in particolare, dovrebbero essere interessate a praticare quest’arte e come può definire la scarsa ma significativa presenza di donne tatuatrici, in particolare in questa mostra?
R – Quando noi donne facciamo un lavoro non comune o peggio ancora considerato poco idoneo, bèh ecco, allora è proprio li che tendiamo a dare il meglio … E’ come una sfida, sappiamo di poter riuscire, di esserne in grado, poiché la parola che ci contraddistingue è la Costanza. Sicuramente l’essere donne ci da un vantaggio, amiamo le cose belle, abbiamo una sensibilità che difficilmente fa parte dell’uomo. Non credo ci sia discriminazione nei confronti delle donne nel mondo del tatuaggio, anzi le donne tatuatrici sono sempre di più, a Roma ogni anno si svolge una Convention interamente dedicata a loro “THE OTHER SIDE OF THE INK” dove sono presenti più di 100 tatuatrici di fama nazionale ed internazionale, un esigenza dettata dal sempre più alto numero di donna tatuatrici esistenti.
D – Secondo lei esiste una particolarità di genere nella scelta di questa specifica pratica artistica che si avvicina pericolosamente al corpo dell’estimatore, lasciandovi un’impronta indelebile ed in qualche modo dolorosa? Pensa che il rapporto con il dolore abbia un senso particolare in questa pratica o che semplicemente l’interesse generale sia rivolto alla ricerca di una caratterizzazione estetica personalizzata in corpi sempre più esposti nudi attraverso i social media?
R – Si in realtà il dolore può accompagnarci, non solo durante l’esecuzione del tatuaggio, ma forse proprio per questo, nel tempo resterà un ricordo significativo del momento.
Il tatuaggio infatti può segnare in maniere indelebile il senso concreto del proprio stato attuale, sono triste, sono bello, sono stravagante, tutti vogliamo dire qualcosa, il dolore è solo il compagno del viaggio.
D – Ho scritto diversi articoli sull’argomento e quindi mi riferisco a questi, in particolare alla particolarità della pelle che si trova ad essere inserita nello stesso tempo in un ordine concreto, immaginario ed infine simbolico, con valore di protezione della nostra individualità psicofisica ma contemporaneamente come primo strumento e regione di scambio con gli altri, luogo di contatti fondamentali fin dai primi giorni di vita ed essenziale per lo sviluppo dell’organismo e dei linguaggi attraverso la percezione, l’affettività, la sessualità, come si apprende da Asley Montagu. Secondo lei le donne hanno una qualità percettiva maggiore per indirizzare la persona verso un uso equilibrato e fisiologicamente rispettoso del loro corpo, non solo come spazio da riempire, ma come integrazione estetica della loro personalità?
R – Non credo che ci siano differenze in merito, credo invece nella professionalità del singolo individuo. Ogni tatuatore è responsabile delle sue azioni, per questo tendenzialmente si parla con il cliente, si entra in empatia e si cerca di capire cosa effettivamente voglia dire attraverso quel segno, lo si rende partecipe delle eventuali scelte stilistiche o dei consigli che spesso si tendono a dare, proprio per migliorare il tatuaggio, portandolo ad essere il più vicino possibile a ciò che la persona desiderava, senza tralasciare ovviamente l’importanza del momento, della decisone, e le caratteristiche di ognuno.
“TATTOO FOREVER” MACRO Testaccio La Pelanda 2 e Factory
Piazza Orazio Giustiniani n°4, Roma – Apertura al pubblico fino al 24 luglio 2016