Taglio cesareo solo quando serve
L’11 febbraio 2010 ha avuto luogo presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) la presentazione di un’importante Linea Guida (n. 19, 30 pagine) del Ministero della Salute, dal titolo: “Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole”.Questo documento è il risultato di una ricca elaborazione multidisciplinare coordinata da un gruppo di lavoro dell’ISS nell’ambito delle attività del Sistema Nazionale per le linee guida (SNLG). E’ annunciata la pubblicazione entro l’anno di una seconda parte dedicata alla “Valutazione della letteratura scientifica” e, in successione, uscirà una linea guida sulla “Gravidanza fisiologica”.
Non si tratta di iniziative estemporanee: infatti ognuno di questi documenti ha dietro di sé la lunga storia delle indagini nazionali sul percorso nascita condotte presso l’ISS dal Reparto Salute della Donna e dell’Età evolutiva. L’équipe che ha coordinato la ricerca per la Linea guida sul taglio cesareo è formata da {{Giovanni Baglio, Serena Donati}} e {{Cristina Marciano}}. E’ importante rilevare che il loro modo di procedere non comprende soltanto la collaborazione con figure professionali di altri enti e istituti scientifici, ma prevede anche contatti con rappresentanti di cittadini e di utenti (incluse, per esempio, associazioni per il parto naturale). La versione della Linea guida per i professionisti è accompagnata da un accurato dépliant riassuntivo, che sarebbe molto utile diffondere per una informazione più larga ad operatori e utenti.
{{La gravità della situazione dei tagli cesarei nel nostro paese}} è stata ampiamente confermata dalla relazione della dottoressa {{Serena Donati}} (ginecologa e ricercatrice del Reparto Salute della Donna all’ISS). In Italia nel 2008 la percentuale degli interventi. ha raggiunto il 38%, mentre gli altri paesi si attestano intorno al 20-25%. Si registra inoltre un’ampia variabilità regionale, con un 23% nella Provincia autonoma di Trento e in Friuli Venezia Giulia, e preoccupanti percentuali al sud, che raggiungono il 62% in Campania. Percentuali più elevate si riscontrano nelle case di cura private rispetto agli ospedali pubblici, dove afferiscono, peraltro, gravidanze complicate che giustificherebbero una più alta necessità clinica di ricorrere all’intervento. Le percentuali sono elevate anche nelle strutture che assistono un basso numero annuo di parti.
I dati rilevati indicano una diffusa mancanza di appropriatezza degli interventi. Nasce da qui l’esigenza di garantire scelte appropriate sia da parte delle donne che degli operatori. Poiché i fondi sono limitati, si è scelto di concentrare il lavoro per la linea guida su alcuni {{punti centrali}}: l’informazione alle donne, le indicazioni al taglio cesareo programmato e a quello non programmato, gravidanza e parto dopo il taglio cesareo (argomento che sarà oggetto della seconda parte del lavoro).
L’eccesso di medicalizzazione, che riguarda in generale tutta la medicina, si traduce nella {{tendenza a trasformare in intervento chirurgico un evento naturale come il parto}}. Oggi il taglio cesareo, specie in Italia, viene praticato anche senza un reale motivo di salute.Un primo obiettivo è quello di sostenere le donne nella scelta del tipo di parto più indicato in ciascun caso, evitando le pratiche del cosiddetto “consenso informato” estorto quando non c’è più tempo per una vera informazione e una contrattazione alla pari tra donna e medico.
Alcuni trial clinici hanno mostrato che interventi adeguati sono in grado di promuovere le conoscenze e il grado di soddisfazione delle donne, ridurre la paura e l’ansia e migliorare l’esperienza soggettiva legata al parto, con notevole vantaggio per una decisione consapevole. E’ fondamentale, infatti, evitare che tutte le decisioni siano delegate al medico salvo, poi, fare ricorso alla denuncia medico-legale in caso di problemi. Quest’ultimo aspetto è stato trattato dalla Dottoressa {{Alessandra De Palma}}, medico legale della AUSL di Modena.
{{Anita Regalia}}, ginecologa presso l’Ospedale San Gerardo di Monza, è intervenuta sul tema della {{richiesta materna del taglio cesareo}}, illustrando i relativi quesiti e le raccomandazioni contenute nella linea guida. La richiesta della donna non dovrebe essere una indicazione sufficiente per il taglio cesareo, in assenza di indicazioni cliniche per farlo. E’ dimostrato che un counseling individuale accurato è estremamente efficace nel modificare la scelta soggettiva, che può dipendere da una varietà di motivi. Per esempio, la paura del parto è uno dei fattori condizionanti la scelta, non ancora sufficientemente esplorati.
Le raccomandazioni relative all’offerta di informazione –per quanto possibile personalizzata- e di supporto alle donne sono state presentate dalla Dottoressa {{Raffaella Michieli}} della Società Italiana di medicina generale, che ha sintetizzato i risultati di parecchi studi presi in esame. Anche la preferenza di tanti medici per il parto chirurgico ha motivi diversi che andrebbero esaminati (non ultimo è il timore per gli aspetti medico-legali).
{{Luca Carra,}} dell’Agenzia di editoria scientifica Zadig –che ha curato la versione divulgativa della linea guida- ha sottolineato la contraddizione tra le preferenze per il taglio cesareo registrate tra i medici, e la minore percentuale delle richieste da parte delle donne: appare evidente che la formazione dei medici costituisce un aspetto rilevante dell’azione pubblica.
Per offrire indicazioni agli operatori e alle utenti, il progetto dell’Istituto Superiore di Sanità prevede, in collaborazione con il Ministero per la Salute, la creazione di {{gruppi di lavoro nelle ASL e nei punti nascita, coordinati dalle Regioni,}} con il compito di individuare le aree di inappropriatezza e i possibili interventi correttivi.
immagine da brunelleschi.imss.fi.it/museum/isim.asp?c=418060
Lascia un commento