TANTO E’ STATO FATTO MA C’E’ ANCORA TANTO DA FARE PER FERMARE IL FEMMINICIDIO
Femminicidio. Se ne parla come se fosse un morbo, un’epidemia, un male di questo millennio. Un batterio di questi anni “duemila”, in cui le ragazze di vent’anni rientrano a casa da sole guidando la propria auto alle tre del mattino. Femminicidio. Un neologismo. Eppure la prima notizia certa dell’assassinio di una donna per mano di un uomo risale ai tempi in cui non esisteva ancora la parola. Femminicidio. Se ne parla in un’epoca di leggi su misura per colorare le quote di “rosa” e per bilanciare l’ago sul piatto della rappresentanza di genere. Femminicidio. C’è bisogno, nel terzo millennio, di una legge che la definisca un’aggravante, quella di avere una relazione affettiva con la propria vittima. Già, perché secondo il Terzo Rapporto Eures sul Femminicidio in Italia, il 77% delle donne vittime di violenza dorme (o dormiva) sotto lo stesso tetto del suo carnefice. Femminicidio. Fino al 1981, 35 anni fa, il nostro ordinamento prevedeva pene minori per gli uomini che assassinavano le proprie mogli “in un impeto d’ira scatenato dall’esigenza di salvaguardare l’onore”. Femminicidio. Ogni volta che un uomo sente il bisogno di precisare che “le donne le rispetta” sarebbe interessante tornare indietro nel tempo fino ai suoi primi anni, per scoprire non tanto cosa gli sia stato insegnato, ma come.
Sara Di Pietrantonio aveva 22 anni. Il suo assassino, ed ex fidanzato, Vincenzo Paduano ne ha 27. Le ha dato fuoco con dell’alcool e una sigaretta accesa, dopo averla rincorsa e raggiunta mentre lei tornava a casa in auto, da sola, alle tre del mattino.
“Perché?
In meno di ventiquattro ore si sono rincorse molteplici risposte:
-perché non ha denunciato prima-
-perché nessuno si è fermato-
-perché non è riuscita a chiamare aiuto-
-perché è stata con un uomo violento-
-perché lo aveva lasciato-
Sara è stata uccisa.
È stata uccisa quando ha detto no, perché la sua volontà oggi continua a valere meno come ieri.”
Questo è un passaggio del comunicato stampa diffuso oggi da Differenza Donna. La storica associazione, che dal 1989 si batte contro la violenza di genere, sta organizzando per il prossimo sabato, 4 giugno, una manifestazione a Roma.
“Abbiamo una sola volontà: contarci da vive!”, conclude DIFFERENZA DONNA.
QUESTO IL COMUNICATO DI DIFFERENZA DONNA
UNA, DIECI, CENTO: DICIAMO BASTA!
VOGLIAMO CONTARCI DA VIVE
Sara è stata uccisa nella notte tra il 29 e il 30 maggio, è stata uccisa da un uomo che diceva di amarla.
Perché?
In meno di ventiquattro ore si sono rincorse molteplici risposte:
“perché non ha denunciato prima”
“perché nessuno si è fermato”
“perché non è riuscita a chiamare aiuto”
“perché è stata con un uomo violento”
“perché lo aveva lasciato”
Sara è stata uccisa.
E’ stata uccisa quando ha detto no,
perché la sua volontà oggi continua a valere meno come ieri.
Questa è l’unica risposta a una domanda posta da una società che vuole le donne libere solo a
parole, continuando a rafforzare nei fatti meccanismi di oppressione e subordinazione.
Non abbiamo più domande da rivolgere a nessuna Istituzione, abbiamo una sola volontà:
CONTARCI DA VIVE!
Gridiamo la nostra volontà, manifestiamo la nostra rabbia, affermiamo la nostra libertà.
Associazione Differenza Donna ONG
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