Teologhe agli incroci: due libri per percorsi nell’oggi
“…la teologia femminista nasce all’incrocio di più strade, che sono il movimento delle donne, il mondo accademico e le Chiese. Siamo convinte che almeno in alcuni significativi casi gli incroci sono diventati incontri…”. Questa consapevolezza è in premessa al libro di Elizabeth E. Green e Cristina Simonelli Incontri. Memorie e prospettive della teologia femminista pubblicato nel 2019 dalle edizioni San Paolo come avvio della collana Exousia a cura del Coordinamento teologhe italiane. L’incontro in questo caso è quello fra due teologhe con alle spalle percorsi differenti ma affini nel campo del cristianesimo, che intrecciano le loro “memorie e prospettive” rispetto al teologare avendo come “cifra di questo scambio” l’incontro fra Maria ed Elisabetta – “uno dei pochi incontri tra donne narrati nei testi biblici”.
Oggi (2020) il tema dell’incontro all’incrocio di strade diverse mi ritorna evidente nel recente libro di Elizabeth Green Un percorso a spirale. Teologia femminista: l’ultimo decennio edito dalla Claudiana. In questo caso c’è l’incontro fra l’esperienza di gruppi, associazioni di donne che pongono interrogativi su piani diversi e la risposta di riflessione della teologa: uno scambio che genera creatività nella stessa ricerca teologica, nel trovare sempre nuovi spunti di lettura della Scrittura come fonte di energia per le donne e in funzione di una speranza nell’oggi. E’ la stessa autrice a ringraziare chi le ha dato questa possibilità di incontro.
Un altro elemento che mi fa leggere i due libri quasi incrociandoli, è la forte sottolineatura in ambedue (vuoi nel titolo, vuoi nella rilettura dei percorsi delle donne) della caratteristica del movimento a spirale con cui è andata avanti la riflessione teologica sia nell’”accademia” sia fra i gruppi di donne. Elizabeth Green, nell’introduzione a Un percorso a spirale, ricorda quanto Mary Daly dice a proposito del suo “viaggio femminista”: “Al di là di Dio Padre apre le porte alla percezione e traccia l’inizio di una strada. Poiché, tuttavia, questa strada non è pianeggiante e lineare ma piuttosto un percorso a spirale, gli inizi non possono essere lasciati dietro le spalle. Devono invece essere ripresi più e più volte, capiti e ascoltati più profondamente, in un contesto in continua evoluzione”. Un movimento a spirale – aggiunge Cristina Simonelli in Incontri – “come abitato da una sorta di energia circolare, come da un dinamismo che consente scambi costanti, alleanze e pratiche condivise”. La teologia femminista, di genere, al femminile (come la si voglia chiamare) può così scardinare qualsiasi ipotesi di teologia come di una torta “a fette” da cui ricavare una “fetta” per le donne.
Le donne che intraprendono percorsi di libertà in qualsiasi campo, anche quello dell’immaginario simbolico della tradizione religiosa, devono continuamente rifare i conti con l’evoluzione del contesto socio culturale in cui si muovono, compresi “i colpi di coda del patriarcato” senza l’illusione di averlo sconfitto. Lo dimostrano gli interrogativi che attraversano oggi i movimenti delle donne, lo evidenziano le tematiche che sono diventate capitoli del libro Un percorso a spirale: l’interpretazione biblica in chiave inclusiva; le radici della violenza maschile; nonviolenza/differenza di genere; la relazione tra le differenze inclusa la differenza di genere; chiese, omosessualità, teologia queer; cristianesimo e sessualità; cristianesimo e maternità; corpi delle donne, spiritualità incarnata; corpo, parola/ministero pastorale; donne e chiesa.
Detti così possono sembrare un già visto, detto, conosciuto ma, in ogni capitolo, si aprono nuove piste di riflessione, immagini simboliche guida per una spiritualità incarnata nella realtà. Valga l’immagine del drago/draghessa che può diventare “immagine di forza femminile che risiede in un corpo potente ed è alimentato da un fuoco ardente”. Si tratta di trovare “una pista che porti i nostri corpi di donne da luogo di dominio patriarcale a luogo di spiritualità incarnata”.
La stessa Elizabeth Green a chiusura di questo ultimo libro riassume così il suo trentennale viaggio di pastora e teologa: “Ogni qualvolta si parla di donne nella chiesa o di teologia femminista, al femminile o di genere, bisogna ricominciare da capo, Direi che per dieci anni ho fatto la strada e per gli ultimi venti, invece, l’ho rifatta ancora e ancora, restando, resistendo, cambiando linguaggi, affinando analisi”, facendo anche “un passo indietro per farne uno in avanti”. Se il risultato è questo libro… possiamo ancora pensare a strade aperte per la libertà delle donne.
Quali punti di riferimento per una strada che faccia fare “un passo in avanti”? In Incontri ne emergono in maniera prospettica alcuni che riporto senza attribuzione all’una o all’altra autrice perché nell’incontro diventano scambio, si incrociano nuovamente. La scelta dei “margini” come luogo di resistenza ma anche di trasformazione – “luogo dal quale parliamo” diventando nomadi e facendo nomade anche il Dio delle strade – lo incrocio con la “fedeltà” alla scelta di “pluralità” di riferimenti, alla contaminazione fra diversità. L’utopia della “Chiesa di don/ni”, di donne e uomini che prendono parola in uno spazio senza confini di appartenenza, può diventare la risposta al cambio di passo del sistema mondo attuale con i suoi ritmi in continua velocizzazione. Una riflessione nuova su “parole da non perdere” – come croce, kenosi e conversione – può dare linfa ad una libertà di “manomissione” di una tradizione.
Si tratta di dissestare e rifare strade, un percorso a spirale di un agire politico nel senso primario del termine, che investe il complesso delle relazioni umane perché non resta limitato all’ambito religioso ma si snoda nel brodo culturale in cui siamo immerse/i.
Elizabeth E. Green, Cristina Simonelli, Incontri. Memorie e prospettive della teologia femminista. Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2019, pagg. 190 , 22 euro
Elizabeth E: Green, Un percorso a spirale. Teologia femminista: l’ultimo decennio. Claudiana, Torino 2020, pagg. 154, 14,90 euro