TERRASINI (Palermo) – DOPO L’8 MARZO – a che punto stiamo?
L’8 marzo a Terrasini è stato ricordato con un incontro sul tema “la donna dai movimenti femministi ad oggi” Nell’introduzione è stato evidenziato che l’8 marzo, se mai così fosse stato, non è un giorno di festa, ma un giorno di analisi, di riflessione, di denuncia, una giornata per riflettere sul ruolo della donna in questa società dove molto sembra scontato ma scontato non è.
Raccontare il passato per capire il presente e per per guardare al futuro. Il passato ci rimanda alle tante figure femminili che hanno lottato perché le donne avessero gli stessi diritti degli uomini in una società in cui da sempre alle donne è stato attribuito un ruolo di second’ordine, ed in cui tante volte sono state considerate oggetto di oltraggio e prevaricazione. Ma è stato nel secolo scorso che queste lotte sono state più massicce, che la presenza di un maggior numero di donne che hanno potuto studiare e conoscere ha favorito una maggiore presa di coscienza del ruolo della donna nella società , per portare alla rivendicazione di diritti ed anche di normative a garanzia della salute della donna, del diritto di famiglia, di nuove regole nel mondo del lavoro, a garanzia delle donne lavoratrici ed anche madri.
Nel secolo scorso non era scontato che le donne potessero avere libero accesso a tutte le professioni , la parola roba da donne e roba da uomini era molto presente, ed erano le donne per prime che si precludevano la possibilità di avere delle ambizioni per occuparsi di politica, di cultura, di sociale, per diventare scienziate, astronaute, ingegneri , dirigenti d’azienda o imprenditrici. Roba da uomini si pensava, perché la roba da donne era occuparsi principalmente di casa e famiglia, o meglio di un privato a cui da sempre si è dato poco valore rispetto al grande valore che si è dato all’economia ed alla politica che da sempre è stata roba da uomini. Il percorso tracciato dalle donne nel passato, ed in particolare nella seconda metà degli anni ’70, a seguito di una maggiore diffusione della cultura, non era però quello di diventare uomini, ma di avere pari opportunità, apportando in tanti casi ed in tanti settori, quell’anima che gli uomini dimostrano spesso di non avere.
Il percorso è stato tracciato , ma con molta difficoltà è stato applicato, perché una società basata da secoli su una mentalità maschile dove prevale la divisione e non l’inclusione, la differenza e la prevaricazione, con molta difficoltà poteva applicare uguaglianza e riconoscimento di merito. In questo percorso, nonostante i tentativi, in molti casi le donne sono ancora penalizzate, difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro dove a volte sono costrette a scegliere tra maternità e carriera, difficoltà a ricoprire cariche elevate anche se intelligenti e preparate perché delle donne un po’ non ci si fida.
E poi il continuare a vedere le donne oggetto di violenza, fare ricorso ad un linguaggio maschilista e volgare tutte le volte che una donna da fastidio, per sminuirla nel suo essere persona e nel tentativo di riportarla a quel ruolo che nella storia ha voluto attribuire l’uomo, l’essere che soddisfa il suo desiderio. Ricordare il passato per capire il presente, e vedere che forse le donne troppo presto hanno abbandonato il campo e che dopo le lotte degli anni ’70, quando si è pensato che molti diritti erano stati acquisiti e che bastava applicarli, occorreva vigilare maggiormente, pretendere di essere più presenti nella politica , nell’economia, nei punti chiave di una società come persone consapevoli di un ruolo e portatori di interessi che in tanti casi sono diversi dal ruolo maschile.
Si doveva pretendere che la famiglia fosse messa al primo posto perché è da lì che nasce l’educazione e la formazione dei figli, ma non solo per le donne, ma anche per uomini sempre più presenti, e da qui organizzare un mondo del lavoro a garanzia di entrambi ed a garanzia della famiglia, non orari di lavoro impossibili che colpevolizza le donne se devono starne lontane , ma orari compatibili per entrambi, per prendersene cura. Ricordare il passato per capire il presente, per un presente che dovrebbe essere a misura di uomini e donne nella loro caratteristica e non a misura di uomini a cui le donne devono adattarsi.
Ricordare il passato per capire un presente che ha bisogno di insegnanti che considerano la scuola come fonte di formazione per le nuove generazioni, di donne che si prendano cura degli svantaggiati per dare un maggior senso di giustizia sociale, ma anche di donne che diano un diverso senso all’economia ed alla politica perché non siano solo luoghi di scontro e di competizione ma di incontro a garanzia degli interessi collettivi.
Il tentativo che in modo strisciante a volte si vuole fare, quello di riportare le donne a casa perché tanto il salario così basso che gli viene riconosciuto non equivale alle difficoltà che si incontrano nel gestire la famiglia, non è una soluzione perché ancora una volta lascerebbe gli uomini soli al comando, e le donne ad un altro comando, quello del privato, quello da cui con tanta fatica hanno cercato di uscire. Il presente oggi ed ancora di più il futuro richiedere la presenza di un sempre maggior numero di donne consapevoli, preparate, responsabili che insieme agli uomini gestiscano pubblico e privato a garanzia della collettività.
Il ricordare le grandi figure del passato , a conclusione dell’incontro, è stato un modo per ricordare il contributo dato dalle donne alla cultura, all’arte, alla scienza, al sociale, uno stimolo perché quest’impegno diventi quotidianità, responsabilità, obiettivo in una società di uomini e donne che partendo dalle proprie intelligenze e capacità si pongano l’interesse del bene comune .
Una giornata l’8 marzo in cui accanto alla discriminazione delle donne, si sono volute ricordate le tante discriminazioni della nostra società, in cui le divisioni degli individui in categorie, è elemento di sfruttamento, prevaricazione, violenza, prepotenza .