Descrizione Concorso III web-1Il colore delle donne, degli uomini, il vostro

L’edizione 2016 rivolge lo sguardo alle diverse forme di genitorialità e al rapporto con la maternità e la paternità. Per il primo anno il concorso è aperto a personaggi di ogni genere, non più solo donne.

C’è chi quando vede il rosso, “quel” rosso, sente il suo mondo colorarsi di nero luttuoso, per la possibilità che svanisce. Chi tira un sospiro di sollievo, perché solo il pensiero mette l’ansia. Eppure può succedere, eppure succede. La cosa certa è che tutte le donne devono fare i conti con la maternità: desiderata, negata, non voluta, non biologica, uno spazio bianco che si può trasformare in un arcobaleno di possibilità, oppure può essere lasciato così com’è, intonso. Magari con qualche squarcio di colore… perché forse non è necessario passare attraverso a una gravidanza, per sentirsi madri.

Maternità che si specchia in paternità: perché il blu stereotipato vede gli uomini disinteressati inseminatori, che subiscono l’esplosione di colori rimanendo disarmati, allibiti, un po’ confusi. Oppure padri tutti d’un pezzo, che portano a casa la pagnotta e infliggono punizioni. Solo nella migliore delle ipotesi il blu è complice. Quasi mai materno.

Cerchiamo racconti sulla genitorialità in tutte le sue forme, come da tradizione aldilà degli stereotipi e irriverenti, perché di mamma ce n’è più d’una… e i papà dove li mettiamo?

Dopo la seconda edizione sugli stereotipi riguardanti la sessualità quest’anno guardiamo a un altro bacino di luoghi comuni: la maternità e la genitorialità.

Le prime due edizioni hanno visto le donne come protagoniste dei racconti. Quest’anno vogliamo ampliare l’orizzonte e, partendo dalla maternità, arrivare alla genitorialità in tutte le sue forme possibili: l’argomento è di forte attualità e cerchiamo una raccolta che racconti l’essere genitori, il desiderio di diventarlo o al contrario il non volerlo affatto, le difficoltà nel riuscirci, e quelle che arrivano dopo: perché si dice che poi venga tutto naturale, ma sarà vero? E se davvero fosse così naturale, perché c’è sempre qualcuno che pontifica su come dovrebbe essere? L’invito è di raccontare (o raccontarsi, perché no?) smarcandosi da pregiudizi, stereotipi e luoghi comuni, per veicolare il messaggio che tanti sono i modi di essere o non essere genitori.

Vorremmo scritti in cui le protagoniste e i protagonisti raccontino del desiderio e della gioia di diventare genitori o, al contrario, dei sentimenti legati al pentimento o all’impossibilità di esserlo.

Racconti in cui la biologia è lasciata alle spalle e si guarda ad altre strade, oppure in cui ci si sente genitori in altro modo, senza aver generato, senza maternità surrogata, senza adozione. Racconti che si domandano su chi sia un genitore e che magari trasudano rabbia nel non vedere riconosciuto un modo di esserlo.

Protagoniste che non lo sanno se davvero esiste questo tanto esaltato istinto materno, oppure ne sono certe: non esiste! E se la ridono o se la prendono a morte per le pressioni famigliari e sociali.

Protagoniste e protagonisti che non sanno cosa vogliono e nel dubbio aspettano, ben consapevoli che la decisione finale non si può rimandare all’infinito; oppure che hanno già deciso e sono mamma o papà del loro gatto, cane, criceto, pesce rosso, furetto, pitone e chi più ne ha più ne metta.

Insomma, raccontateci della vostra percezione di genitorialità, attraverso voi, attraverso un vostro personaggio e, ancora una volta, fatelo con ironia e irriverenza.

Scadenza per inviare i racconti 31 luglio 2016.

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