TG1 e RU486: l’arroganza e la piaggeria
Questa maggioranza, se pur risicata, ha trasformato la politica in qualcosa di così personale da poter dire: io comando, gli altri ubbidiscano! E, subito, ha messo alla prova i propri muscoli e l’altrui pazienza. Vengono così allontanati giornalisti/e poco ubbidienti dal Tg1, e da aprile – sempre secondo loro- la Ru 486 non varcherà gli ospedali di Piemonte e Veneto. Minzolini, direttore del Tg1, giustifica la sua aggressione dicendo: ma quale epurazione, stiamo parlando di conduttori che lavorano da 28 anni, servono volti nuovi… Così Tiziana Ferrario, Paolo di Giannantonio e Pietro Damosso sono stati messi alla porta.
_ Il problema però per Minzolini era di non perdere quel necessario consenso che continua a far vincere chi utilizza la facile moneta delle regalie. Una scelta molto grave non offuscabile dall’entrata di18 precari.
Persone molto più ricattabili e quindi probabilmente più accondiscendenti di chi, in nome della propria autonomia professionale, si era rifiutato/a di firmare una petizione a favore del capo un po’ troppo ubbidiente verso il proprio editore di riferimento.
Se è giusto regolarizzare i precari non è di certo intelligente penalizzare la qualità del prodotto giornalistico allontanando chi ha avuto decine di riconoscimenti in tanti anni di lavoro. Per chi vuole levarsi questa curiosità vada a vedere la [voce TG1 su Wikipedia->http://it.wikipedia.org/wiki/TG1].
Ma andiamo ad altre arroganze.
{{Roberto Cota e Luca Zaia}}, che si considerano i nuovi padroni di Piemonte e Veneto, entrambi leghisti hanno deciso di sfoderare le loro spade contro l’autodeterminazione delle donne.
_ Del resto quale formula migliore del vecchio adagio ‘donne e buoi dei paesi tuoi ’ per poter far rinascere una economia dissestata dall’arroganza di industriali che continuano a portare la produzione all’estero.
Dunque per la piena occupazione nostrana il ragionamento di chi è poco creativo potrebbe essere: fuori gli stranieri, al loro posto e con i loro compensi maschi indigeni che, dopo aver lavorato 12 ore al giorno rientrano in famiglia dove femmine ubbidienti possano garantire loro il giusto riposo dello sfruttato.
_ Per garantire questo naturalmente è necessario un sostanziale incremento demografico. E così il cerchio si chiude.
Ma anche qui i nostri cavalieri padani accecati dalla loro vittoria non valutano che la maggioranza delle donne, comprese quelle che si sono astenute nella scelta elettorale, e non sono poche, di certo non hanno intenzione di tornare all’Ottocento quando, grazie a Cavour e al Papa, non potevano che essere o puttane o madri-madonne.
_ Grazie ad un’altra politica, alla {Bella politica} per parafrasare il libro di Marisa Ombra, molte oggi sono presidenti di Regione, industriali, impiegate, operaie, giornaliste, ingegnere, poete, matematiche, scrittrici, artiste… ma sono anche persone che hanno scelto, e dico scelto, di avere, figli e compagni con cui condividere una vita di attenzioni reciproche.
Non hanno scelto un famiglia di stampo arcaico costruita con ruoli imposti per legge e comandati da un’atavica tradizione di subordinazioni gerarchiche.
_ Cari vincitori una cosa non va dimenticata che il vostro consenso radica solo su un terzo della popolazione adulta.
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