TINA ANSELMI – UNA GRANDE DONNE – IN PRIMAVERA AVREBBE COMPIUTO 90 ANNI –
Il femminismo rese più facile valutare le persone per quello che erano e per la loro storia personale. E, quella di Tina Anselmi è stata proprio una bella storia. Staffetta partigiana, sindacalista, parlamentare, ministra, responsabile della commissione parlamentare che ha indagato sulla P2… per noi giornaliste intervistarla era – sempre – più che un lavoro un piacere. La prima volta che la incontrai fu lei, per prima, a farmi delle domande. Non mi chiese le mie generalità professionali o politiche, sentendo il mio accento veneto, lei era di Castelfranco, mi domandò come mai mi trovavo a Roma, alla fine mi portò a parlare di mia figlia che allora aveva circa un anno (eravamo nel 1979). Le interessava capire come riuscivo a conciliare lavoro e gestione familiare. Solo alla fine riuscii a farle delle domande per il pezzo che dovevo scrivere. Ma non fu solo questo che me la fece apprezzare veramente. Ci rincontrammo dopo due anni sempre perché dovevo scrivere qualcosa sul suo lavoro e subito dopo la consueta stretta di mano mi chiese, come se ci fossimo lasciate il giorno prima, come sta tua figlia Paola? Devo dire che rimasi veramente sorpresa. Io ero un’anonima giornalista, una delle centinaia di persone che lei doveva incontrare per lavoro. Lei , invece, era Tina Anselmi. Una donna che doveva ogni giorno risolvere mille problemi ma che nonostante questo, dopo tanto tempo si ricordava di una vecchia conversazione! Indubbiamente il suo spessore umano uguagliava quello politico. Tu, Tina Anselmi, hai saputo rendere bella la politica.
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TINA ANSELMI nasce a Castelfranco Veneto in una famiglia cattolica: il padre è un aiuto farmacista di idee socialiste e fu per questo perseguitato dai fascisti; la madre è casalinga e gestisce un’osteria assieme alla nonna.[3]
Frequenta il ginnasio nella città natale, quindi l’istituto magistrale a Bassano del Grappa. È qui che, il 26 settembre 1944, i nazifascisti costringono lei e altri studenti ad assistere all’impiccagione di trentuno prigionieri per rappresaglia: decide così di prender parte attivamente alla Resistenza. Con il nome di battaglia di “Gabriella” diventa staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, quindi passa al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Frattanto, nel dicembre dello stesso 1944, s’iscrive alla Democrazia Cristiana e partecipa attivamente alla vita del partito.[3]
Dopo la guerra si laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano, divenendo poi insegnante elementare. Nello stesso periodo è impegnata nell’attività sindacale in seno alla CGIL e poi, dalla sua fondazione nel 1950, alla CISL: è dirigente del sindacato dei tessili dal 1945 al 1948 e del sindacato degli insegnanti elementari dal 1948 al 1955.[3]
Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale dei giovani nella DC. Nel 1963 è eletta componente del comitato direttivo dell’Unione europea femminile, di cui diventa vicepresidente nello stesso anno.
Nel 1959 entra nel consiglio nazionale dello Scudo Crociato, ed è deputata dal 1968 al 1992, eletta sempre nella circoscrizione Venezia–Treviso: nel corso del suo lungo mandato parlamentare ha fatto parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. Si occupa molto dei problemi della famiglia e della donna: si deve a lei la legge sulle pari opportunità[4].
Per tre volte sottosegretaria al ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, dal 29 luglio 1976 è Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel governo Andreotti III: un fatto storico, perché l’Anselmi diventa la prima donna ministro in Italia. Dopo quest’esperienza è anche Ministro della sanità nei governi Andreotti IV e V. È fra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale[5].
Nel 1981, nel corso della VIII legislatura, è nominata presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2[6], che termina i lavori nel 1985[7].
Nel 2004 ha promosso la pubblicazione di un libro intitolato Tra città di Dio e città dell’uomo. Donne cattoliche nella Resistenza veneta, di cui ha scritto l’introduzione e un saggio[8].
È stata più volte presa in considerazione da politici e società civile per la carica di Presidente della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale Cuore a sostenerne la candidatura e il gruppo parlamentare La Rete a votarla, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l’ha sostenuta attraverso una campagna mediatica che prendeva le mosse dal blog “Tina Anselmi al Quirinale”.
Nel 2009 ha ricevuto il “Premio Articolo 3” per il 2008 come “riconoscimento all’attività svolta durante tutta una vita spesa – anche a rischio della medesima – al servizio della libertà e dei valori di uguaglianza sanciti proprio dall’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale. Questo ricordando in particolare l’attività dell’onorevole Anselmi come giovanissima staffetta partigiana, di sindacalista, di madre della legge sulle pari opportunità, di ministro, di principale autrice della riforma che introdusse il Servizio sanitario nazionale e di guida esemplare della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2”.
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