TORINO – Il comune impone il linguaggio di genere – Un lavoro iniziato da Fassino e terminato da Appendino –
D’ora in poi, non si potrà più dire (anzi, scrivere) «uomo della strada». Si dovrà usare la formula «gente comune». Negli uffici aperti al pubblico, per dire che «i cittadini in attesa possono accomodarsi nell’apposita sala», bisognerà optare per un’espressione più neutra: «Le persone in attesa possono accomodarsi nell’apposita sala». A dover attendere il proprio turno non saranno più gli utenti; gli avvisi verranno modificati così: «Si prega di attendere il proprio turno».
Il trionfo del politicamente corretto nel gergo della pubblica amministrazione arriva sotto forma di delibera, approvata ieri dalla giunta Appendino. In realtà il documento è il frutto di un lavoro cominciato sotto l’amministrazione Fassino, che ha coinvolto addirittura un gruppo di esperti per riformare il linguaggio dell’amministrazione eliminando qualsiasi forma (anche soltanto ipotetica) di discriminazione di genere.
Per parlare di un’agente di polizia municipale di sesso femminile si dovrà scrivere «la vigile» (proprio così). La professionista dell’ufficio legale del Comune sarà «l’avvocata». I quasi 10 mila lavoratori di Palazzo Civico diventano «il personale dipendente», le circa 2 mila insegnanti delle scuole comunali «il corpo insegnante», non sia mai che i pochi uomini in organico si sentano poco tutelati. Quanto al sindaco sarà «la sindaca». Ma in questo caso la prassi è in voga dal giorno in cui Chiara Appendino si è insediata, oltre un anno fa.