Il Consiglio Regionale della Campania, presieduto da Paolo Romano, ha approvato all’unanimità (45 voti favorevoli) la proposta di legge “Misure di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere”.[La Legge regionale n. 2 del 11 febbraio 2011 – ->http://www.burc.regione.campania.it/eBurcWeb/directServlet?DOCUMENT_ID=22336&ATTACH_ID=26611], a firma delle consigliere Angela Cortese, Rosa D’Amelio, Anna Petrone del Pd, Bianca D’Angelo, Daniela Nugnes, Eva Longo, Mafalda Amente, Paola Raia, Antonia Ruggiero e Monica Paolino del PdL, Annalisa Vessella dei Popolari Italia Domani, Sandra Lonardo dei Popolari per il Sud e Anita Sala di IdV, giunta in Aula con il voto unanime della VI Commissione, presieduta dalla consigliere del PdL, Antonia Ruggiero, delinea una sinergia di strumenti per prevenire e contrastare la violenza di genere anche attraverso un più attivo coinvolgimento delle associazioni del terzo settore.

{{L’art.1 }} della legge così definisce il termine “Violenza di genere”:

{1. La Regione Campania riconosce ogni forma o grado di violenza di genere come violazione
dei diritti umani fondamentali.
2. Ai fini della presente legge, per violenza di genere si intende ogni atto di violenza
commesso in ambito familiare, extrafamiliare o sui luoghi di lavoro, in ragione
dell’appartenenza di genere o dell’orientamento sessuale, che abbia o possa avere come
risultato un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le vittime, comunitarie e
non, incluse le minacce di tali atti, la persecuzione, la coercizione o la privazione arbitraria
della libertà, indipendentemente dall’orientamento politico, religioso o sessuale delle stesse
vittime.
}

e precisa all'{{art. 3}}

{La Regione valorizza le pratiche di accoglienza basate sulle relazioni fra donne e attribuisce
ai soggetti del terzo settore indicati al comma 2, dell’articolo 2 della presente legge, in
possesso di comprovata esperienza in materia, un ruolo preferenziale per la realizzazione delle
finalità previste dal presente articolo. A tale scopo prevede che a contatto con le vittime
operino donne con formazione ed esperienza specifica nel campo della violenza di genere.}

In un comunicato a firma Udi di Napoli, Centro EVA,
Arcidonna, Le donne medico si legge:

“Il movimento antiviolenza delle donne in Campania si è lungamente
confrontato con le forze politiche della Regione, incalzando suggerendo e proponendo la legge “per il contrasto alle violenze contro le donne”.
_ La
legge dopo l’approvazione in Consiglio è stata ora pubblicata, quindi entra
in vigore: teoricamente.

Questo primo risultato è certamente anche dovuto alla presenza del più alto
numero di donne in Consiglio nella storia della Campania, grazie alla legge
elettorale regionale, anche essa voluta dalle donne ed approvata dopo lunghi
ed estenuanti confronti.

L’approvazione della legge contro le violenze è il primo passo: il secondo,
concreto deve essere la copertura finanziaria, che di nuovo impegnerà la
vigilanza delle donne e il loro incalzare la politica.

La politica nega e taglia i fondi a tutti i livelli, in particolare alla
salvaguardia dei diritti. Noi sappiamo che tuttavia le forze politiche se
vogliono possono trovare i soldi eliminando sprechi e cattivi investimenti.

Sappiamo che quello che ci aspetta, nell’attuazione del diritto fondamentale
delle donne a vivere libere dalle violenze, è ancora una fatica, come quella
nella quale siamo state impegnate per ottenere la legge, tutte: dal
movimento alle associazioni, dalle consigliere elette alla Consulta. Il
nostro impegno ora è quello di ottenere copertura finanziaria.

Abbiamo mostrato al Paese “cosa le donne vogliono”, cioè una democrazia
costruita sui diritti delle donne, in questi giorni, ma la politica si
adopera ad “abolire”.

In Campania vogliono abolire la Consulta femminile, per esempio, mentre si
estendono le abolizioni “informali” col taglio dei fondi: gli stipendi di
coloro che tengono in vita i servizi, il diritto alla salute con i così
detti accorpamenti delle strutture sanitarie. Piccoli esempi mirati a
danneggiare le donne che chiedono PIÙ’ DIRITTI.

Noi ci saremo, in piazza e nei palazzi, perché sappiamo che trasferire i
diritti dalla carta alla vita “è affar nostro”.”