Tre donne, una Rivoluzione. Marina Cvetaeva, Anna Achmàtova e Aleksandra Kollontaj biografate da Silvana Sonno
In occasione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre – diversamente sottolineata da chi all’epocale cambiamento ha guardato per trarne riflessioni sullo ieri e sull’oggi degli assetti geo-economici-politici del mondo, su come sia stato recepito e trasmesso dalle generazioni del Novecento – Silvana Sonno ha rivisitato tre celebrità dei Women’s studies che su quel palcoscenico storico hanno interpretato ruoli diversi.
Delle tre personagge, Claudio Fracassi ricorda, in Prefazione, “l’influenza ancora oggi nel campo delle idee e non solo nel loro Paese ma in Europa. (…) Vissute negli anni sconvolgenti della Rivoluzione, due di loro, Marina Cvetaeva e Anna Achmàtova, hanno composto versi per tutta la vita. La terza, Aleksandra Kollontaj, è stata un personaggio di spicco della Rivoluzione del 1917, una dirigente politica comunista nella tempesta dello stalinismo, e insieme un’appassionata studiosa, e militante, delle battaglie e dei contrasti cruciali che in tutto il mondo vanno sotto il nome di questione femminile” (p.9)
Perché parlare di loro e non di altre russe, o di donne di altre provenienze, che quella Rivoluzione hanno fatto propria o schivata o ne sono rimaste trafitte in un modo o nell’altro, come scrive l’Autrice, non nuova a sfide saggistiche, antologiche e poetiche?
Perché i dichiarati “legami di vicinanza che durano da molto tempo” con le due poete e Kollontaj stringono nodi della sua stessa vita, dedicata alla poesia, alla ricerca, all’insegnamento, all’impegno sociale e verso le donne; socia fondatrice della Rete delle donne AntiViolenza onlus (PG).
In Appendice, la pubblicazione di due importanti testi – Largo all’eros alato! e Lettera alla gioventù lavoratrice – corredati da riferimenti storici, che procurarono, specie il primo, critiche e accuse a Kollontaj “da parte di una società ipocrita che nascondeva il problema sessuale nel cassetto degli affari di famiglia” come lei stessa scrisse.
Il prefatore segnala la sottolineatura dell’Autrice “della forza delle tesi di Kollontaj (che ‘cercò di dare alla propria esperienza emotiva, sentimentale, privata una collocazione storica e politica’) unita ad una valutazione in parte amara degli esiti attuali, nella ‘realtà materiale di molte esistenze femminili’, della battaglia femminista” (p. 15)
Nel Prologo, facendo propria la ritrosìa nel dirsi di Anna Andreevna Achamàtova (Anna Andreevna Gorenko, 1889-1996), che rifiutava di sessuare il termine “poeta”, l’A. esplica i ricordi e le motivazioni dopo l’incontro, in tempi diversi (pp. 19-20), con “l’Autobiografia curata da di Aleksandra (Aleksandra Michajlovna Kollontaj, 1872-1952), uscita in Italia agli inizi degli anni ’70, “quando Lenin era ancora più di un’ombra sulla spalla”; con gli “indizi terrestri, il “diario dell’anima” i “diari degli anni accesi della rivoluzione bolscevica” di Marina (Marina Ivanovna Cvetaeva, 1892-1941), atto a guidarla nel “riconoscimento del senso dentro i segni pur scialbi che la mia vita tratteneva, a farmene memoria, e a tenere ferma la barra sul rigore della parola necessaria”; con la “lucida ironia dentro la tenerezza di certi passaggi disperati” che le ha reso Anna una “sorella maggiore”.
Per altro, Marina “che affrontò, in sé, lo spaesamento incontrollabile prodotto dal crollo di un sistema, di un mondo, e se ne fece trapassare” – tra poco questo mondo perirà! / Guardalo attentamente, di nascosto…/ Guarda, finché c’è ancora il nostro pioppo, / finché la nostra casa non è in vendita (p. 25) – ebbe “una vera venerazione per Anna di tutte le Russie, mai scesa a patti con il regime staliniano pur consapevole dei rischi che correva con i suoi componimenti, rimasta nel suo Paese anche nel freddo e nel silenzio delle purghe” (p. 73)
Ma io vi prevengo che vivo / per l’ultima volta. / Né come rondine, né come acero, né come giungo, né come stella, / né come acqua sorgiva, / né come suono di campane / turberò la gente, / e non visiterò i sogni altrui / con un gemito insaziato. (Achamàtova, da Requiem, p. 77)
Le tre accurate biografie, ricche di sfaccettature, citazioni e note, sondano nel profondo del percettibile le vite private e pubbliche delle tre russe, comprese le scelte del materno e delle relazioni affettive e tutte accomunate da quella, identitaria, della scrittura. Condivisa dall’Autrice.
Silvana Sonno, Tre donne nella rivoluzione. Marina Cvetaeva, Anna Achmàtova, Aleksandra Kollontaj; pref. di Claudio Fracassi: EraNuova, Perugia, 2017.