UDI DI MODENA – “Obiezioni allegre” all’ospedale di Pavullo – LETTERA APERTA AI DIRIGENTI LOCALI
Laura Piretti e Coordinamento UDI Modena così scrivono ai dirigenti locali : Al Presidente della Provincia di Modena Gian Carlo Muzzarelli, al Direttore Generale AUSL Modena Massimo Annicchiarico, al Sindaco del Comune di Pavullo Romano Canovi, al Direttore distretto sanitario di Pavullo Andrea Spanò alle redazioni locali stampa, radio e TV
Sulla situazione di ostetricia ginecologia di Pavullo e oltre. Legge 194 obiezione selvaggia. Le donne non solo di Pavullo ringraziano
Dopo che il Consiglio Comunale di Pavullo si è pronunciato nel merito della mozione presentata dal consigliere Gianelli che stigmatizzava la situazione del reparto di ostetricia ginecologia dove è impossibile praticare interruzioni di gravidanza per mancanza di personale non obiettore, e si è pronunciato, nella sostanza, dichiarando invece ammissibile tale situazione, l’UDI – Unione donne in Italia di Modena intende dichiarare quanto segue:
La legge 194, anche nelle regioni come la nostra dove si dice che viene applicata, è in realtà fortemente ridotta nella sua applicazione e nelle sue potenzialità informative e preventive, dalla pratica della “obiezione selvaggia” che viene scandalosamente tollerata. Non ci basta sapere che esistono non obiettori a cui forse rivolgersi (pagando dunque del personale in più per permettere a quello in organico di “non fare”?) , noi vogliamo sapere se ci sono elenchi precisi del personale obiettore, che possano fornire un quadro chiaro delle possibilità di corretto funzionamento di un reparto rispetto alla legge 194, soprattutto vogliamo sapere quali servizi alternativi alle interruzioni di gravidanza vengono assegnati a detto personale, quale compensazione alla collettività viene richiesta, dal momento che obiettori/trici si sottraggono, seppur legittimamente, ad un obbligo di legge.
Abbiamo più volte richiesto questo dato ed espresso tutta la nostra preoccupazione per una situazione che, grazie alle “obiezioni allegre”, si presenta sempre al limite dell’affanno e del rischio anche nelle realtà dove pochi non obiettori/trici sostituiscono, senza contrappesi, coloro che obiettano. L’ospedale di Pavullo è completamente fuori dalla legge che prevede eventualmente la mobilità del personale e non delle donne. Dunque in giro per i reparti distribuiti sul territori ci vada, chi obietta, non le donne che debbono interrompere la gravidanza e quando si fanno assunzioni o trasferimenti di personale, l’informazione sull’eventuale obiezione alla legge 194 deve essere esplicitata a priori, non affidata all’estro del momento. Come si può altrimenti garantire l’applicazione della legge? Siamo scandalizzate dalla passività con cui le diverse Dirigenze sanitarie della nostra Regione, Provincia e Comune, che certamente conoscono le difficoltà di cui stiamo parlando e le sperimentano anche direttamente, non trovino un modo per responsabilizzare con misure efficaci chi sceglie di sottrarsi ad una legge dello stato. Intanto si accetta che siano calpestati i diritti delle donne.
Nessun reparto può ben funzionare se il numero del personale obiettore supera la metà. Non ci consola sapere che il resto dell’Italia è messo anche peggio, misuriamo la civiltà del nostro territorio su parametri che includono in primis i diritti di cittadinanza delle donne. Intendiamo ricordare che il diritto di voto alle donne, di cui si sta celebrando in vari modi il 70esimo, ha come diretta conseguenza l’esigibilità di una piena cittadinanza per le stesse.
Via gli integralisti anti-abortisti dall’ingresso del Policlinico di Modena e, a Pavullo, provvedimenti immediati per rendere possibile l’applicazione della legge 194.
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