Un 77° anniversario di Hiroshima tra guerre di portata globale e conferenze internazionali per disarmo e non proliferazione
Athos De Luca, presidente del Comitato “Terra e Pace”, ha organizzato il 5 agosto a Roma, a Piazza del Pantheon, il 77° anniversario del disastro di Hiroshima, anticipato di un giorno per favorire le presenze. I gonfaloni del Comune di Roma, fotografatissimi di prima mattina, già segnalavano il ruolo dell’amministrazione capitolina in questa edizione, copiosa di giornalisti e fotografi, che dopo si sono anche accorti della società civile: donne di Wilpf Italia con cartelli inneggianti al TPNW, al ruolo originario delle Nazioni Unite, con il volto dell’icona degli Hibakusha Setsuko Thurlow (premio Nobel per la Pace che chiede al Giappone di ratificare il TPNW!). A latere della manifestazione sono stati distribuiti volantini con l’appello delle associazioni della “Convergenza” ed è stato consegnato al sindaco di Roma il testo: “Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia”, di IALANA e Abbasso la Guerra, 2022, Multimage, Firenze.
Athos De Luca, nella sua introduzione ha detto: «(…) sentivo in questi giorni un grande leader, anche attuale, di un grande Paese, che accennava al nucleare. Ecco io direi che la vicenda di Hiroshima deve essere un monito per tutti. (…) Nel 1945, il lancio della prima bomba atomica su una popolazione, produsse migliaia e migliaia di morti (…). Noi ricordiamo questo perché quel che accadde allora non può più accadere, anche perché l’atomica adesso non ce l’ha solo un Paese, ce l’hanno molti altri Paesi e quindi questo significherebbe la fine della vita sul nostro pianeta. (…) Noi ogni anno diamo un premio ad una organizzazione, a un’associazione, e quest’anno abbiamo pensato di consegnare un piccolo premio, più che altro una testimonianza di riconoscenza, all’ordine degli infermieri».
E’ seguito l’intervento del vice capo missione dell’ambasciata del Giappone in Italia Tsakasa Hirota a nome dell’ambasciatore Oe Hiroshi: «Vorrei esprimere la nostra più sincera stima e gratitudine al “Comitato Terra e Pace” e a tutti coloro che ogni anno organizzano questa cerimonia commemorativa, così lontano dai luoghi della tragedia atomica, allo scopo di ricordare insieme questi terribili eventi e pregare per la Pace. Desidero esprimere la mia vicinanza alle numerose vittime dei bombardamenti atomici e la mia sincera solidarietà a coloro che stanno ancora soffrendo delle conseguenze di essi. 77 anni fa Hiroshima e Nagasaki sono state distrutte da una singola bomba atomica ma grazie agli sforzi delle generazioni che si sono susseguite, sono state ricostruite con successo, ciò impone una profonda riflessione sul grande valore della pace, oggi più che mai. La comunità internazionale sta infatti attualmente affrontando varie sfide globali impossibili da risolvere per i singoli Stati come: la guerra in Ucraina, la pandemia da Covid 19, la crisi alimentare e i cambiamenti climatici. (…) L’anno prossimo il vertice del G7 si terrà a Hiroshima. In quanto unico Paese ad essere stato colpito dalla bomba atomica durante la guerra, il Giappone desidera inviare un messaggio da Hiroshima affinché gli orrori delle armi nucleari non si ripetano mai più e approfondire le discussioni sulle iniziative pratiche per la realizzazione di un mondo senza armi nucleari».
I due inni nazionali, giapponese e italiano hanno intervallato una sequenza che è proseguita con l’intervento del sindaco di Roma.
Roberto Gualtieri: «(…) Io ho voluto essere qui a questa iniziativa perché mai come questo anno, così drammaticamente segnato dalla guerra, è importante ricordare cosa la guerra può portare e ha portato con sé, in uno dei momenti più drammatici della Storia dell’umanità. Ricordare, condannare bombardamenti atomici, non significa riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale: voi sapete chiaramente – in quel caso fu un conflitto scatenato dalle potenze nazifasciste -, dove sta, dove stava il torto e la ragione; significa però riconoscere che con la nascita e l’impiego delle armi nucleari, delle armi atomiche, delle armi di sterminio di massa, portate alla loro massima potenza distruttiva, la guerra, questo terribile strumento, che la nostra Costituzione giustamente ci ammonisce che non deve essere uno strumento di soluzione delle controversie internazionali, ha conosciuto un salto di qualità che ha reso evidente la minaccia, il rischio, non solo di provocare migliaia e migliaia di morti, di lutti, di persone innocenti ma di portare – e la successiva corsa agli armamenti ci ha bene mostrato – il Paese di fronte al rischio della sua stessa estinzione della vita sulla terra, della sua stessa autodistruzione. E quindi il primo impiego, sciagurato, delle armi nucleari contro la popolazione che era civile, indipendentemente dal contesto specifico in cui si è determinata, costituisce un monito perenne nei confronti dell’umanità perché mai più, mai più, si utilizzino le armi nucleari e mai più la guerra venga considerata un legittimo strumento, una sorta – come diceva Clausewitz – di continuazione della politica con altri mezzi, non lo è, è barbarie e con l’uso della tecnologia nucleare, è autodistruzione dell’umanità. E per questo che da quel momento, quel giorno, che viene ricordato naturalmente dai Giapponesi, che hanno subito quel bombardamento, ma è ricordato in tutto il mondo, come momento in cui si è determinato un tragico salto di qualità nella tecnologia e nella concezione stessa della guerra. Da quel momento in poi il tema del contrasto alla proliferazione, del bando al nucleare, è un grande tema che ha appassionato e coinvolto gli scienziati, i pacifisti, tantissima parte dell’opinione pubblica e dell’umanità, soprattutto quando poi abbiamo assistito, dopo quell’esperimento, a una proliferazione senza precedenti nell’uso delle armi nucleari. Adesso queste armi non sono più monopolio di uno, né di due Paesi ma sono diffuse e tanti Paesi le hanno, nonostante importanti trattati, importanti accordi nucleari abbiano fortunatamente cercato – e in parte si è riusciti – a contenere una diffusione ulteriore. Ma proprio quest’anno noi abbiamo sentito, parole incredibili, proprio nel contesto della inaccettabile aggressione militare della Russia di Putin all’Ucraina, anche evocare – come fosse una cosa normale che si può dire – , l’uso delle armi nucleari, considerarle una pedina comunicativa, strategica, tattica o persino, forse, militare. Siamo ritornati indietro ai tempi bui della Guerra fredda in cui si ragionava della deterrenza, del suo uso, delle varie tipologie, delle varie modalità di utilizzo di queste armi, ed è davvero questo un passo indietro, tragico, che ci rende ancora più necessario non smarrire il filo del ricordo, collegare il ricordo alla memoria di Hiroshima e Nagasaki, con il compito più generale che l’umanità deve avere di mettere al bando le armi nucleari, di rendere impossibile il loro uso e di dire all’umanità che la guerra non è mai la soluzione giusta per risolvere i problemi. Quindi, è con questo spirito che Roma città di pace, città aperta, città del dialogo, dell’amicizia tra i popoli, non può che essere qui a ricordare le vittime di Hiroshima e Nagasaki, a ricordare l’assurdità della guerra, a ricordare il pericolo nucleare e a ricordare, quindi, i valori e i principi iscritti nella nostra Costituzione e che sono nelle menti e nei cuori di tutti i romani, gli italiani, di tutti i cittadini del mondo, che non vogliono la guerra, che non vogliono vivere il rischio di un’apocalisse nucleare, che vogliono salvaguardare e preservare la pace, la fratellanza, la vita sulla terra e un futuro di unità e di progresso, di amicizia per il genere umano».
Il sindaco ha conferito il premio del Comitato Terra e Pace: un fossile di pesce di 4.000 anni con una piccola targa, un auspicio di continuità planetaria. Il presidente dell’ordine degli infermieri Maurizio Zega ringraziando ha detto: «(…) ci onora questo pensiero, ci lusinga! La pandemia fra tutti i torti, soprattutto, ha acceso un faro sulla professione infermieristica, che silenziosamente e costantemente, tutti gli anni, fornisce assistenza. Purtroppo in questa occasione abbiamo avuto circa un centinaio di decessi. Sicuramente pensare che questa civiltà continua ad accettare la guerra come una soluzione ai conflitti, significa essere dall’altra parte del pensiero infermieristico che è per la vita, noi siamo al servizio del cittadino, al servizio delle persone che stanno male».
Prima della esibizione da parte degli ex allievi del balletto di Roma diretto da Paola Iorio, intesa come una preghiera per la pace sul “Salve Regina”, con la coreografia di Tiziano De Nuzio, è stata data la parola alla sua direttrice, amica di Carla Fracci, per anni madrina di questo evento.
Paola Iorio: «Carla, come tutti noi, è venuta tutti gli anni per questa manifestazione e i ragazzi della scuola del balletto di Roma – ora del Teatro dell’Opera prima -, hanno sempre contribuito a ricordare, per un attimo, la pace. (…). Carla amava molto questa manifestazione e ogni anno mi incoraggiava a partecipare, perché è una cosa bella e che i ragazzi dovranno ricordare a vita. Quindi, fare questa manifestazione con i bambini, con i ragazzi, è proprio lasciare un ricordo dell’evento di Hiroshima che altrimenti, forse, quasi non conoscerebbero».
Il mezzo soprano giapponese Eco Misumi ha intonato due brani, lenti e malinconici prima dell’ultimo intervento di Patrizia Sterpetti: «Questo è un anno particolare non solo perché c’è la guerra in Ucraina ma perché a giugno si è svolta a Vienna la prima conferenza degli Stati parte che hanno ratificato il trattato più avanzato per l’abolizione delle armi nucleari, un trattato che ha messo insieme le vittime, gli hibakusha del disastro di Hiroshima e Nagasaki e tutte le vittime degli esperimenti nucleari, per cercare un risarcimento, per cercare risanamento ambientale, per cercare giustizia. E quindi io sono qui per darvi coraggio, per dirvi che esiste tutto un mondo che sta lavorando e che già sta facendo cose importantissime per liberarsi dalle armi nucleari. E’ importante che tutti gli Stati ratifichino il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari. In questo momento, a New York, dal 1° al 26 agosto, è in corso la riunione di 191 Paesi che invece hanno ratificato il Trattato di Non Proliferazione ma il problema è che il TNP, articolo 6, dice che i Paesi possessori di armi nucleari devono liberarsene e questo trattato non è stato assolutamente rispettato! Quindi voglio solo ricordare che o i Paesi che hanno ratificato il TNP rispettano il trattato e quindi si liberano dagli arsenali, oppure ratifichino l’altro Trattato, compresi il Giappone e l’Italia. Questi sono i nostri obiettivi, questo è quello che noi possiamo fare tutti insieme, perché non solo la nostra Costituzione all’articolo 11 abolisce l’idea della guerra come soluzione dei conflitti ma noi ci siamo tutti allontanati dall’Articolo 2 comma 4 della Carta delle Nazioni Unite, che dice che le controversie internazionali vanno risolte con i negoziati. Pensate quanto ci siamo allontanati, dal 1945, da questa prospettiva! Questo è l’asse sul quale dobbiamo ricominciare a partire insieme».
“Il silenzio” intonato dal trombettiere della banda dei Carabinieri Alessandro Tomasselli ha concluso la cerimonia insieme al saluto di Athos De Luca, che si è augurato per la prossima edizione: «di avere migliori notizie di quelle che abbiamo dovuto dare oggi, rispetto a quello che si muove nel mondo».