Un bel campo pieno di gente / A fair field full of folk di Maureen Duffy
Un bel campo pieno di gente / A fair field full of folk, apre alla poetica di Maureen Duffy, insignita della medaglia Benson per la sua imponente produzione (9 volumi di poesia, 19 romanzi, 7 saggi, 1 volume di opere complete e 3 drammi).
Ultraottantenne, animalista, attivista dei diritti dei gay, si è spesa moltissimo per i diritti di scrittori e scrittrici, guidando insieme a Brigid Bropphy il Writers Action Group che ottenne per loro l’accesso al Prestito Pubblico nel Regno Unito; fondatrice della Authors’ Licensing and Collecting Society (Alcs, 1977), Presidente del Consiglio degli Scrittori Europei impegnata a costruire una rete mondiale di sindacati di scrittori e scrittrici (International Authors Forum, 2007). Tra i titoli ricevuti e cariche rivestite in una vita di grande impegno sociale, poetico e letterario, quella di Presidente Onoraria del British Copyright Council e dell’ALCS; medaglia d’oro della CISAC.
L’origine dell’opera bilingue, edita da Bertoni (2022), è spiegata, nell’introduzione, da Katie Webb: occorreva tradurre in italiano le poesie di Duffy per l’evento, lei presente, organizzato da La Federazione Unitaria Italiana Scrittori (Londra, 26/3/2019).
Scrittrice a sua volta, Katie Webb “indaga attraverso la scrittura il punto d’incontro tra le forme d’espressione e comunicazione scritte e orali, come pure su una prospettiva internazionale (…) e partecipa alla ricerca e al lavoro dell’associazione Alberi Di Maggio promuovente la salvaguardia e la divulgazione della musica e della cultura provenienti dalla tradizione orale nel territorio di confine tra Marche e Abruzzo.” (introd. p. 9)
“Maureen lamenta la perdita del dialetto che parlava e udiva mentre cresceva a Londra” scrive Katie W., “nella sua poesia Madre Lingua, dove la lingua parlata è stata cosparsa di parole che riflettono la città multiculturale: ‘burgoo’ e ‘brahmah’ dall’Indi; ‘weevil costin’, un’influenza ebraica; e naturalmente, dialetto in rima. Sconosciute ora alla maggioranza degli abitanti di Londra, queste parole raccontano le tante culture che vi si potevano incontrare e celebrare allora, parole a cui veniva dato spazio nella parlata comune di tutti.” (introd. pp. 9, 11)
Presente in quell’occasione londinese, al ristorante Rossodisera i cui proprietari sono d’origine marchigiana, anche la poeta e traduttrice Anna Maria Robustelli che a sua volta lavora sulla trasmissione orale “forse lo strumento più antico per tramandare abilità, conoscenza, forme di cultura – osservando, ascoltando e imparando” cosa che permette “l’evoluzione tra generazioni come pure di avere codici leggibili che la mantengano strettamente radicata alle sue origini e facciano in modo che sia usata per un’effettiva comunicazione nel tempo.” (introd. p. 15)
Sempre di Katie Webb la sottolineatura che, nel tradurre A fair field full of folk, un vero “canto di protesta, parte della rivolta dei contadini” la traduttrice, Anna Maria Robustelli, vi “abbia trovato molto che si applica all’attuale situazione in Italia, come spiega nel suo saggio ‘Alcune considerazioni sul tradurre Piers Plowless e Mother Tongue di Maureen Duffy.” (introd. P. 17)
La traduzione in italiano ne costituisce una “versione rinnovata” delle poesie di Duffy, mantenendone però integro il potente messaggio sociale e culturale: Lingua Madre, Pietro Senza Aratro, Lady Mercede.
“Mi piace tradurre. È come avvicinarsi a una verità, percepire che una nebbia sta scomparendo e vedere cosa c’è dietro e oltre” (p. 61) afferma Robustelli nel saggio citato “tradurre è un atto solitario, si può dire che è un atto di grande libertà, ma si ha anche bisogno, come sempre, dello sguardo di qualcun altro che possa vedere le cose dall’esterno e apportare un altro punto di vista.” (p. 61)
La poesia Pietro Senza Aratro è la versione di Maureen Duffy del poema Pietro l’Aratore, di William Langland, del 1380, che nel commento della stessa poeta, è contestualizzato nella rivolta contadina derivata da molti fattori i quali la dura gestione feudale e la Peste Nera.
Langland mette a capo della rivolta il sacerdote John Ball.
“L’aratore è un bracciante onesto che cerca di salvare l’Inghilterra e incontra una serie di personaggi. Ma la grande figura che mi ha inizialmente ispirata ed è rimasta sempre con me è quella che Langland chiama ‘il bel campo di gente’, che rappresenta tutti noi” commenta Duffy (p. 37), nell’esprimere ciò che l’ha motivata a riprendere quel soggetto.
Il libro pubblica una breve biografia di tutte persone e le sigle firmatarie; offre molti esempi e spunti di patrimonio culturale condiviso; dà spazio a riflessioni sull’espressione creativa anche in relazione all’economia e al mercato; guarda alle radici culturali delle diversità, a rischio di perdita; racconta l’evento londinese che la FUIS, ringraziando, definì un momento esemplare di “impollinazione culturale” (p. 25) di cui auspicò un lungo proseguimento.
Nella postfazione, Katie Webb riporta la Festa patronale pentecostale di San Zopito (Loreto Apruntino, Abruzzo) “in origine una festa della fertilità” come innumerevoli altre festività cristiane, “che ricorda il miracolo dei buoi che arano i campi e si inginocchiano davanti alle reliquie del santo Zopito. Nel dialetto loretano chiamato San szupin. (p. 81) Nella processione, buoi, bambini come angioletti.
Il nome del patrono, poco diffuso se non localmente, “è una parola greca che significa ‘dare vita alle piante, fertilizzare, generativo.” (p. 85) Un classico esempio d’inserimento e di sopravvivenza di lingue diffuse in un passato, anche remoto, sul nostro territorio.
Il libro riporta anche il discorso di Maureen Duffy all’inaugurazione della FUIS (Londra, 26/3/2019), tradotto da Simone Di Conza:
“Ok, la parola cultura forse è una parolaccia per molti, ma penso sia assolutamente essenziale per la nostra stessa umanità ricordare questa cultura, farne tesoro e portarla avanti. In particolare in questo momento, mentre osserviamo le divisioni che regnano ovunque. Se ci pensate sono passate solo due settimane dai fatti della Nuova Zelanda (ndr. strage nelle moschee di Christchurch, 15/3/2019). E qui in Gran Bretagna ci ritroviamo nel mezzo di un pasticcio terribile, essendo riusciti a dividerci dai nostri più cari vicini di casa (Brexit, esito referendario del 2016) e nel farlo stiamo persino facendo emergere le nostre peggiori caratteristiche.” (incipit, p. 69)
Un libro pieno di suggestioni dunque, che si consiglia di leggere.
Info: Maureen Duffy, traduzione di Anna Maria Robustelli, Un bel campo pieno di gente / A fair field full of folk. – Chiugiana di Corciano (PG): Bertoni editore, 2022