Un decreto omnibus
Il comunicato dell’Affi, diffuso prima della conversione in legge da parte della Camera dei Deputati del decreto governativo ” in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”, ripropone interrogativi sul testo : “Sarebbe stato troppo ambizioso pretendere un decreto incentrato solo sulla violenza di genere?”
L’impressione è che il decreto legge ” in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere” che verrà prossimamente presentato alla Camera dei Deputati, interrompendo – a quanto anticipato – le tradizionali ferie parlamentari, sia una sorta di “{{omnibus}}”, ossia un insieme di provvedimenti non esclusivamente rivolti alla violenza sulle donne, contrariamente a quanto ci si aspettava.
Insomma,{{ un atto dovuto}}, che quasi certamente non avrebbe avuto luogo se non fosse stato instancabilmente sollecitato da tanti movimenti e associazioni di donne, ma che- nell’ occasione-esce dallo specifico per colpire insubordinazioni di diversa natura nei confronti dell’”ordine pubblico.”
Sarebbe stato troppo ambizioso pretendere {{un decreto incentrato solo sulla violenza di genere? }}
Certo, un provvedimento legislativo è un passaggio importante,che non può che gratificare chi da anni si sta battendo per far varcare alle tragedie consumate nel silenzio delle case la soglia del Parlamento, e tuttavia, proprio la natura del testo normativo desta qualche perplessità; perplessità che rafforzano in noi la convinzione che il livello istituzionale – pure fondamentale per le garanzie che è tenuto a fornire – non sarà mai in grado di assumere ed esprimere la complessità dei fattori costitutivi della violenza di genere.
Un esempio è rappresentato dai provvedimenti repressivi previsti per contrastare azioni violente, come se le conseguenze penali dell’azione violenta consumata all’interno della coppia non presentino risvolti del tutto particolari di cui tenere conto. I ministri Letta e Alfano hanno nominato, sì, le parole {{Prevenzione, Protezione, Punizione }} ( dimostrando la loro condivisione con la Convenzione di Istanbul recentemente ratificata anche dal nostro Parlamento), ma in concreto solo l’ultima è stata oggetto di provvedimenti concreti.!
Misconosciuta invece la condizione in cui la gran parte delle donne si troverebbe ad agire: {{querela non revocabile,}} ma la stessa procedibilità d’ufficio- altra faccia della medesima medaglia – come possono essere affrontate da una donna che poi deve dividere l’esistenza o comunque un rapporto con la persona denunciata? Oltre alla dettagliata casistica sulla gravità dell’aggressione, avremmo auspicato {{un decreto in grado di leggere nelle drammatiche pieghe di una violenza particolare }} come quella che può esplodere all’interno della coppia, in cui si manifesta tutta una gamma di sentimenti di rivalse, di sommerso di fronte alla quale le disposizioni repressive sono di per sé impotenti.
{{ La prevenzione…}}avremmo auspicato l’inserimento di quella soppressione chiesta più volte al Ministero di Giustizia nell’art.1 del T.U. sulla P.S. che invita l’istituzione che riceve la denuncia a “tentare di comporre in via bonaria le controversie familiari” nell’ottica di sempre: la donna angelo e parafulmine della famiglia…avremmo auspicato che non fosse passata la cancellazione del fermo cautelare per i reati che prevedono fino a 4 anni di reclusione ( decreto “svuotacarceri”) consentendo di fatto impunità agli stalker….
Per il resto, la solidarietà, l’intervento dei Centri antiviolenza, (di cui peraltro nel decreto non si parla), tutti i possibili sostegni esterni alla coppia, che devono essere oggetto di esplicito impegno da parte delle istituzioni (compresi i centri di ascolto per gli uomini maltrattanti) se di protezione si vuole concretamente ragionare, possono entrare in gioco solo se il primo atto di CORAGGIO lo compie la donna. Tutto parte da lei.
Da qui l’importanza di {{una formazione critica}}, della conquista dell’autodeterminazione, della relazione tra donne.
Ritorna in ballo l’istruzione, la scuola, la formazione dei formatori, ma per quale educazione? Un’educazione di genere rivolta all’acquisizione dell’autostima da parte delle ragazze e a un superamento netto degli stereotipi da parte dei giovani , un’educazione alla negazione di ogni valore assoluto, alla capacità di affrontare la vita anche sapendo perdere, ad aprirsi alle risorse della mente, alle offerte impreviste della natura… {{Un’educazione laica, alla laicità. }}
Un riferimento adeguato alla complessità di tutta questa tematica, un decreto autenticamente volto a contrastare la violenza di genere non avrebbe dovuto baipassarlo!
Continueremo, certo, noi, come donne e come associazioni a lavorare per rafforzare il ruolo e il protagonismo del movimento delle donne, che nessuna legge, anche la più perfetta,potrebbe esautorare.
{ p.l’AFFI Edda Billi, Annalisa Marino, Antonia Sani}
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