Un luogo dove le donne native e migranti del Salento potranno incontrarsi
Finalmente ci siamo. Sabato 14 novembre presso l’ex Liceo Musicale di Lecce apre i battenti la Casa delle donne. Lo fa con un programma di reading, performance di danza, musica, mostre fotografiche e un buffet aperto. “La Casa delle Donne di Lecce è un luogo dove le donne del Salento, e non solo, ognuna con la propria soggettività, potranno incontrarsi, entrare in relazione, progettare, riflettere, divertirsi e condividere”, recita l’invito inviato alle donne, e non solo, della città.
Chi di noi ha più anni e memoria sa che la casa delle donne a Lecce è un desiderio che viene da lontano. Alcune di noi l’hanno vissuto ed enunciato a più riprese nel corso degli ultimi trent’anni. Un primo tentativo fu fatto nei lontani anni ‘70, in piena e ostinata autonomia femminista, respingendo per principio qualsiasi ipotesi di contrattazione con le istituzioni della città. Un’altra epoca. Un’esperienza breve, che ha lasciato nella memoria delle protagoniste grande nostalgia e molti interrogativi.
Poi altri tentativi sono stati fatti.
Coltivammo una fugace speranza nei primi anni Novanta, questa volta disposte anche a mediare con le istituzioni, nel tempo brevissimo dell’unica amministrazione di sinistra, sfumata insieme alla breve illusione di un cambiamento politico nella città.
In seguito siamo tornate a parlarne, ma senza andare oltre l’enunciazione del nostro desiderio.
_ Gran parte delle partecipanti a questo nuovo progetto, però, di questa storia sanno poco o niente, perché non l’hanno vissuta, per ragioni anagrafiche o per altre ragioni. E forse è meglio così.
La Casa nasce per iniziativa della Libera Federazione di Donne, costituita nel maggio 2008, che comprendeva in partenza le associazioni Awmr Donne della regione mediterranea, il forum di donne native e migranti Naemi, le Meticce, la Linguère delle donne senegalesi, Arcilesbica Salento, la Rete di donne per la 194, il Trust nel nome della donna, la Wilpf.
Donne fortemente determinate, ma anche consapevoli di almeno due cose: di avere un lavoro enorme da fare e di non poter riassumere in sé l’intero progetto della Casa, sia nel senso della realizzazione materiale dell’impresa, che nel senso della necessità di raccogliere intorno al progetto quante più donne che, ciascuna con il proprio percorso di esperienze ed elaborazioni, avessero voglia di mettersi in questa impresa.
Un’intensa contrattazione con l’amministrazione provinciale di centro sinistra, e poi finalmente nel dicembre 2008, il contratto col quale ci venivano consegnati in comodato d’uso i locali dell’ex Liceo musicale Tito Schipa, un edificio splendido e in parte abbandonato che s’affaccia su di un’arteria principale della città.
_ Il lavoro alacre per renderlo almeno in parte abitabile, poi, il mese scorso, la notizia che la regione Puglia ha destinato i fondi necessari alla sua ristrutturazione completa.
_ Arrivate a questo punto, siamo consapevoli che le possibilità sognate sono almeno pari alle difficoltà, materiali e politiche, con le quali ci si deve ancora misurare. A cominciare dal cambiamento intervenuto nella controparte politica, l’amministrazione provinciale, che nel frattempo ha cambiato colore.
Quello che vogliamo l’abbiamo enunciato nello statuto della Libera Federazione di Donne: che la Casa diventi il luogo dove le donne native e migranti del Salento potranno incontrarsi per crescere insieme e per accrescere l’autodeterminazione e la libertà di tutte. Questa è la scommessa.
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