Un modo onesto e veritiero di “fare famiglia”
In questo film tutto viene raccontato con asciutta eleganza, senza drammatizzazioni insostenibili né illusioni o allusioni a strategie risolutive del giorno dopo: perché il domani non sarà dissimile dall’oggi.Sembrava che ci fossimo incontrati e avessimo parlato a lungo Francesco Bruni ed io; lui, giovane regista (ricordate “Scialla”?) ed io iperadulta insegnante “retired” (com’è difficile dichiararsi vecchi…) e avessimo insieme individuato – dopo confessioni, riferimenti esemplari, raffronti teorici, confronti sofferti – un’ipotesi, meglio, una proposta per illustrare i rapporti tra consanguinei e avessimo concordato le modalità per rappresentare quella che oggi è {{la forma più probabile di “famiglia”.}}
Perché quello di Emma, Lara, Ettore e Jacopo – così come lo racconta il film – a me sembra il modo più onesto e veritiero per “fare famiglia” pur in tempi sfasati e continui contrattempi che impediscono – non a caso – lo stare tutti e quattro insieme, tranne che in un’occasione.
Questa occasione si presenta alla fine dell’anno scolastico quando scadenze e riti che si chiamano “esami” ci fanno conoscere il più piccolo dei quattro che, a scanso di equivoci o sorprese di mancati accompagnamenti, è andato a dormire dalla zia: la madre – presso cui vive – essendo impegnata come ingegnere civile in un turno di ispezioni agli scavi della metro C romana.
Nell’arco di questa giornata si mettono in scena insofferenze e tormenti affettivi della figlia grande (ventenne); nevrosi e ansie della madre (lucida consapevole delle sue scelte) disinvolture e precarietà – anche abiatative – del padre, riluttante archietetto scenografo, e sballottamenti del figlio piccolo, diplomando, capace però, pur con inevitabili impacci di trovare la sua strada per andare finalmente al mare (con la sua compagna di scuola).
Ma soprattutto si rappresenta la capacità di ciascuno di loro di {{esserci nel momento in cui in ciascuno si palesa un bisogno vero.}}
In questo film tutto viene raccontato con {{asciutta eleganza}}, senza drammatizzazioni insostenibili né illusioni o allusioni a strategie risolutive del giorno dopo: perché {{il domani non sarà dissimile dall’oggi.}}
La stessa dimensione ambientale {{rinuncia all’enfasi}}: Roma – che fa da sfondo all’azione – è serena, diurna, quasi domestica pure con qualche sorpresa come la luce dell’alba in una piazza Venezia deserta, che la fa apparire quasi bella, e l’interno del Teatro Valle, {{vuoto di pubblico ma pieno di volontà di rappresentazione.
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Che sollievo vedere il teatro pulito, curato, intatto: insieme al film questo è stato un bel rgalo. Grazie a tutti.
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