Un passo indietro per porsi in ascolto e agire
Siena 9 e 10 luglio, Se non ora quando?
Sono stati due giorni intensi ricchi di idee, proposte, critiche, voci e intelligenze. Aleggiava un’atmosfera di grande attesa dopo la bellissima manifestazione del 13 febbraio, si sentiva nell’aria voglia esserci, di partecipare, di ascoltare e proporre. La gratitudine nei confronti delle organizzatrici era presente in ogni gesto sorriso e applauso; l’idea degli interventi di tre minuti ha reso l’alternarsi delle voci equo, condivisibile e governabile.
Vista da parte di un uomo mi sono chiesto perché oltre alla doverosa presenza di alcune parlamentari, non ci fossero anche i parlamentari maschi che, di certo, avrebbero giovato di una consapevolezza politica alta, esigente, raffinata e pratica, cosa di cui non credo facciano esperienza nei luoghi tradizionali e patriarcali della politica.
La varietà degli interventi ha restituito una parte del complesso mondo del movimento delle donne con la sua storia e la sua attualità. Tenere insieme tutte queste anime non sarà semplice e qualche increspatura si è anche vissuta, ma è proprio questa che deve essere la scommessa di Se non ora quando. Coloro che sono intervenute hanno raccontato l’esperienza dei comitati 13 febbraio, di associazioni e di singole che con grande impegno, sui territori, agiscono e tentano di mettere al centro del dibattito politico locale e nazionale i temi delle donne che, sono, di fatto, i temi della riproduzione sociale (cura, famiglia, scuola, salute, lavoro, maternità, paternità) e che quindi sono il centro, volutamente e scientemente mai nominato, della politica tutta.
{{La costruzione delle due giornate è stata certamente complessa data la ricchezza e varietà dei mondi che hanno chiesto la parola}}. Non tutte hanno potuto parlare ed è stato un vero peccato, ma è probabile che non ci fosse altro modo. Sarebbe stato comunque bello che tutte le non incluse a salire sul palco venissero almeno nominate. In tal modo si poteva restituire la complessa geografia delle associazioni presenti nel nostro paese. Forse si può rimediare mettendo sul blog oltre al resoconto degli interventi anche il nome e/o associazione di coloro che, per ragioni organizzative, non hanno potuto parlare.
La dichiarata esigenza di trasversalità delle organizzatrici è stata chiarita più volte e la parola chiave, ripresa anche nella relazione di {{Serena Sapegno}} e nelle sue parole di chiusura è stata {{inclusione.}} Una parola molto significativa che vuole esprimere la necessità di dialogare con le donne della destra politica, ma che non deve dimenticare di dialogare con le donne della sinistra politica, con il femminismo e con le radici storiche della nostra Repubblica (Resistenza e antifascismo) come, giustamente, ha sottolineato {{Lidia Menapace che, in qualità di resistente e femminista, si è guadagnata l’unica standing ovation. }}
Inclusione vuole dire discutere fino allo sfinimento con tutte e quei pochi (che spero diventino sempre di più) le questioni cruciali della politica (economia compresa!). Inclusione non significa mettere a tacere le contraddizioni, né tanto meno cancellare le voci più critiche, altrimenti si perde l’idea della rete e del confronto e si rischia di diventare sponsor delle politiche di riferimento. Inclusione significa dar parola a tutte coloro che non hanno gli strumenti per prendersela, dialogare in modo comprensibile con chi subisce le scelte politiche e non ha il tempo, la forza, le possibilità di esercitare la sua cittadinanza, includere significa mettere in discussione modelli sociali che tendono ad escludere (riflettiamo in modo serio e attento sulla tanto amata parola meritocrazia).
Non è un caso che una delle questioni sia stata i{{l rapporto con il potere (che resta patriarcale}}), lo starci dentro in qualità di amministratrici, senza rinunciare alla specificità politica dei temi discussi a Siena (appassionanti gli interventi della Consigliera del Comune di Siena e della Presidente del Consiglio comunale di Bologna).
E ancora, non è un caso, che {{gli interventi più radicali siano stati fatti da ragazze ‘giovani’ }} (giustamente una di loro ha chiesto di essere per favore considerata un’adulta), ragazze che vivono sulla loro pelle i risultati delle scelte politiche operate da centro sinistra e centro destra negli anni novanta: precarietà, individualismo, flessibilità, cancellazione dei diritti, riduzione dell’autonomia.
Sono stati due giorni bellissimi di cui non si può che essere grati/e, che dovrebbero avere una visibilità enorme, vasta e capillare. Due giorni che possono aver generato entusiasmi e qualche delusione ma che certamente e caparbiamente devono essere l’inizio (ricordando e imparando dai tanti inizi passati) di un percorso ad ampio respiro.
{{Il mio augurio}} è che gli uomini presenti a queste sue giornate sappiano, nei loro luoghi di lavoro, nelle loro relazioni amicali e amorose, nel loro quotidiano, agire le parole ascoltate.
* {Gruppo Sconfinate, Romano di Lombardia (Bg)}
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