Un personaggio scomodo: Ipazia del IV sec. d.C.
Dal 23 aprile, nelle sale cinematografiche italiane, sarà in visione il film Agorà. Intanto in tre città italiane (Roma, Milano, Genova) la presentazione in anteprima del film accompagnata da tavole rotonde. Il film {Agorà} del regista spagnolo A. Amenàbar, distribuito dalla Mikado ([www.Mikado.it->http;//www.mikado.it]), riprende il dramma di questa neoplatonica,scienziata e matematica dell’età bizantina, sempre oggetto di contestazioni e polemiche.
Sì,perchè lei, la stessa probabilmente raffigurata nella grande tela della Scuola di Atene di Raffaello nei palazzi vaticani, è stata {{la direttrice della Biblioteca d’Alessandria}} poi distrutta, dotata di grande carisma tanto d’avere attorno a sé uno stuolo di discepoli fedeli che le erano molto affezionati.
Eppure le toccò {{una sorte orrenda}}, quando nella sua stessa città fu accerchiata e straziata da una folla inferocita di convertiti cristiani (parabalani ) dopo l’editto di Teodosio del 391 d.C. che rendeva il Cristianesimo religione di stato. Chi avrebbe mai potuto pensare che dietro la buona novella d’una religione di fratellanza e pace potessero allignare sentimenti di così grande barbarie da indurre all’assassinio? Eppure successe come ancor oggi succede nelle lontane contrade dei paesi fondamentalisti incapaci di discernere il benchè minimo lume di ragione.
{{Ipazia}} che s’era votata al culto del sapere e della ricerca ,creatura innocua, culturalmente molto impegnata, allevata dal saggio padre, anch’egli astronomo, all’ombra della rinomata Biblioteca d’Alessandria,apparve {{pericolosa alla folla ignorante dei fanatici}}, perchè era donna colta, quindi diversa dalle altre e per giunta pagana. Si attuava l’impossibilità che quel motto, più volte poi ripetutosi nella storia, della “reductio ad unum “, cioè d’una forzata omologazione ad un solo principio, potesse portare buoni e duraturi frutti. Sto pensando all’impero romano e a tutti gli altri simili, prima e dopo, che crollarono miseramente dopo aver schiavizzato un infinito numero di persone. Non è possibile pretendere di ridurre le menti umane ad un appiattimento programmatico uniforme. Solo con la pratica del pluralismo e del multiculturalismo può essere assicurata la libertà di pensiero e di espressione necessaria ad un’adeguata promozione umana.
L’esempio di Ipazia, oggi riscoperto dalla cinematografia con a disposizione mezzi raffinati di analisi e di diffusione, consente di acquisire visivamente e rapidamente quanto hanno da tempo discusso filosofi, scienziati ed autori sull’argomento, dagli illuministi {{Diderot}} e {{Voltaire}}, ai modernisti ed a singoli prestigiosi autori come {{Shelley, Yourcenar, Luzi, Kavafis}},per indicarne solo alcuni.
{{Italo Calvino}} nelle sue “Città invisibili” presenta tra le altre {{la città d’Ipazia}} ,come quella che conserva i segni d’un antico messaggio che non è solo di bellezza e di estatico rapimento, ma terribile risultato di prigionia e morte: “La sala di mezzo (del grande palazzo che lì si erge) era sbarrato da inferriate: i forzati con nere catene al piede issavano rocce di basalto da una cava che s’apre sottoterra”.
Vi incombe insomma, nel linguaggio fantastico dello scrittore, {{l’ombra della morte}}, ma pure s’avverte {{la dolcezza d’una musica}} che: “…va cercata nei cimiteri; i suonatori si nascondono nelle tombe; da una fossa all’altra si rispondono trilli di flauti,accordi d’arpe. ” E’ la musica del ricordo d’una perduta eredità.
Come dire: {{l’idea della morte si neutralizza con il chiaro messaggio dell’arte}} che riesce a ricomporre a distanza i frammenti dispersi d’un vissuto drammatico ed irrazionale e a dargli significato. Così sta succedendo per il film {{Agorà}}.
Tre città italiane: Roma,Milano, Genova ospitano in anteprima la presentazione del film che apparirà nelle sale dopo il 23 aprile e che, per un’idea geniale, è accompagnata da tavole rotonde a cui sono stati invitati eccellenti critici esperti.
Ho assistito, il 14 aprile al dibattito ({{il 20 si terrà a Milano),}}che s’è tenuto a {{Roma}} in collaborazione con l’Istituto Treccani, nella Piazza dell’Enciclopedia italiana, {{dibattito vivace a più voci,}} quelle di {{L. Canfora,C. Ossola,G. Giorello,S. Ronckey,}}seguito da un folto pubblico.
Tutti d’accordo sulla testimonianza di coraggio di questa eroina e sulla riflessione che ne consegue dell’empietà del suo estremo cruento sacrificio, della {{necessità di ribadire un no forte e gridato all’oscurantismo ed alla violenza,}} sinonimi di falsità e d’ignoranza, perchè vera civiltà significa superamento dei conflitti sociali, religiosi e politici e soprattutto trasparenza, rispetto dell’altro, anche del diverso, e libertà d’espressione.
Nel vario articolarsi dell’interessante confronto voci incisive e drastiche si sono levate come quella di{{ L. Canfora}}. Nessun consenso ha praticamente detto l’illustre filologo a chi mistifica la realtà e contrabbanda per legittimo ciò che invece è fuori da ogni legge , riferendosi {{all’oblio che ha da subito trasformato il misfatto consumato su Ipazia in una banale scaramuccia utile all’accomodamento del nuovo corso.}}
Altre più moderate interpretazioni sono seguite , della {{bizantinista Ronckey}} e del {{Prof. Ossola}}, che hanno inteso focalizzare l’andamento circostanziato dell’episodio storico e spiegato i motivi del suo accadimento.
Il {{Prof. Giorello}} ha sottolineato {{il contrasto sempre esistito tra scienza e fede}}, i diversi programmi e i linguaggi che scaturiscono da due sfere contrapposte difficilmente conciliabili su univoci fini, come insegna la storia di Galileo Galilei. Comunque gli studi astronomici di Ipazia, di cui nessuno scritto ci è pervenuto, se non qualche debole riferimento in diversi autori antichii, fanno propendere per {{un possibile accostamento a Keplero per la scoperta dell’ellitticità delle orbite dei pianeti}}.
L’attrice che risiede a New York,premio Oscar, {{Rachel Weisz ,interprete magistrale della protagonista}}, in un’intervista a “Sette” del “Corriere della Sera”, s’è detta convinta che{{ il film “ è contro tutti gli uomini che massacrano i loro simili urlando che il loro Dio è il migliore”.}} A distanza di diciassette secoli dall’episodio d’intolleranza in cui incorse Ipazia si alza il suo ricordo come monito perchè non accadano in nessun luogo e per nessun motivo episodi così cruenti che nessuna scusante possono avere nè in ambito religioso, né politico.
{Nell’immagine, dettaglio della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio che potrebbe raffigurare Ipazia.}
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