Un salario al lavoro domestico basato sulla fede
Lo scorso 3 marzo 2008 Celestino Migliore, arcivescovo, nunzio
apostolico e osservatore permanente all’ONU per conto della Santa Sede, è
intervenuto alla 52ª sessione della Commissione sullo Status delle Donne del
Consiglio Economico e Sociale sulla questione dell’uguaglianza nel trattamento dei
generi e del rafforzamento delle donne proponendo il salario domestico per le donne fuori dal mercato del lavoroDal 25 febbraio al 7 marzo 2008 si sta svolgendo all’ONU, nella sede di New York, la
52esima sessione della Commissione sullo Status delle Donne del Consiglio Economico
e Sociale. Nel 2007 la Commissione licenziò un documento dove, fra l’altro, si sostiene la
necessità di “eliminare gli stereotipi di Genere che riguardano il mondo
dell’istruzione, del lavoro e della sessualità che vanno ad alimentare tutte le
forme di discriminazione e violenza nei confronti di donne e bambine”, e si afferma
che “particolare attenzione deve essere rivolta all’alimentazione, alla
contraccezione e alla prevenzione della trasmissione dell’HIV e alla mortalità
infantile.”
Sì, avete letto bene, “contraccezione”.
Hanno letto bene anche in Vaticano, come hanno letto bene tutto il resto, trovando
conferma, dunque, che l’insidia peggiore per le donne (n.d.r.: o per loro medesimi?)
nel mondo di oggi è l’ideologia di genere, il «femminismo radicale», come lo ha
definito il cardinale conservatore spagnolo Antonio Canizares, che è teologo molto
amico di Ratzinger e dell’estrema destra spagnola.
Serve un’idea luminosa, devono essersi detti a Roma. E così ecco che, per il 2008, è
pronto il tridente d’attacco al Palazzo di Vetro: moratoria sull’aborto, visita del
mega direttore generale Ratzinger, e partecipazione alla Commissione sullo Status
delle Donne con una proposta inaspettata: il salario al lavoro domestico.
Eccoci quindi a lunedì 3 marzo 2008 quando Celestino Migliore, arcivescovo, nunzio
apostolico e osservatore permanente all’ONU per conto della Santa Sede, è
intervenuto alla 52ª sessione della Commissione sullo Status delle Donne del
Consiglio Economico e Sociale sulla questione dell’uguaglianza nel trattamento dei
generi e del rafforzamento delle donne denunciando come “l’enorme contributo delle
donne alla società nella famiglia come mogli e madri” spesso non venga “riconosciuto
e ricompensato”.
“Le donne affrontano la sfida di crescere i figli e contemporaneamente di cercare di
raggiungere la sicurezza economica”, lamenta.
_ Per questo motivo, ha osservato, servono “maggiori risorse e politiche più
coraggiose per ricompensare il contributo socio-economico delle donne in casa”.
_ Secondo Migliore, un compenso aiuterebbe soprattutto (n.d.r.: ma non solo…) “le
donne povere e quelle che hanno meno possibilità di entrare nel mondo del lavoro”, e
sarebbe anche “un modo concreto di far sì che le donne possano beneficiare della
spesa pubblica della quale spesso e in molti luoghi non ricevono la loro giusta
parte, o dalla quale sono perfino escluse”.
D’altra parte, prosegue, una sempre maggiore presenza femminile nel settore del
lavoro professionale “ha creato nuove sfide per le donne, come lo sfruttamento nelle
aziende che sfruttano la manodopera e il traffico di donne e ragazze per scopi
economici e sessuali”.
_ In questo modo, “il crescente numero di donne che lavora
fuori casa sfida i Governi a promulgare leggi, implementare programmi e rafforzare
misure per difendere le donne da predatori senza scrupoli, da condizioni di lavoro
subumane e dal lavoro disumanizzante”.
Accanto a questo (cioè al salario al lavoro domestico), “devono rimanere una
priorità i programmi, molti dei quali basati sulla fede, che forniscono assistenza
alle donne bisognose, soprattutto alle vittime di abusi psichici e sessuali”.
Poiché i programmi di riscatto femminile sono basati sulla fede, i Governi, la
società civile e le organizzazioni basate sulla fede dovrebbero lavorare insieme per
trovare dei modi di promuovere il pieno accesso delle donne ai programmi di sviluppo
e agli schemi di finanziamento, ha osservato l’osservatore…
Ricapitolando… se capisco bene, dovrebbe funzionare più o meno così: i governi ci
mettono i soldi, la società civile ci mette le donne, le organizzazioni basate sulla
fede (beh, l’unica organizzazione basata sulla fede interna all’ONU è la chiesa
cattolica…) dirigono (dirige…) l’operazione “salario al lavoro domestico” e,
oltretutto, finalmente i governi pagheranno anche il mantenimento di perpetue e di
suorine importate…
Sembra un ingenuo romanzo di fantascienza distopica, dove un mega direttore generale
riesce a soggiogare l’umanità, invece è parte del progetto di egemonia mondiale del
Vaticano…
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