La nostra? Scuola prevalentemente maschile per definizione, per “sentimento popolare”.
Ma aumenta il numero delle ragazze iscritte. La presenza femminile ci aiuta ad affrontare il problema sulla diversità di genere. La figura della donna con la sua quotidianità, il suo sentire, ben diverso da quello maschile, spinge i ragazzi al confronto e a guardarsi dentro. La donna, a scuola, è “diversa” e imparare a conviverci è mettersi allo specchio.
Il primo stereotipo da combattere è soprattutto la convinzione delle famiglie e di alcuni insegnanti delle scuole medie secondarie di primo grado che tendono a orientare le ragazze verso altre tipologie di studi, non verso gli istituti tecnici, perché ritenute scuole solo per maschi. Mentre la presenza femminile è fondamentale per la crescita e per la reinterpretazione della società.
La donna deve continuare ad essere “diversa” dall’uomo, partendo dalla sua storia, dalla sua intelligenza, dai suoi valori e dai suoi pensieri spingendosi verso realtà più lontane. I ruoli, seppur diversi, possono scambiarsi e trarre il meglio l’uno dall’altro.

Il nostro percorso, che è di cittadinanza condivisa, si attua attraverso una sempre crescente consapevolezza dell’impegno, indispensabile a creare l’integrazione. Si è dato importanza al fare e vedere teatro, che è una forma di cultura che dà spessore al vissuto e in cui le diversità sono una ricchezza. Un modo di comunicare concetti in maniera emotiva, dando spazio all’affettività.

Il primo passo in questo sguardo alla differenza di genere parte dalla figura di Marie Sophie Germain, costretta a farsi passare per un uomo per poter proporre le sue teorie scientifiche, pur non perdendo la sua identità di donna. E’ una matematica che dà importanza alla scienza e per un Istituto Tecnico è elemento di specificità. E poi, una riflessione su Teresa Mattei, figura femminile di spicco della Costituente Italiana.

L’Istituto si è aperto al territorio collaborando con la Consulta delle donne, l’Associazione Lilith, l’Auser Filo d’Argento e la SIS (Società italiana delle Storiche). Il contatto ci ha spinto ad una maggior comprensione per la partecipazione attiva della donna nel nostro territorio: l’impagliatrice, la materassaia, la sarta, la ricamatrice, la modellista. Figure fondamentali nella storia locale: un’impronta al mondo del lavoro femminile.
Il 25 novembre 2013, in occasione della giornata sulla violenza di genere, abbiamo allestito, all’interno della scuola, una mostra itinerante con brevissime performance dei ragazzi in tutte le classi.
Tutti gli studenti hanno avuto la possibilità di riflettere e manifestare il proprio pensiero rispondendo ad un questionario sulla diversità di genere.

Il tema è la vita delle donne, ritrovata nelle pagine di un manuale di storia di una classe seconda e di una terza: quante volte e in quale modo viene citata, come subisce mutamenti di condizione e di contesto sociale.

Dopo l’excursus nella storia, nel quotidiano, nella cronaca, è stato prodotto un cortometraggio dal titolo “…io sono una persona”.

“Tu non puoi, perché sei una femmina e le femmine non possono.”
“Io non sono una femmina sono una persona”.

Si tratta di una frase sentita per strada e la riflessione su questa, ci ha permesso di apprezzare la formulazione verbale, la necessità di andare contro gli stereotipi di genere. Dignità della persona. Ogni creatura esiste con uguali diritti nella bellezza della diversità e unicità di ciascuno.
Alla fine del corto la poesia, perché prende le parole, le rinnova, perché il cambiamento viene attraverso la lingua che formula i nostri pensieri.
…comincerà la pioggia.
All’ orlo della pioggia, una vela
”.
Derek Walcott.

* Silvia Desideri e Danila Ferdan
Istituto d’ Istruzione Superiore
G. Ferraris- F. Brunelleschi
Empoli (Fi)