Una legge ai confini … della democrazia
Siamo in assonanza con quante e quanti guardano con preoccupazione alla legge elettorale approvata dalla Camera e ritenuta a rischio di incostituzionalità.
Noi la riteniamo incostituzionale anche per la mancata alternanza di donne e uomini che
garantirebbe quella parità di cittadine/i prevista nella Costituzione italiana.La nostra associazione ha storicamente radici profonde nella democrazia nel nostro Paese, dalla lotta per la Liberazione al ruolo fondamentale avuto nei lavori della Costituente.
Siamo state le prime ad utilizzare l’istituto della legge di iniziativa popolare, convinte che le pratiche democratiche debbano essere sostanza viva di tutta la comunità nelle sue varie articolazioni sia pubbliche che private.
Con questo spirito ci siamo sempre mosse fino alla nostra proposta di legge del 2007 sul 50E50 ovunque si decide.
Siamo pertanto in assonanza con quante e quanti guardano con preoccupazione alla legge elettorale approvata dalla Camera e ritenuta a rischio di incostituzionalità.
Noi la riteniamo incostituzionale anche per la mancata alternanza di donne e uomini che garantirebbe quella parità di cittadine/i prevista nella Costituzione italiana.
La democrazia dà il diritto di scegliere da chi ciascuna e ciascuno vuole essere rappresentata/o senza passare per la mediazione dei partiti e invece ancora una volta questo diritto viene negato, dopo tanti anni di “porcellum” e di tutto il cumulo di critiche che lo hanno accompagnato.
Inoltre denunciamo come falso, scorretto e fuorviante l’uso dell’espressione “quote rosa” in riferimento a norme che hanno l’intento di garantire un pari accesso delle donne alle cariche elettive.
Ci rivolgiamo alla politica ma, in primo luogo, al mondo dell’informazione che dovrebbe sapere che il linguaggio non ha solo la funzione di nominare la realtà, ma che porta in sé il rischio, come in questo caso, di deformarla.
I media dovrebbero ormai conoscere la differenza tra il concetto di “quote” e quello del “50E50”.
Vogliamo infine sottolineare che il bisogno di ricorrere a queste norme nasce dal fatto evidente che non esiste una reale democrazia interna nei vari partiti, dove pure le donne ci sono, spesso con competenze indiscutibili e senso di responsabilità.
Noi queste donne le vorremmo tutte più attente alla differenza di cui sono portatrici e alla storia e cultura che questa differenza ha prodotto e con queste donne siamo sempre state disponibili a dialogare.
Ci auguriamo che il dibattito al Senato possa rimettere questa legge sui binari di una sostanziale e compiuta democrazia e, comunque vadano le cose, valuteremo con attenzione le scelte di tutti i partiti in merito alla presenza di candidate e della loro concreta eleggibilità. Restituiamo perciò la responsabilità a chi nella sostanza ce l’ha, al di là di una legge nazionale che pure riteniamo necessaria.
Noi non siamo e non ci sentiamo soggetti a cui spetta una quota: siamo più della metà e vogliamo una volta per tutte piena cittadinanza in questo nostro Paese.
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