“Una parte di me” di Ginevra Bartoli
“Immortale Afrodite dal trono variopinto, figlia di Zeus, tessitrice di inganni, ti supplico non domare il mio cuore con pene e dolori, tu che puoi. Vieni da me anche ora, liberami da questo peso d’angoscia, realizza ciò che il cuore desidera, combatti accanto a me”. Saffo, lirica greca
Una Parte di Me, titolo simbolico ed emblematico che disegna un itinerario di vita, dando un senso al voler essere, in un oltre lontano, reinventando il quotidiano. L’esistenza che scorre nel testo è quella dell’autrice Ginevra Bartoli, che sceglie la forma del diario autobiografico per narrare, narrarsi e scandagliare la sua anima. Il testo è un susseguirsi di lettere, un desiderio irrefrenabile di dare voce a tutte le emozioni, i dubbi, i chiarori e gli scuri che risiedono nella mente e nel cuore. Una prima esplicazione del titolo dell’autobiografia, la ritroviamo quando la scrittrice dichiara: “Vorrei poter sbocciare nel bellissimo fiore che sta assopito nella parte più nascosta e timida della mia anima”. Ginevra non si nasconde e cerca di ascoltare tutto quello che le viene da dentro e dall’interagire con gli altri, prendendo la scrittura come stile alto di comunicazione ed espressione. Lo scrivere anche come sentiero terapeutico dunque, superando se stessa e, al contempo dando una parte di sé che si palesa però come la sua essenza.
È alla sua prima esperienza letteraria, perché prima non aveva trovato il coraggio e l’opportunità di risalire da quel buco nero in cui l’avevano e si era accartocciata, con l’ambizione di tornare a “riveder le stelle”. Ha sempre amato la notte e la pioggia l’autrice, perché le fornivano una specie di guscio impenetrabile. Vive sulla sua pelle il giudizio e pregiudizio degli altri, le maldicenze, le calunnie, un sentimento profondo di isolamento e di abbandono. Ha sofferto un lungo tappeto di incomprensioni e depressioni, sul quale ha camminato come sui carboni ardenti. Ma ardente è rispuntato dentro di lei un moto interiore a voler essere, a voler vivere. Ritrova forse, nell’arte di usare le parole sulla pagina bianca, il volàno per andare al di là del suo male fisico e psichico. Un male che non è soltanto quello di esistere ma soprattutto quello di avvertire di non esistere. Ecco allora che un filo bianco e nero incapsula nel libro un forte amore per la musica, e per un uomo. I due sentimenti si amalgamano tra loro.
In un’epoca tutta tecnologica, Ginevra scopre lo scrivere a mano, regalando tutto quello che le procurano le note musicali e la passione amorosa per un altro essere umano. Uniche ragioni di vita, la musica e l’amore, anche non corrisposto. Forse solo dei pensieri, percezioni o vivida realtà. Non sono le condizioni di vita a determinare la felicità o l’infelicità ma come si vede, non solo guardandola, la propria condizione, le avversità o le beatitudini.
Non esistono casualità, lo sa bene la scrittrice, né un destino scritto per sempre da altri. Per questo, dopo aver passato anni ed anni a piangere e disperarsi, a piangersi addosso, ha deciso di condividere i suoi pensieri e gli stati emotivi. Prova ad abbandonare la tristezza e l’idea che lei è una persona sbagliata, inadeguata. Non si adegua, non si omologa, anzi fa delle scelte che le appartengono e la rappresentano. Costruisce, sulla via dell’immaginazione, frammenti di un discorso amoroso tra sé e un essere umano che aspetterà tutta la vita, che amerà in modo assoluto senza avere corrispondenza di sensi. Crea un castello di parole, incanta le sue giornate con righe epistolari. Aspetta un Godot che non arriverà ma, ordisce davvero una trama esistenziale palpabile, visibile, in cui ognuno di noi si intravede o si riconosce. Per allontanare il nulla, visioni mostruose e incolori, per alleggerire il suo malessere, affila le armi poderose e generose dello stile narrativo. Partendo da sé, dai suoi fantasmi. “Wilhelm, cosa è mail il nostro cuore senza l’amore? È come una lanterna magica senza luce” esclama Goethe nei “Dolori del giovane Werther”. “Ti ho mostrato il lato più buio di me, perché non ti ho vicino e, così non posso nasconderlo” esclama L’autrice. Un intreccio di trasfigurazione epistolare si tramanda ne Una Parte di Me. Un epistolario di impeto e sofferenza quello che Goethe offre alla lettura.
La storia parte dalle vicende di Ginevra Bartoli che si avvicina al Kpop, genere musicale nato negli anni ’90 e formato soprattutto da artisti coreani. Una musica pop sottovalutata per tanto tempo e che per Ginevra ha in sé una intrinseca melodia vibrante, sintagmi poetici romantici e crepuscolari. Inizia così ad intrattenere una fitta corrispondenza con Minseok degli EXO, gruppo costituitosi nel 2012. Se ne innamora perdutamente senza nessun riscontro da parte del giovane, a cui però dona tutta se stessa e i più reconditi, intimi e imperscrutabili ambiti della propria vita ed anima. La musica scandisce il tempo che passa, allontana il passato e restituisce un presente non monocorde. Come nei dolori wertheriani la scrittrice esprime tutto il suo sconforto per un mondo non empatico, per il disamore che incontra, per l’angoscia che prova, le incomprensioni, la cruda realtà che vede gli esseri umani, ognuno per proprio conto, vestire solo i propri panni e, sentirsi viandanti individuali in una terra che non è per tutti.
Per troppo tempo, prima di apprestarsi a mettere nero su bianco, la giovane prosatrice Ginevra, anche poeta, si è cimentata in un mondo che le appariva ostile, non inclusivo. Un mondo che le si mostrava con tutte le ombre. Le albe succedevano ai tramonti, ma questi prendevano il sopravvento, non lasciando intravvedere vie di scampo ad una angoscia perenne che la pervadeva. “Ti ho amato e ti amo talmente tanto che in questo modo vado a compensare anche lo scarso affetto che provo per me”. Con queste parole Ginevra affronta l’essersi annullata per un uomo che nemmeno la conosce, capisce di non essersi amata abbastanza. La fitta corrispondenza subisce ad un certo punto una battuta d’arresto. Lei si ferma a prestare più attenzione a sé, vuole essere felice, divertirsi anche, uscire di casa, incontrare amici, vuole aprirsi. Ma comprende di nuovo che, anche una forte amicizia con la sua amica Giulia non le accresce vitalità, ma solo momenti fugaci e quindi passeggeri. “Non provare pietà per i morti Harry, ma provala per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore” Albus Silente. Per lei esistono solo l’uomo che sta nella sua mente e la luna. Il sole non la abbaglia, non la illumina e si scansa se lo vede avvicinarsi. Si illude fanciullescamente come Saffo di essere una cosa sola con l’amato? Non prende mai in considerazione il diverso modo di amare tra uomo e donna. Saffo aveva davvero incontrato Afrodite? Anche per Saffo era diventato un gioco letterario o, invece, come per Ginevra una perenne ricerca di armonia tra le persone, di empatica convivenza? L’autrice crede davvero nella bellezza e nell’amore.
Uno stile narrativo non impersonale che traghetta versi poetici e lettere di prosa quello di Ginevra Bartoli. Esempio di stile intenso che alterna dolore a gioia; sentimenti corporei non aleatori, che non possono essere solo una commistione di artifici letterari, ma bisogno profondo di mettere radici su una esperienza soggettiva. Esperienza realistica o solo mentale? Tutte e due le cose ma pur sempre una trama diaristica che crea vicinanza e riconoscibilità. Qui gli dei non appaiono in battaglia ad eroi guerrieri, ma ad una donna innamorata della vita, suo malgrado. Una donna che cerca la sua essenza e l’incanto dell’amore. Una donna che ha conosciuto grandi sofferenze, disgustata dall’insensibilità dell’umanità ma, che vuole ritrovare il capo di una matassa che credeva perduta. Costruisce una storia credibile, la sua in parte. In questo fa una operazione con le parole che gli riesce benissimo: condividere emozioni, pensieri, sogni.
Chi è Ginevra Bartoli
Ginevra Bartoli, nata il 4 giugno del 2001, è una studentessa liceale, alla quale manca un anno di studi per conseguire la maturità. Nata e cresciuta in un piccolo paesino nella provincia di La Spezia, sogna dopo le scuole superiori, di laurearsi in lingue orientali e andare, se possibile, a vivere all’estero. Questo è in assoluto il primo libro che pubblica, perché prima di allora non ha mai trovato il coraggio né la fiducia nelle sue capacità per farlo. La scrittura è da tanti anni la sua valvola di sfogo insieme alla passione e amore per la musica, elemento su cui è basato il suo primo libro.