Una proposta politica a tutto campo fondata sulla democrazia partecipativa
Il forum dei Comuni per i Beni comuni che si è tenuto a Napoli, organizzato dal Municipio partenopeo, lo scorso 28 gennaio è stato tante cose insieme. Ha legato insieme realtà tanto diverse la nozione di bene/i comune/i. Una nozione che comincia ad avere struttura teorica (grazie ai lavori di alcuni giuristi) ed una immediata capacità comunicativa. Il teatro Politeama, poco sopra la splendida Piazza del Plebiscito, ed il Maschio Angioino si sono riempiti (davvero) di amministratrici ed amministratori locali ma soprattutto di associazioni, comitati, gruppi di cittadinanza attiva. che, come dice Paolo Cacciari nell’articolo che ha scritto sul Forum, “costituiscono quella galassia di movimenti che uno studioso americano (Paul Hawken) ebbe a definire “moltitudine irrequieta”, unico antidoto alla crisi di civiltà che sta attraversando l’emisfero occidentale”.
Forum dell’acqua, No Tav, No Dal Molin, Chiaiano e anti-inceneritori, No Ponte, Teatro Valle, reti di donne che non si rassegnano a tornare o a restare “secondo sesso” per sempre perché sempre più discriminate e relegate nella spirale perversa fra lavoro produttivo e di riproduzione sociale, biologica, domestica; operaie ed operai colpite/i nei diritti sindacali alla Fiat e non solo; giovani precarie/i; immigrate/i.
Ha legato insieme realtà tanto diverse la nozione di bene/i comune/i. Una nozione che comincia ad avere struttura teorica (grazie ai lavori di alcuni giuristi) ed una immediata capacità comunicativa.
Beni comuni come prospettiva, collettiva e individuale insieme. Strumenti indispensabili e insostituibili per l’affermazione e l’esigibilità dei diritti fondamentali delle persone, donne ed uomini.
Categorie dell’essere (se stesse/i in connessione con gli altri) e non dell’avere, del possedere, dell’accumulare, del competere.
_ Nelle tante “anime” del Forum c’è chi vuole considerare il nuovo paradigma dei beni comuni come qualcosa in grado di rimettere insieme i pezzi, o i cocci, di una sinistra frantumata e dispersa in troppi rivoli.
Ma c’è anche chi è convinta/o che più di questo oggi sia necessario porsi il problema di cercare insieme un nuovo senso comune che provi a superare, in termini evolutivi, la dicotomia tra pubblico e privato, tra stato e mercato, tra sovranità statuale e proprietà privata , agendo le rotture necessarie con le compatibilità date e riaffermando il desiderio di trasformazione di sé e del mondo.
Avremo modo di ragionare (per esempio nella “festa dei beni comuni” che si è proposto di tenere in primavera a Bari), intanto però è necessario ed auspicabile tenere in rete, dal basso e dall’alto, tutte le esperienze concrete in atto (vertenzialità conflittuali nei territori e sui luoghi di lavoro) per sottrarli alle logiche perverse del mercato e prendersene cura collettivamente.
Il Forum di Napoli dunque ha tenuto insieme la difesa dei comuni contro il taglio dei trasferimenti finanziari, la disubbidienza contro il patto di stabilità e la privatizzazione, la tenacia nel far rispettare i risultati del referendum e per lanciare una Carta europea per i beni comuni.
Ma il Forum è stato anche l’espressione di un desiderio: una proposta politica a tutto campo fondata sulla democrazia partecipativa ( quindi su regole condivise e applicate) che provi ad immaginare già per la prossima scadenza elettorale nazionale del 2013 la creazione di un soggetto politico radicalmente nuovo nelle forme e nelle modalità d’azione.
Un soggetto politico non come sommatoria delle formazioni politiche esistenti, libero dalla malattia del leaderismo e dalla dominazione maschile, in grado di promuovere presa di coscienza attraverso percorsi di educazione popolare, capace di mobilitare i desideri e di creare entusiasmi, che di questi tempi ce n’è un gran bisogno.
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