Una pubblicità illuminante. Lo straccio complice dell’assassino
La spinta all’acquisto velleitario si è affinata nel ricercare le pulsioni più primitive e ferine nei consumatori; i professionisti di questa tecnica di circonvenzione, che è difficile chiamare informazione commerciale, sono diventati più sfacciati e furbi. La spinta all’acquisto velleitario si è affinata nel ricercare le pulsioni
più primitive e ferine nei consumatori; i professionisti di questa tecnica
di circonvenzione, che è difficile chiamare informazione commerciale, sono
diventati più sfacciati e furbi.
La pubblicità congegnata da Clendy, ispirata all’eliminazione impunita del
convivente, promette{{ un prodotto capace di cancellare orme e indizi del
delitto perfetto}}. Nei cartelloni, senza dubbio illegittimamente affissi,
sono rappresentati alternativamente un uomo e una donna presumibilmente al
termine di un omicidio.
Se le donne si sono ribellate al ruolo di oggetti della comunicazione e a
quello di imbecilli consumatrici di miracoli, il comminatore medio
dell’ideologia sessista in pubblicità ha scoperto le pari opportunità
dell’offesa. E per queste pari opportunità invoca lo sdoganamento di ogni
violenza e nequizia . Vittima una donna, vittima un uomo, vittime tutti,
nessuna vittima.
Furbizie, queste, quasi superflue nel clima schizofrenico che domina
l’attualità.
Sotto la pressione delle campagne di denuncia sull’uso violento delle
“donne oggetto” in pubblicità e nella comunicazione, è emersa nella politica
una retorica ricca di manierismi verbali che sono però indifferenti
all’attuazione delle regole dettate dall’Europa e gli organismi
internazionali per l’eliminazione della violenza nella comunicazione.
Da molti anni sosteniamo il contrasto al femminicidio rivolgendo la nostra
attenzione all’apparente molteplicità delle cause che lo determinano.
Abbiamo trovato modi e parole per respingere la violenza, spogliarla dei
travestimenti, ma soprattutto sappiamo dove le nostre campagne hanno
colpito di più: sull’esposizione impunita delle connivenze e delle
complicità intellettuali.
Sostenere ancora un contraddittorio su un nostro presunto moralismo codino,
su una presunta “indifferenza sessuata” della violenza è davvero fuori dal
nostro interesse. Il femminicidio è un fenomeno diversificato, ma è sempre
il meccanismo estremo del dominio del sesso maschile su quello femminile e
si modula attraverso i canali di una comunicazione politica e culturale che
è fatta di parole ed immagini che sono pietre. Rappresentare con leggerezza
il femminicidio, è già femminicidio.
Non abbiamo avuto dubbi di fronte {{alla pubblicità dello straccio che
pulisce il sangue}}. Noi non lo compriamo perché non abbiamo sangue da
pulire, se non quello delle ferite delle nostre sorelle.
Non lo compriamo perché da tempo ci siamo liberate dall’acquisto compulsivo
“del più pulito possibile”. Clendy ed altri non si rassegnano al fatto che
non sono più le donne a cascare nella trappola della casalinghità nevrotica
e si rivolgono agli uomini per la conoscenza che hanno di se stessi.
*Non comprare però non ci basta, molte delle nostre città si sono dotate
di meccanismi di controllo sulle affissioni. Tante, e Napoli è una di
queste: crediamo che all’imminente scadere delle concessioni tanto il
Sindaco quanto gli Assessori e il consiglio comunale debbano mantenere
l’impegno assunto di liberarci da quella che noi crediamo sia una vera e
propria apologia di reato. *
Udi di Napoli
Napoli, 29 marzo 2013
{{n.d.r. Versione corretta dell’articolo che sostituisce la precedente, da noi inserita come da invio da Udi Napoli. L’Udi Napoli si scusa con Vileda per averla erroneamente indicata come Marca della pubblictà incriminata.Anche noi uniamo le nostre scuse. }}
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