Un’indagine sulla radiofonia a Roma
Pubblichiamo una delle relazioni al seminario “Gli studi di genere alla Sapienza” (Roma, 30 settembre 2010) che dà conto di una ricerca in corso di ultimazione presso la facoltà di Scienze Politiche e sociali, Dipartimento di Scienze sociali “Uomini e donne nelle radio private a Roma. tra passione del lavoro e condizioni lavorative precarie” (R. Carrara, F. Bergamante, P. Di Nicola e A. Fasano)La radiofonia privata è un pezzo del mondo del lavoro, piccolo ma interessante da studiare, perché ricco di contraddizioni che oscillano dal fascino del mondo della comunicazione ad equilibri lavoro-famiglia imperfetti.
La radio ha oltre cento anni, ma non è un medium “vecchio”, perché ha saputo trovare via via nuove funzioni diverse da quelle della televisione ed ha saputo rinnovarsi anche dal punto di vista tecnologico. Certo la televisione è ancora il medium che più condiziona l’opinione pubblica, ma {{la radio è ancora un mezzo di comunicazione di facile accesso e di proprietà poco concentrata}}.
La ricerca in corso di ultimazione si intitola{ “Uomini e donne nelle radio private a Roma. tra passione del lavoro e condizioni lavorative precarie”} I principali autori sono {{R Cavarra, F. Bergamante, P. Di Nicola e A. Fasano. }}
Dal punto di vista metodologico si tratta di una ricerca di carattere esplorativo che utilizza prevalentemente, ma non esclusivamente metodi qualitativi, non tanto per scelta, quanto piuttosto per la poca disponibilità di dati e per l’impossibilità di raccoglierli in maniera esaustiva.
I {{principali obiettivi della ricerca }} sono :
_ a. cercare di capire com’è fatto un mondo poco conosciuto, quello delle radio locali
_ b. analizzare condizioni, vissuti, prospettive lavorative più o meno precarie di chi in quelle radio lavora
_ c. studiare gli intrecci tra vita e lavoro, se e come il lavoro limita il metter su famiglia e viceversa se soprattutto i figli sono di ostacolo al percorso lavorativo
_ d. Ultimo obiettivo della ricerca, ma non certo per ordine di importanza è capire come tutto questo è vissuto dai lavoratori e dalle lavoratrici: quanto pesano le differenze di genere, se e quanto sono riconosciute.
E’ possibile fare un confronto con {{radio Rai}}, presso la quale parte dell’attuale gruppo di ricerca aveva svolto un’indagine ({Il genere della radio: Carriera ,famiglia e pari opportunità}, a cura di {{P.Rella}} e {{R. Cavarra}}, FrancoAngeli, 2004) Anche nella Rai avevamo incontrato molte lavoratrici e lavoratori precari, in particolare giornalisti e programmisti registi.
Come ci aspettavamo, le ed i precari sono anche di più nelle radio private, dove c’è sicuramente anche lavoro nero.
{{Nelle radio private}} soprattutto il lavoro da giornalista o aspirante tale, ma anche la figura più ambigua di chi fa animazione musicale e conduce programmi, in cui intervengono gli ascoltatori, sono lavori che affascinano e che attraggono sia ragazzi che ragazze, al di là del loro effettivo contenuto (tipo preparare un notiziario che dura un minuto).
Dalle interviste emergono contraddizioni tra passione per il lavoro e insicurezza lavorativa, che trattandosi di piccole imprese è percepita persino da chi ha un contratto a tempo indeterminato (non era così ovviamente in Rai). Un percorso tipo in campo giornalistico comincia in una radio no profit in cui prevale il lavoro volontario, prosegue con stage e/o lavoro nero in una piccola radio commerciale e, se va bene arriva a un contratto a tempo indeterminato dopo diversi anni di lavoro precario. Anche più stentata è la carriera dell’ animatore/trice e conduttore/trice di programmi musicali e sportivi.
La {{femminilizzazione del mestiere di giornalista}}, che da mestiere maschile qual’era tra gli assunti a tempo indeterminato in Rai nel 2002, diventa paritario tra i precari Rai nel 2005, è continuata nell’ultimo decennio, andando di pari passo al passaggio da lavoro professionale dipendente ben tutelato a lavoro precario, a conferma di un’intuizione di Bordieu, (1998) secondo il quale un’occupazione più è femminilizzata più si svaluta. Un’altra delle possibili spiegazioni dell’alta presenza di redattrici aspiranti giornaliste è che le piccole radio sono la porta d’ingresso per chi vuol fare tale lavoro
Se i lavori di chi parla alla radio è svolto da uomini come da donne, il lavoro di supporto alla produzione è {{caratterizzato per genere}}: quello amministrativo rimane “{{femminile}}” e quello tecnico rimane “{{maschile}}”, almeno finché è esclusivo , dato che sempre più spesso è richiesto a chi parla di curare anche la parte tecnica e spesso anche la pubblicità.
La segregazione occupazionale di tipo orizzontale è dunque poco presente , anche per il carattere artigianale del lavoro, quella verticale invece è ancora forte, dato che dirigenti e imprenditori sono prevalentemente uomini e le testimonianze delle poche dirigenti e imprenditrici ci fanno capire il perché: la forte difficoltà a conciliare un lavoro molto assorbente con una famiglia.
Ciò che discrimina uomini e donne nella carriera, nel nostro come in altri casi, è la {{difficoltà di conciliare lavoro e figli}}. Specie quando si hanno basse retribuzioni, si rimanda la nascita dei figli e quando nascono i figli i comportamenti si divaricano: gli uomini cercano magari un altro lavoro, le donne se possono il part time.
A quasi 40 anni dalla nascita del secondo femminismo nessuno mette più in discussione le disuguaglianze del passato e la tendenza a un superamento delle discriminazioni tra i generi.
{{
Ma l’uguaglianza sta per essere raggiunta?}}
_ Dalle interviste emergono contraddizioni tra affermazioni di parità ormai raggiunta tra uomini e donne, nella società e nel lavoro, e racconti di esperienze di discriminazione, o quanto meno di disparità di trattamento e di difficoltà femminili quando si ha un figlio.
_ Nonostante il rimescolamento delle opinioni, più donne che uomini pensano di avere o aver avuto qualche difficoltà in più. Altre accettano o addirittura rivendicano differenze, che si richiamano al carattere sociale femminile o più semplicemente al maggior impegno negli studi ( come dicono anche alcuni uomini le donne sono spesso più brave). Viceversa gli uomini hanno opinioni più differenziate: in particolare sono tutti giovani coloro che pensano che le donne sono facilitate nella comunicazione. Come dice un tecnico a tempo determinato in una radio comunitaria
“{Per la donna è più facile, forse. .. Il problema della donna è il carattere rispetto all’uomo.(…)La donna è molto più forte e a volte si scontra nel mondo del lavoro con alcune realtà. Mentre l’uomo, forse…Ci sono vari tipi di uomini, ovviamente! Però magari l’uomo è più pacato (…) siamo molto ma molto pazienti e calmi, tranquilli, e invece le donne hanno più problemi. Però sono di più le donne che stanno in radio} “(U1 di 26 anni)
Qui è interessante il {{rovesciamento degli stereotipi di genere}}: donna più forte (anche più prepotente?) e uomo più paziente, più calmo e tranquillo.
Più brutale ma non isolata la seguente opinione di un redattore da poco disoccupato
{{Nella sua radio, in particolare, le donne sono state facilitate?}}
{No, non sono state facilitate., ma ce n’erano. La maggior parte erano donne. Eravamo due tre maschi, pochissimi.
…… Chi ha la raccomandazione più grossa vince. È così. O sei donna}.
{{Ma sei donna, nel senso che ti prostituisci?}}
{Esattamente! Le dico chiaramente come stanno le cose!} (U40 ex-redattore 30 anni)
Dunque emerge {{un quadro di opinioni molto articolato}} che testimonia che qualcosa si sta muovendo in questo campo, anche se la parità non è stata certo raggiunta.
Al di là delle differenze d’opinione, contano{{ i vissuti}} che fanno emergere aspetti interessanti che vanno oltre il sentito dire. In particolare alcune giovani donne pensano che non ci sia più un problema di differenze di genere, ma poi sono costrette a ricredersi quando si trovano ad avere un figlio. Il fatto che questo problema non riguardi gli uomini con figli ci indica che anche in un ambiente che dovrebbe essere culturalmente avanzato, visto che abbiamo a che fare con persone istruite che lavorano nel mondo della comunicazione, {{le famiglie in cui i genitori collaborano su un piano di parità sono ancora troppo poche.
}}
E’ questo forse lo scoglio principale al raggiungimento della parità, oltre alla carenza di servizi per i bambini. L’altro punto importante che migliorerebbe la vita anche degli uomini è {{riavviare un dibattito sul modo di lavorare }} come ha fatto coraggiosamente la storica testata femminista “Sottosopra” (ottobre 2009), nel numero intitolato “{Immagina che il lavoro}”. Il lavoro va ripensato ispirandosi all’arte della manutenzione dell’esistenza, un modo di fare proprio finora soprattutto delle donne, che può aprire prospettive future per tutti/e.
La proposta è quella di spingere donne e uomini a praticare una nuova autocoscienza, che tenga conto di sé , ma non pensi solo a sé, che sia una strumento per superare il disagio della frammentazione, attraverso una contrattazione a tutti i livelli, ma al di fuori delle logiche di potere.
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