Riprendiamo da “kila – il punto di vista delle donne”, sito promosso dalla Commissione per le pari opportunità e dalla consigliera per la parità della Regione Piemonte, la seguente nota informativa.Più informazione per combattere le mutilazioni genitali femminili (MGF), una pratica diffusa in oltre venti paesi soprattutto africani, che con l’immigrazione è arrivata anche in Italia. Il Ministero della Salute ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 marzo le linee guida per le figure professionali che operano a contatto con le donne che provengono da paesi a rischio.

Si tratta di uno strumento operativo previsto dalla legge, che mira a {{potenziare e orientare l’attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione}} alle donne e alle bambine esposte a questa pratica dolorosa e rischiosa, condannata dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea.

{{Le linee guida}} partono dalla descrizione delle MGF, definite come “le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche” e ne illustrano i vari tipi, elencano i Paesi nei quali vengono praticate, raccontano le origini storico-culturali del fenomeno e ne descrivono le conseguenze sulla salute fisica e psichica delle donne. In particolare, contengono diverse raccomandazioni al personale sanitario sui comportamenti da tenere in ambito ginecologico e ostetrico: si sottolinea l’importanza della conoscenza del fenomeno da parte degli operatori, l’approccio multidisciplinare comprendente il sostegno psicologico, la delicatezza necessaria nell’approccio con la paziente e nell’esecuzione di viste e interventi. Vengono descritte le tecniche di deinfibulazione, necessarie per rendere possibile il parto naturale, e l’assistenza da prestare durante la gravidanza. Altri consigli riguardano i mediatori linguistico–culturali, gli assistenti sociali e gli insegnanti, chiamati a porre una particolare attenzione ai segnali che potrebbero arrivare loro da alunne straniere “a rischio”.

In Italia, secondo{{ le stime del Ministero della Salute}}, le donne immigrate che hanno subito o che rischiano la mutilazione genitale sono circa 90mila, soprattutto egiziane e senegalesi. Le bambine sarebbero circa 400, le ragazzine dai 14 ai 18 anni 3mila500, poco più di 60mila le donne dai 19 ai 40 anni e circa 26mila quelle con oltre 40 anni. Le donne che sono state certamente sottoposte a questa pratica sono almeno ventimila.

La legge n. 7 del 2006 ha introdotto nel codice penale {{il reato di pratica di MGF e previsto severe sanzioni}}. Per chi pratica le mutilazioni è prevista la detenzione da 4 a 12 anni, la pena aumenta di un terzo quando la vittima è una minorenne e l’autore è punibile anche quando l’intervento è eseguito all’estero su una cittadina italiana o straniera residente in Italia. Il personale medico rischia la radiazione dall’albo e la sospensione dell’esercizio della professione.

Il Ministero ha anche effettuato {{una ricognizione dei servizi offerti a livello regionale}} a donne e bambine sottoposte a pratiche di mutilazione genitale, attraverso la somministrazione di un questionario inviato alle Regioni a dicembre 2006. E’ emerso che questa tematica è presente nella programmazione sanitaria di tredici regioni, ma solo otto dispongono di strutture territoriali dedicate, e che su 43 presidi attivi in Italia ben 30 si trovano in un’unica regione, l’Emilia Romagna.

Il Piemonte non figura tra le regioni che si occupano specificamente del problema, nè a livello di pianificazione, nè a livello di strutture operative. Anche il nuovo Piano Sanitario Regionale 2007-2010, approvato a fine 2007, che pure dedica un capitolo alla salute della popolazione immigrata e prevede “la presenza di mediatrici interculturali specificamente preparate a farsi carico delle problematiche emergenti nei servizi materno-infantili”, non fa cenno a questo specifico problema: un’omissione cui sarà bene porre riparo.

Approfondimenti su www.kila.it
Le linee guida (PDF, 303 KB)
La ricognizione dei servizi MGF nel dicembre 2006 (PDF, 308 KB)
La giornata mondiale contro le MGF, celebrata il 6 febbraio