#unpattoperledonne “Il futuro che vogliamo include le donne”
Questo è un documento proposto alla discussione dal coordinamento degli stati generali delle donne
Premessa
Lepersone giovani continuano ad essere tra le più penalizzate sul mercato del lavoro e, tra loro, le giovani donne lo sono ancora di più, nonostante i migliori risultati conseguiti nei processi formativi scolastici ed universitari. La difficoltà di ingresso al mondo del lavoro si sta traducendo in misura crescente nella disponibilità ad accettare lavori meno qualificati. C’è un crescente divario tra le competenze richieste dalle imprese e quelle in possesso delle giovani donne che si affacciano sul mercato del lavoro. Il così detto S kills mismatch, che in Italia si attesta al 40% contro la media europea del 36%.
Larecessione che il Paese sta attraversando ormai da 8 anni riflette l’effetto congiunto di diversi fattori che combinati tra loro hanno avuto conseguenze rilevanti con conseguente riduzione della domanda di lavoro. I dati Istat di marzo 2016 evidenziano una lieve ripresa e per questo si ritiene necessario attivare forme, strategie, azioni più incisive per dare maggiore impulso al miglioramento in atto, non ancora visibile nel quotidiano. Il part time, inteso come scelta “involontaria”è un dato che in Italia è superiore a quello di tutti gli altri paesi europei, soprattutto per le donne. Soggetti precedentemente non attivi hanno iniziato a cercare un lavoro, spinti della necessità di sostenere la propria famiglia in questo periodo di crisi. Un fenomeno che ha coinvolto in particolare la componente femminile. Donne che non lavoravano o che erano uscite dal mercato del lavoro tornano cominciano a partecipare, spesso però in posizioni poco qualificate.
Se nelle statistiche ufficiali al numero delle persone disoccupate affiancassimo anche quello delle inattive ora alla ricerca, avremmo un quadro molto più ampio. Un numero impressionate se si considera che è forza lavoro non utilizzata che causa delle perdite sia economiche che umane. Il deterioramento umano di chi rimane fuori dal mercato è un danno individuale che comporta una perdita sociale, sia per le ridotte potenzialità di crescita sia per le esternalità negative nei rapporti sociali. I talenti delle donne non devono essere sprecati.
L’Europa raccomanda e sancisce principi di sostegno ai giovani e alle giovani donne in particolare fondati su politiche attive di istruzione, formazione e inserimento nel mondo del lavoro che, promuovendo la prevenzione dell’esclusione e della marginalizzazione sociale, introduce finanziamento importanti con valenza anche anticiclica negli Stati dove la disoccupazione giovanile risulta superiore al 25%.
Le donne e il lavoro delle donne sono un valore aggiunto per una riduzione delle povertà, per uno sviluppo delle città e l’attivazione di politiche di urbanizzazione sostenibili, per un’istruzione di qualità, per una vera attenzione all’ambiente e al cambiamento climatico, affrontare criticità emergenti quali le migrazioni in atto.
E’ ora di una nuova economia al femminile che si fonda su uno sviluppo economico e sociale inclusivo basato su sistemi di g overnance della cultura, dell’innovazione e della creatività che rispondano alle esigenze e ai bisogni delle popolazioni. Un sistema di gestione trasparente della società, partecipativo ed informato, che implichi anche il coinvolgimento di una ampia platea di voci, provenienti in particolare dalla società civile e dal settore privato.
Abbiamo bisogno di un cambiamento nei valori trasmessi dai nostri sistemi economici e finanziari: dalla ricerca della redditività al benessere, dagli schemi di concorrenza alla solidarietà, dalla disuguaglianza alla trasparenza.
Perché un Patto per le Donne?
Perché abbiamo studiato i dati nazionali ed europei, abbiamo attivato nel 2015 un giro
d’Italia dove abbiamo potuto chiedere alle donne e ai territori soluzioni, proposte, criticità e
abbiamo ipotizzato soluzioni possibili. Come Stati Generali delle Donne siamo partite da
Roma, il 5 dicembre 2014 presso la sede del Parlamento Europeo, con il Patrocinio del
Ministero Sviluppo Economico. Siamo state presenti da febbraio 2015 in ogni regione
italiana per attivare gli Stati Generali delle donne regionali. E’ risultato fondamentale dalle
nostre riflessioni declinare le politiche sul lavoro delle donne a livello di ogni singolo territorio
cogliendone le specificità, le vocazioni, le opportunità, per trovare soluzioni concrete. Le
aree urbane e rurali sono stati laboratori per studiare nuovi strumenti e nuove strategie per
uno sviluppo sostenibile che possa mettere in moto i meccanismi per ricreare
nuova occupazione per le donne. Abbiamo elaborato una Carta delle Donne del Mondo, discussa e
condivisa alla “Conferenza Mondiale delle Donne “Pechino vent’anni dopo”, che abbiamo
svolto a Milano in Expo a settembre 2015. La carta è alla firma di Enti, Associazioni,
Organismi nazionali ed internazionali. E’ parte della Carta di Milano.
E’ necessario attivare un processo di pianificazione strategica attraverso la stipula di un
Patto per le Donne, al fine di dare un rapido avvio e garantire l’attuazione degli interventi
considerati strategici, nonché di facilitare la nuova programmazione nazionale e comunitaria
in vista del raggiungimento degli obiettivi dell’Europa per il 2020 e del Millennio per il 2030
firmati il 22 aprile in sede ONU a New York.
Un Patto per le Donne fornisce una risposta flessibile ed integrata alle diverse esigenze
territoriali, promuovendo a tal fine un più efficace coordinamento tra i diversi strumenti di
programmazione e di pianificazione e tra le diverse fonti finanziarie disponibili, nonché tra i
diversi soggetti istituzionali interessati.
Un Patto per le Donne è un percorso unitario di intervento sui territori finalizzato a creare
nuova occupazione femminile nell’ambito dello sviluppo economico, produttivo ed
occupazionale dell’Italia, per la cui attuazione è ritenuta necessaria un’azione coordinata,
con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, in considerazione della strategicità e
complessità degli interventi, nonché per accelerarne la realizzazione, nel rispetto delle
disposizioni comunitarie e nazionali.
Si chiede che gli interventi previsti e condivisi siano finanziati con risorse nazionali,
dell’Unione Europea e mediante il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e la messa a sistema
delle risorse disponibili , dei Fondi strutturali dell’Unione europea e delle
risorse di cofinanziamento nazionale, delle risorse ordinarie nonché ricorrendo ad altri
strumenti finanziari quali fondi rotativi, project financing, ecc.
Si chiede che per l’attuazione degli interventi previsti e a titolo di comitato di indirizzo e di
gestione del Patto ci si possa avvalere anche del coordinamento degli Stati Generali delle
Donne e delle competenze delle stesse donne che sono attive nel network, nel rispetto di
quanto previsto dalla normativa europea e nazionale in materia.
Un’Agenzia Nazionale per le Donne dovrebbe rendersi responsabile del coordinamento e
della vigilanza sull’attuazione del Patto e svolgere l’azione di monitoraggio e valutazione
degli obiettivi raggiunti.
Una proposta concreta
Dall’Agenda Rosa, da noi elaborata e consegnata al Governo Monti, sono passati più di
quattro anni ma ad oggi, per favorire l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro, l’Italia
non ha mai elaborato una strategia sistemica. I nostri suggerimenti erano stati utilizzati per
una lettura di genere dell’utilizzo dei fondi strutturali e per meglio dare connotazione alle
politiche allora avviate per l’avvio delle start up.
Il rilancio dell’occupazione femminile può essere interpretata come una misura anticiclica,
capace di stimolare nuova domanda lavorativa.
La strategia è quella di un superamento dell’approccio di genere rispetto alla gestione della
cura e all’accesso ai congedi all’interno di un discorso più complessivo che riguarda una
progressiva “territorializzazione” dell’organizzazione del lavoro volta a favorire la costruzione
di sistemi di welfare aziendale.
La possibilità di utilizzare una programmazione negoziata con le aziende in merito ad
esigenze legate alla flessibilità negli orari di lavoro, nell’organizzazione del lavoro (smart
working, banca delle ore, job sharing, orario multi periodale) e alla condivisione , in base ad
accordi territoriali.
Si tratta di realizzare una migliore organizzazione del lavoro tramite un coinvolgimento
diretto delle lavoratrici e dei lavoratori, che può rappresentare uno strumento di
potenziamento della loro capacità contrattuale . Occorre ripartire dalle persone, ponendole al
centro delle relazioni industriali , introducendo il welfare aziendale come strumento fondante
nella contrattazione collettiva e territoriale per realizzare uno scambio virtuoso necessario fra
il miglioramento del benessere, del reddito, e la maggiore efficienza produttiva delle
imprese.
E’ questa la sfida del nostro tempo: mettere insieme la necessità di percorrere vie innovative
che sappiano ottimizzare la spesa pubblica e tutelare i nuovi rischi che derivano
dall’invecchiamento della popolazione, i processi migratori in atto e il conseguente aumento
delle spese sociosanitarie.
Premesso quindi che
un processo di rilancio economico, produttivo e occupazionale del territorio nazionale
richiede strumenti adeguati che impegnino le istituzioni a livello locale, regionale e
occorre attuare un piano nazionale, in un quadro programmatico condiviso,
una strategia di azioni sinergiche e integrate, mirata alla creazione di nuova
occupazione femminile,
occorre coinvolgere una molteplicità di soggetti pubblici e privati con risorse finanziarie a
carico delle amministrazioni statali, regionali, locali e quindi occorre definire e regolare una
serie di accordi per definire a) le attività e gli interventi da realizzare; b) i tempi e le modalità
di attuazione; c) i termini per gli adempimenti procedimentali; d) le risorse finanziarie
occorrenti per la progettazione, realizzazione e/o il completamento degli interventi; e) le
procedure ed i soggetti responsabili per il monitoraggio e la verifica dei risultati al fine di
promuovere lo sviluppo economico e la coesione territoriale, rimuovendo gli squilibri
socioeconomici e amministrativi nel Paese;
occorre indicare le priorità di investimento a favore della crescita e dell’occupazione
femminile anche attraverso l’identificazione dei fondi FESR, le nuove procedure di
programmazione delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 20142020,
l’Accordo di Partenariato con l’Italia per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento
europei per la crescita e l’occupazione nel periodo 20142020.
Le linee di fondo e gli interventi prioritari finalizzati allo sviluppo della occupazione femminile
su cui concordare sono le seguenti:
● attivare un Long Life workingcaringlearning,
un percorso di vita per tutti
lungo la linea del lavoro, l’apprendimento e la cura, senza discriminazione di
genere, senza rottamazioni che limitano e minano la cooperazione tra generazioni
● costruire un welfare in grado di organizzare l’alternanza
scuolaformazionecura
e lavoro, di supporto alle donne nel percorso di vita,
● organizzare un welfare pubblico che punti alla trasmissione delle competenze del
family caring in chiave gender equality, e alla condivisione di
responsabilità sociali
● ripensare all’invecchiamento attivo delle donne in primis (perché sono il
fulcro delle famiglie) fuori dagli stereotipi di genere,
● riformulare un welfare pubblico locale a rete, fondato sulla partecipazione
attiva degli utenti in grado di fornire e/o coordinare tutto il welfare locale, sia
pubblico che privato e immaginare nuove politiche di flessibilità e di diversa
organizzazione del lavoro,
● predisporre un piano straordinario per l’occupazione femminile in chiave
quantitativa e qualitativa, valorizzando anche le over 50,
● favorire il superamento delle discriminazioni di genere nelle aziende per un
maggior equilibrio nelle posizioni decisionali, valorizzando le diversità e
i talenti, oltre il genere,
● coinvolgere il mondo industriale per realizzare cambiamenti organizzativi a
vantaggio di tutte le parti in causa: l’azienda e il business, la qualità di
vita/lavoro di donne e uomini, la qualità del servizio prodotto per i clienti/utenti,
● incentivare i percorsi formativi per i manager per il gender diversity
management,
● uniformare il sistema delle incentivazioni fra lavoro dipendente e autonomo,
● dare impulso alla costruzione di luoghi di comunità per l’attivazione del lavoro
(jobnursing)
fondate sulla capacità di fare rete e sistema, evitando dispersioni di
fondi,
● predisporre una politica di incentivazioni fiscali e contributive premianti per le
imprese ad elevata gender equality, sia nella singola impresa che nelle attività
indirette o indotte nelle posizioni lavorative e retributive a tutti i livelli,
● analisi dei territori per individuarne le vocazioni. Nell’affrontare le sfide dello
sviluppo e della “crescita”, le politiche del lavoro devono tenere conto della cultura
e del rispetto della diversità. Il turismo sostenibile, la salvaguardia del patrimonio
culturale immateriale, ad esempio attraverso la promozione di tecniche
agricole che rispettano la tradizione e l’ambiente, permettono la creazione di un
ecosistema favorevole alla nascita di nuove imprese e quindi di nuovo modo di
intendere il lavoro, non come occupazione ma come crescita personale e civica,
● allo stesso modo occorre promuovere le industrie culturali, che costituiscono il
core dell’economia creativa. Questo potenziale deve essere sfruttato pienamente
per stimolare un’innovazione che sia al servizio della crescita economica, della piena
occupazione produttiva e dell’esistenza di opportunità di impiego dignitose per
tutti/e Le industrie culturali e creative possono contribuire al risanamento
dell’economia nazionale, alla creazione di posti di lavoro e di nuove imprese nel
settore della sostenibilità ambientale, dello sviluppo locale,della promozione
territoriale e l’educazione ad una nuova cittadinanza attiva e responsabile,
● sostegno in termini di erogazione di servizi reali (come servizi di incubazione e di
follow up durante il periodo dell’avviamento quando il tasso di mortalità delle imprese
è alto) alla creazione di nuove imprese femminili che siano vocate all’utilizzo delle
nuove tecnologie e alle azioni di salvaguardia ambientale e che sappiano cogliere
e valorizzare, come start up, le opportunità che il territorio offre,
● attivare un’efficace politica del credito con una rivisitazione delle condizioni di
bancabilità delle imprese femminili attraverso una rilettura, da condurre anche nelle
sedi europee, del rating di Basilea nelle sue diverse declinazioni,
● favorire attività di internazionalizzazione per le imprese femminili creando e
favorendo le reti d’impresa per superare i problemi delle dimensioni aziendali,
favorire e dare valore al nostro progetto #madeinwomammadeinitaly,
● ridefinire il concetto di cosa è impresa femminile e soprattutto rivedere la categoria
di cosa è start up innovativa e delle sue implicazioni per gli adempimenti
conseguenti nel registro delle imprese, al momento gestito presso le Camere di
Commercio,
● tutelare le donne in maternità in ogni ambito lavorativo, pubblico e privato, e favorire
la loro ricollocazione a fronte della perdita di lavoro,
● definire un livello minimo di diritti di maternità e di paternità, integrando il tema
della genitorialità con quelli di cura della disabilità e degli anziani, nel rispetto di
quanto previsto dalla normativa europea,
● ripensare sistemi previdenziali in grado di superare l’attuale divario del trattamento
pensionistico,
● eliminare definitivamente qualunque forma di discriminazione al momento
dell’assunzione,
● pensare a sistemi di sostegno per le partite IVA e le libere professioni, per chi decide
di “mettersi in proprio” anche con l’introduzione di una no tax area per i primi tre anni
dall’avvio dell’impresa o della professione,
● riconoscere il lavoro di cura come lavoro produttivo,
● incentivare le aziende pubbliche e private per favorire un ambiente di lavoro in cui
le donne non siano penalizzate da orari e altre forme di esclusione che ne
impediscano di fatto l’assunzione di posizioni di responsabilità,
● rimodulare i tempi di vita e di lavoro con l’introduzione di nuove forme di
organizzazione del lavoro anche attraverso azioni di sensibilizzazione
sull’assunzione dei carichi e delle incombenze famigliari e della casa da parte degli
uomini,
● istituire un’attività di monitoraggio permanente con rilevazione continua dedicata
per ottenere:
analisi costante e strutturata degli impatti delle normative e delle azioni messe in campo a
livello territoriale per cogliere le differenze alla base di policy regionali e nazionali,
analisi costante e strutturata delle interazioni tra welfare pubblico, privato, aziendale e
territoriale e la loro capacità di facilitare il lavoro delle donne e degli uomini in una logica di
mainstreaming alla base di policy regionali e nazionali,
la costruzione, l’utilizzo e il costante aggiornamento d’indicatori di valore e d’impatto al fine
di monitorare e misurare il contributo del lavoro delle donne allo sviluppo, anche attraverso
la raccolta, l’analisi e la diffusione di informazioni, di statistiche e di buone prassi, secondo
nuovi schemi di gender analysis,
● rafforzamento del sistema di contrasto alla discriminazione di genere multipla in
contesto lavorativo con il potenziamento di un nuovo ruolo territoriale delle
Consigliere di parità,
● elaborare politiche familiari che riconoscano i compiti che le donne svolgono nei
diversi settori della vita sociale, spesso in sostituzione di un welfare
inadeguato e che le aiutino ad articolare meglio il tempo,
● promuovere campagne politiche e culturali ”pubblicità progresso” che aiutino ad
individuare nuove categorie concettuali intorno al mondo delle donne per favorire
scambi fra le generazioni e la capitalizzazione delle esperienze precedenti,
● attivare azioni di sensibilizzazione per sostenere le giovani donne verso un
impegno nella vita politica, per essere determinanti nel cambiamento, a non fare un
passo indietro sempre, ma uno avanti insieme agli uomini,
● aiutare con interventi mirati le donne vittime di violenza, superata la fase
dell’emergenza nei centri anti violenza opportunamente finanziati, promuovendo
l’indipendenza economica e lavorativa con misure concrete, quali l’introduzione di
sgravi fiscali e contributivi per le assunzioni e la creazione di un Fondo nazionale
per le donne vittime di violenza e per le loro famiglie,
● ripensare nelle scuole l’alimentazione, realizzare e diffondere momenti di riflessione
sul valore del cibo e del mangiare sano, costruire percorsi partecipativi scolastici
per un’educazione alimentare sana, ma anche di un rispetto totale del gender.
Mangiare a scuola educando, trasformando le mense scolastiche in veri luoghi
conviviali, educativi, dove si mangia sostenibile, dove non si spreca,
dove si fanno raccogliere gli avanzi dai bambini e dai ragazzi per poi portarli a chi ha
meno di noi
● riflettere e sensibilizzare a livello governativo sullo stretto legame tra la salute, il
cibo, inteso come modalità di assunzione e come scelta di ingredienti e la tavola
intesa come luogo di comunione sociale, condivisione, ma soprattutto moment di
coesione sociale, di scoperta anche delle differenze culturali
● promuovere politiche dell’innovazione sensibili alle differenze, a partire da
quelle di genere,
● riconoscere ed integrare i bisogni, gli interessi e le competenze delle donne
nella ricerca, nei progetti e nei dibattiti sull’innovazione, per un approccio
pluralista e inclusivo delle differenze in generale, dare più aiuti alle giovani
ricercatrici che sono discriminate,
● promuovere iniziative per colmare il digital divide di genere, per il supposto alle
start up femminili, per aumentare la presenza di donne nei percorsi di studio e nelle
carriere ICT, per una migliore sinergia tra innovazione sociale e innovazione
strettamente tecnologica.
Queste iniziative dovranno collegarsi sinergicamente alle attività per la ricerca e
l’innovazione, che avranno come principale obiettivo quello del potenziamento del sistema di
impresa e delle attività produttive della regione. I fattori di sviluppo individuati si concentrano
sull’accelerazione dei fattori di competitività, la promozione dei drivers e la incentivazione dei
sistemi e delle filiere produttive anche attraverso lo sviluppo dell’Agenda digitale verso
l’ultimo miglio per garantire banda larga ed ultralarga a tutte le imprese.
Queste misure dovranno avere alla base azioni per: la semplificazione e la
sburocratizzazione a favore dei cittadine/i e delle imprese, la predisposizione di incentivi
fiscali automatici per gli investimenti e l’occupazione, finanziati con i fondi FESR e FSE,
l’attivazione di strumenti finanziari e di credito a favore delle attività produttive femminili.
Chiediamo al Governo Italiano
e alla Ministra per le Pari opportunità Maria Elena Boschi
un incontro per discutere delle proposte contenute in questo documento al fine di suggerire
e adottare misure concrete per dare lavoro alle donne e migliorare la qualità della vita.
Investire nei diritti delle donne è l’azione più urgente e intelligente per proteggere la Madre
Terra e vedere le generazioni future uguali, vivere in pace e dignità. Investire nei diritti delle
donne è l’impegno principale per un mondo più sostenibile, democratico e inclusivo che sia
in grado di affrontare le grandi sfide dell’umanità: le grandi migrazioni in atto, il cambiamento
climatico e la biodiversità, la povertà e la ridistribuzione, il commercio e la globalizzazione, il
cibo e la terra, l’acqua e l’energia, le disuguaglianze e le violazioni dei diritti umani, la
militarizzazione dei conflitti, la governance economica e finanziaria.
Isa Maggi per il Coordinamento Stati Generali delle Donne
isa.maggi.statigeneralidonne@g mail.com
mobile +39 366 2554736
Ufficio stampa Cinzia Boschiero
cinziaboschiero@gmail.com
Sito degli stati generali : https://statigeneralidonne.wix.com/statigenerali
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Hashtag : #statigeneralidelledonne
Video di presentazione https://www.youtube.com/watch?v=N5B7eA31DE