Uranio Impoverito, a che punto è la notte? Storia di una vergogna italiana.
Si è svolto lo scorso 13 gennaio a Roma, presso la libreria Anomalia, un incontro dal titolo “Crimini di pace. Veleni di guerra e uranio impoverito” di presentazione del libro “Sono morto come un vietcong” di Giulia Spada. Hanno partecipato Giulia Spada e Marilina Veca, autrice con Veselin Dzeletovic di “Zlocini. Kosovo, il silenzio e la memoria”, con l’avvocato Angelo Fiore Tartaglia e Emanuele Memè Lepore dell’A.N.V.U.I. Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito.
Qui sotto il contributo di Marilina Veca.
Uranio Impoverito, a che punto è la notte? Storia di una vergogna italiana
di Marilina Veca
Questa è una storia che deve essere raccontata, una storia tessuta da tante persone che compongono e scompongono il loro dolore in un mosaico antico e doloroso, quotidiano e infinito; è una storia dove la terra è protagonista, una terra antica e fiera, che ora improvvisamente sembra uccidere i suoi figli. La storia della Sardegna militarizzata e contaminata è emblematica dell’agonia della terra, una terra che raffigura un paesaggio interiore, collettivo e individuale dove si svolge – inascoltata, sottovalutata, incompresa – una grande tragedia umana.
Nel Poligono di Quirra, il più grande della Nato in Europa, c’è l’uranio 238, l’assassino silenzioso artefice di questo crimine di guerra in tempo di pace: l’inquinamento bellico, che colpisce sia chi combatte sul campo di battaglia, sia chi vive vicino a quelle basi dove si sperimentano le armi e si fanno esplodere ordigni che ad alte temperature sprigionano questo materiale.
La terra non uccide, ma questa terra è stata espropriata e militarizzata ed ora ospita il 60% delle aree destinate al demanio militare italiano. Questa morte crudele colpisce chi in guerra non c’è mai andato e mai ha pensato di andarci: i pastori che pascolano le loro greggi vicino al Poligono, il personale che lavora nella base, i bambini nati con malformazioni (a Escalaplano, 2.500 persone, sono una decina) e i giovani malati di leucemia.
Al Poligono vengono in tanti a sperimentare, aziende di armamenti francesi, inglesi, americane che hanno bisogno di testare le loro nuove armi, pagano, sparano e vanno via.
La base militare di Quirra apre le sue porte a tutti i giovani in età di leva. Promette pane, carne, carriera, soldi a chi si arruola: lì si usano munizioni che impiegano uranio impoverito per aumentare la capacità di penetrazione, armi che portano contaminazione nel profondo della terra, nelle falde acquifere, per anni e anni e anni. Sembra che la Sardegna non produca che morti. Leucemia si chiama questa aggressione al proprio sistema vitale e non c’è niente da fare se non sperare che finisca presto.
Di nomi questa morte strisciante ne ha molti: leucemia fulminante, linfoma di Hodgkin, linfoma non Hodgkin, tumori di ogni tipo. Dentro il corpo di chi è esposto all’uranio impoverito si sviluppa un tipo letale di tumore. Leucemia fulminante, la chiamano, una vera e propria sentenza di morte. Il midollo, il sangue, i globuli si distruggono tutti.
La Sardegna è la regione più militarizzata del mondo: 7.200 ettari di terreno, 75.000 ettari di zone di restrizione dello spazio aereo e della navigazione. Le basi sono basi di tutto rispetto; i militari americani viaggiano dall’altra parte del mondo per esportare la democrazia in poveri paesi arretrati, come l’Italia. Una democrazia rivestita di morte e distruzione. Poco tempo abbiamo appreso di un atto della giustizia che, senza retorica, possiamo definire storico: è stata pubblicata la sentenza definitiva della Corte d’Appello sul caso di un sottufficiale morto di cancro dopo la missione in Kosovo. È sancita “l’inequivoca certezza” del nesso di causalità tra esposizione alla sostanza tossica e la malattia; “è stato dimostrato che i vertici militari conoscevano i pericoli e non hanno fatto nulla per prevenirli”. La prima pronuncia della corte d’appello di Roma, definitiva dal 20 maggio 2019, è una sentenza shock e conferma, “in termini di inequivoca certezza, il nesso di causalità tra l’esposizione alle polveri di uranio impoverito e la patologia tumorale” e la colpevolezza del Ministero della Difesa. L’utilizzo dei proiettili all’uranio impoverito (cosiddetti DU) “era stato confermato dal memorandum del Department of the Army – Office of Surgeon General” del 16 agosto 1993, “dalla Conferenza di Bagnoli del luglio 1995″, dalla “relazione della commissione d’inchiesta del Senato approvata in data 13 febbraio 2006″ e “dalla deposizione del dottor Armando Benedetti”, esperto qualificato in radio protezione del Cisam: tutti elementi dai quali «poteva evincersi che il ministero della Difesa fosse a conoscenza dell’esistenza dell’uranio impoverito durante la missione di pace o quanto meno sul serio rischio del suo utilizzo nell’area, nonché degli effetti del DU per la salute umana”.
L’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prima vice presidente del Consiglio (dal 21 ottobre 1998 al 22 dicembre 1999) e poi ministro della Difesa (dal 22 dicembre 1999 all’11 giugno 2001) nei governi D’Alema e Amato, era intervenuto più volte sulla questione delle munizioni arricchite con uranio impoverito impiegate nella guerra dell’ex Jugoslavia dopo i primi casi di leucemia che avevano iniziato ad abbattersi sui reduci delle missioni nei Balcani”. Il 27 settembre 2000, Mattarella rispose in Parlamento ad un’interrogazione relativa a due episodi di decessi verificatisi tra i militari italiani. “Nel primo caso il giovane, vittima della malattia, non era mai stato impiegato all’estero – spiegò l’allora ministro della Difesa – Nel secondo caso il giovane militare era stato impiegato in Bosnia, a Sarajevo precisamente, dove non vi è mai stato uso di uranio impoverito”. Circostanza poi rivelatasi non vera. Perché in Bosnia, zona di Sarajevo compresa, gli aerei americani scaricarono circa 11.000 proiettili all’uranio impoverito. E lo stesso Mattarella lo ammise, tre mesi dopo, il 21 dicembre 2000.
Ora la sentenza della Corte d’Appello di Roma passata in giudicato ci dice che il vertice militare ha “colposamente omesso” di adottare misure adeguate per tutelare i soldati.
E per finire c’è il balletto dei numeri: il Ministro della Salute Grillo nel governo Conte 1 dichiarò 500 morti e 8.000 malati, vittime di questa guerra subdola e non dichiarata. Sono sicuramente molti di più.
E sui Poligoni dove si sperimentano armi all’uranio impoverito? Nemmeno una parola per quei morti di leucemia, di linfoma, per quei bambini malformati, per i pastori uccisi in pochi mesi da patologie fulminanti, nella loro terra espropriata, ferita, militarizzata, senza neanche sapere perché.
Noi continueremo a parlarne, a scriverne, a gridare l’orrore per tutti gli innumerevoli innocenti ai quali è stata rubata la dignità, il diritto alla conoscenza e alla vita: loro non possono più gridare, noi grideremo per loro.