Veneto: il consiglio introduca nella legge elettorale regionale doppia preferenza di genere
In attesa che in Consiglio regionale si apra il dibattito sulle proposte di modifica alla legge elettorale regionale (n. 5 del 16 gennaio 2012) avanzate nei mesi scorsi dalla Giunta e da alcuni consiglieri, la Commissione Pari opportunità del Veneto sente la necessità di riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica l’urgenza del tema della rappresentanza di genere.
In linea con il dibattito nazionale sulla garanzia di una maggiore presenza femminile nelle istituzioni locali – un dibattito che vede impegnate in prima fila anche le Commissioni Pari opportunità di altre regioni italiane, dalla Liguria alla Calabria -, il Veneto deve saper cogliere questa circostanza favorevole per dare un segnale chiaro di cambiamento e di netta discontinuità col passato, offrendo ai cittadini veneti nuove opportunità di scelta: per l’elezione dei consiglieri regionali sia introdotta la possibilità di due preferenze (oggi ne è prevista solo una) con l’obbligo dell’alternanza di genere, ossia di indicare candidati di sesso diverso qualora si scegliesse di esprimere il proprio voto per due persone.
Alcune Regioni, come ad esempio l’Emilia Romagna e la Toscana (che rinnoveranno prossimamente i loro organi come il Veneto), sono giunte proprio di recente all’approvazione della doppia preferenza di genere nella propria legge elettorale regionale, mentre la Campania, apripista, si è dotata di questo sistema già nel 2009.
La legge elettorale regionale in vigore per il Veneto contiene già l’obbligo della presenza femminile al 50% nelle liste elettorali provinciali, pena altrimenti l’inammissibilità della lista. Ma per allinearsi maggiormente alla legge nazionale 23 novembre 2012, n. 215, che detta le“Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali”, si richiedono ora step ulteriori: l’introduzione della doppia preferenza di genere anche per le elezioni regionali seguirebbe coerentemente quanto già previsto per le amministrative dei Comuni con popolazione superiore ai 5000 abitanti.
«Il cammino verso la parità di genere per godere della piena cittadinanza politica, purtroppo, appare ancora lungo – afferma Simonetta Tregnago, presidente della Commissione regionale Pari opportunità – e a testimonianza di ciò basta guardare ai numeri delle elette nelle istituzioni che non si sono ancora dotate di leggi elettorali che garantiscano la parità di genere. Bisogna agire a livello politico, sociale e culturale ma anche a un livello operativo, facendo fronte al ritardo con misure concrete. La politica deve colmare la sua distanza nei confronti della società: lì fuori il mondo dell’impresa, del lavoro, della cultura e del sociale, offrono ogni giorno conferma di quanto sia strategico il ruolo della donna nel cambiamento della società».
Ad oggi nella nostra Regione siedono in Consiglio tre sole donne (di cui due assessori, gli unici di genere femminile in Giunta) su un totale di circa sessanta componenti: «Si tocca appena la soglia del 5% (a fronte di una media nazionale del 14,4%), che certo non basta a garantire il diritto costituzionale di uguaglianza e parità – sottolinea ancora la presidente –. Chiediamo quindi che anche nella Giunta, e non solo nel Consiglio, sia previsto un riequilibrio di presenze tra i sessi».
Le fanno eco le vicepresidenti Cpo Cristina Greggio e Daniela Rader, che aggiungono: «Siamo alla terza elezione dopo la promulgazione della legge 215 e i primi risultati – in termini di numeri, ma anche di nuova cultura –, sono già tangibili. Una legge che nasce da un lavoro di collaborazione e confronto parlamentare tra i diversi schieramenti politici, ma è anche il frutto del dibattito e dell’apporto degli organismi di parità e di tante associazioni e reti femminili. Perciò è un percorso che dobbiamo avere la responsabilità e il coraggio di continuare sui territori, a partire dal nostro».
«Il Veneto – aggiungono – deve con urgenza accelerare i percorsi di riequilibrio della rappresentanza di genere, e non solo per questione di democraticità: sono, infatti, percorsi che vedono nelle regioni innovative e produttive del nostro Paese risultati di cambiamento significativi, così necessari in questi tempi di crisi: perché le donne inserite nei processi decisionali modificano e migliorano gli approcci e i metodi nel modo di fare amministrazione e politica, apportando competenze, determinazione e pragmatismo».
Ufficio stampa Commissione regionale Pari opportunità
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