VENEZIA – Un dialogo tra i secoli attorno a KLIMT – GIUDITTA EROISMO E SEDUZIONE
Un ciclo di mostre, concepito appositamente per il Centro Culturale Candiani da Gabriella Belli, Direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, apre oggi al pubblico – 14 dicembre 2016 – con l’esposizione ‘Attorno a Klimt. Giuditta, eroismo e seduzione’, che resterà aperta fino al 5 marzo 2017.
Fulcro dell’esposizione, che presenta oltre ottanta opere provenienti dalle collezioni della Fondazione Musei Civici di e da alcuni musei come il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e da varie collezioni private nazionali e internazionali, è rappresentato dal capolavoro di Gustav Klimt Giuditta II (Salomè), che giunge per l’occasione da Ca’ Pesaro.
Intorno a questa potente icona del XX secolo, realizzata dal grande artista viennese nel 1909, presentata alla Biennale Internazionale d’Arte del 1910 e acquisita proprio in quell’anno dal Municipio di Venezia per il museo di Ca’ Pesaro – un’opera che letteralmente ‘ammalia’ per la sua carica sensuale e per le sue evocative reminiscenze bizantine – si articoleranno una serie di suggestioni tra antico e contemporaneo che, dalla figura biblica di Giuditta e dalla sua fortuna artistica tra Cinque e Seicento, arriveranno al Simbolismo ottocentesco e al clima della Secessione Viennese, fino all’interpretazione del mito che il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, diede nel 1917 con Il tabù della verginità.
“Giuditta – scrive Gabriella Belli in catalogo – risalirà i secoli fino all’età di Klimt, via via spogliandosi nella letteratura, nella poesia e nell’arte della sua castità, della sua virtù e di quella fortitudine che l’aveva sorretta nella prova del suo estremo gesto di eroismo, in un’inversione negativa del mito che sarà appunto cantato da Klimt nel magnifico dipinto del 1909. Quella che il maestro viennese ci mostra non è più un’eroina della storia, non è una salvatrice, non è casta, piuttosto è una donna che ha scoperto la propria sessualità, che rifiuta la propria marginalità sociale, che ha disceso il buio dell’inconscio scoprendo le proprie più intime pulsioni, anche quelle legate al desiderio di dare morte.”
Un dipinto dirompente e spiazzante per il pubblico e per la critica del tempo: Klimt usava il mito in chiave contemporanea, mescolando elementi della più antica tradizione figurativa con una nuova drammaturgia, destinata a rappresentare le pulsioni dell’inconscio. Giuditta II finiva con il rappresentare tutto ciò che tra Otto e Novecento la società maschile temeva di più.
Infine il passaggio da femme fatale a demone del ‘900 sarà inoltre evidente anche nel linguaggio cinematografico. Come nel video Giuditta: metamorfosi sullo schermo, realizzato da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Padova, in cui sono montati insieme brani delle più celebri ‘Dive’ passate sul grande schermo nei primi vent’anni del secolo scorso. La mostra sarà accompagnata da un prezioso catalogo edito da Linea d’Acqua (Venezia, 2016), che raccoglie interventi di Gabriella Belli, Flavio Caroli, Gian Piero Brunetta, Elisabetta Barisoni, Elena Marchetti e Matteo Piccolo. Tra le attività collaterali in programma si segnalano tre incontri di approfondimento tra gennaio e marzo – uno al mese, alle ore 18 – su particolari temi della mostra, con Gabriella Belli (19 gennaio), Vittorio Pajusco (16 febbraio) e Flavio Caroli (3 marzo).