VERONA – una solida rete sta aspettando lo squalo codino che vorrebbe mangiarsi decenni di impegno civile, politico e culturale delle donne.
Il congresso mondiale delle famiglie che si tiene a Verona, oltre a ricordare altri tempi che sembravano scomparsi, rappresenta un grosso SQUALO che si mangia in un sol boccone decenni di conquiste sociali delle donne e dell’umanità. Pur essendo fermamente animaliste questo tipo di SQUALO non ci piace.Le persone che lo abitano vorrebbero abolire il divorzio, l’aborto, le unioni civili degli omosessuali e non solo, cancellare la carica identitaria femminile, annullare la vita e la libertà delle donne : riportare l’orologio sociale e culturale indietro nel tempo, con il decreto Pillon e una vera e propria crociata contro le donne e il cambiamento.
Proclamano a gran voce che le donne si realizzano in casa, guardando i figli ed accudendo tutti i componenti della famiglia e facendo le schiave casalinghe e quindi sono sfavorevoli al lavoro fuori casa delle donne.Sono fautori di una famiglia che le sottomette e rinchiude in un ruolo obbligato, non scelto. Dicono che le leggi vanno rispettate ma loro le vogliono cancellare, rispettando solo quelle che mantengono privilegi e soprusi.Non ci stupiremmo se proponessero di rivedere lo stupro come delitto contro la morale. Non ci stupiremmo se reintroducessero davvero adulterio e delitto d’onore; neanche se fossero, come in gran parte sono, d’accordo con la diminuzione di pena agli uomini che commettono femminicidio.
Parlano di voler proteggere figli e minori ma poi non riconoscono come esseri viventi i bambini delle coppie omosessuali ed impongono ai figli il loro modo di pensare e vivere; sono contrari all’adozione e affido alle coppie omosessuali e ai singoli di bambini abbandonati o orfani che per loro stanno “meglio”negli orfanotrofi o per le strade del mondo poveri e senza amore; sono per rivedere anche le adozioni a coppie etero unite civilmente, sono d’accordo a non far entrare a scuola bambini di altre nazionalità che magari sono “italiani”da tanti anni, non vogliono permettere alle persone di diventare genitori o di non diventarlo. Nello statuto Albertino del 1848 la parola “famiglia” compariva solo riferita alla famiglia “reale”.Lo stato cosiddetto liberale diceva di tutelare la famiglia come istituto giuridico solo per gli aspetti patrimoniali. Nel pensiero dell’epoca la “famiglia era pensata come il luogo in cui la “donna/madre” impartendo morale e religione preparava il popolo italiano, i maschi per la guerra e le femmine per fare le crocerossine ed assolvere tutti i “compiti” domestici. Con il fascismo la “famiglia” viene completamente sottomessa allo stato. Sino alla Costituzione del 1946 il dovere dei genitori era quello di istruire la prole sui “principi della morale” conforme al “sentimento nazionale fascista”. Gli articoli 29 e 30 della Costituzione italiana parlano di genitori ma non a quale sesso appartengono e l’art. 2 stabilisce la libertà del singolo all’interno delle “comunità in cui svolge la propria personalità”. Le relazioni sono cambiate, esistono vari tipi di famiglia e comunità ma “il nuovo medioevo” che avanza non solo a Verona, vorrebbe ripristinare ruoli ferrei nei rapporti fra i sessi e le persone, ripristinando il pater familias con la sottomissione della donna.
Sicuramente questi paladini di una morale oscurantista sono a favore della riapertura delle case chiuse e dei “panni sporchi che si lavano in famiglia”. Francamente di questa gente, uomini e donne che sono contro le donne, bambini e chi soffre, che non riconoscono diritti e dignità, ma solo privilegi a certi ceti non abbiamo bisogno. Come non abbiamo bisogno di fascismo, sessismo e razzismo che pervadono ormai la società e nello specifico la kermesse di Verona. Abbiamo bisogno di un modo diverso di essere umanità e persone e di una diversa cultura. Vogliamo pensare a Verona come la città di Giulietta e Romeo, la città dell’amore e non dell’odio verso le donne e verso quelli che vengono definiti “diversi”. Continueremo a gran voce le nostre battaglie per non farci fare passi da gambero, per non farci rubare il futuro e il presente.