Vico Equense: Reparto IVG a rischio. È l’ora della pillola!
Nell’ospedale di Vico Equense viene, in questi giorni, sospesa la
prenotazione degli interventi di IVG, a causa della mancanza del personale che effettua le anestesie.Nel clima creato dalle “necessità” del rientro sul debito sanitario,
incomprensibilmente, le regioni ancora temporeggiano sull’introduzione della
pillola RU486, che costituisce un’occasione di alleggerimento delle
strutture ospedaliere.
_ Nel caso di Vico Equense, che per altro ha fatto la richiesta di poter offrire questa soluzione alle utenti, sarebbe un evidente contributo alla riduzione delle spese di anestesia.
La nostra domanda è principalmente al Ministero ed ai nuovi governi locali regionali, tra i quali molti, immediatamente dopo la chiusura delle urne, hanno impugnato come una bandiera la “questione” pillola, la cui
commercializzazione era stata appena approvata.
La nostra domanda è: a quando le linee guida per la egolamentazione del farmaco già introdotto dall’AIFA?
Sul debito della Campania e sulla mancata corresponsione dei finanziamenti statali, di fronte al poderoso rientro già attuato, abbiamo le nostre convinzioni, ma gli effetti che vediamo non sono opinabili.
Di fronte ad una legge dello stato che va applicata, l’argomento del debito viene usato per scoraggiare l’accesso al diritto sancito da quella legge
stessa .
I reparti di IVG sono vessati, non a caso, perché il disvalore e la
colpevolizzazione “sociale” delle utenti viene indotto anche con l’argomento
dei costi.
Ma se è questo il {servizio} che lo Stato vuol rendere alle cittadine, a
fronte di un suo preciso obbligo, diciamo che c’è un mezzo per ridurre costi
e al contempo rispondere all’art. 15 della legge 194 (che prevede
l’aggiornamento delle tecniche, e la ricerca di mezzi sempre meno invasivi).
{{La legge Italiana sull’interruzione di gravidanza non prevede il ricorso al privato ed anzi lo punisce}}, la sua applicazione è una responsabilità precisa delle Istituzioni, eppure da più di vent’anni si fa ostruzionismo, si inducono difficoltà inventate, si discute di convinzioni morali già sconfitte da un referendum.
Tutto questo con un insopportabile intento, portato avanti con costi anche economici: trasformare una facoltà in una vergogna, riportare “{le colpevoli}” ad essere merce di un affare clandestino.
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