Violenza e sfruttamento dei minori: siamo tutti responsabili
Sappiamo che nella storia, il tema della protezione del minore dalle
violenze è di dominio solo recente. E’ stata sempre una costante il pensare
ad un bambino come sostanzialmente privo di diritti e doveri, privandolo,
oltretutto, di quel rispetto la cui mancanza ha portato e porta a situazioni
di incredibile dolore e disagio.Lo storico De Mause ha affermato che l’infanzia “è un incubo del quale solo di recente abbiamo cominciato a destarci”. Malgrado il – se pur fortunato – sorgere di svariate associazioni che si battono per e con i bambini e minori, esistono ancora moltissime situazioni di sfruttamento, abusi, maltrattamenti di vario genere, abbandoni. Tutto questo non capita solo in un paese del terzo o quarto mondo, ma qui. Vicino a noi, nella casa affianco alla nostra, il compagno/a di banco di nostra figlia/o o sorella.
Tutto questo, lungi da fare un discorso qualunquistico, è strettamente
legato all’indifferenza. Un’indifferenza che rende l’intelligenza e l’animo
umano, schiavi, ancora una volta, dell’ignoranza.
Ora, lo stesso {{ordinamento giuridico}}, volto, in teoria, alla difesa e tutela di diritti e doveri civici e civili, sta sottovalutando il problema in
materia. Volendo rendere oggettivo e verificabile su un piano pratico quanto detto, si può apprendere da manuali di diritto quanto segue:
{{Manca}}:
– nell’ordinamento vigente, una {{nozione unitaria di violenza fisica}},
psicologica, sessuale , negligenza famigliare, educativa ecc… il che rende
tutto estremamente incerto.
– Le strategie di recupero e prevenzione vengono rimesse ad
{{amministrazioni locali piuttosto che ad un’organica strategia di tutela}} da parte di enti locali specializzati, in quanto questi mancano.
– {{Maggiori attività di sensibilizzazione nelle scuole}} e nella sanità
per fare in modo che siano in grado di individuare nel più breve tempo
possibile, situazioni di abuso e sfruttamento.
– Connesso al punto precedente, manca una {{forza
dell’ordine specializzata in problemi minorili}} in grado di svolgere serie
attività di intervento immediato in casi di gravità estrema (e ne esistono
più di quanto si pensi). Tutto questo risulta singolare, in quanto è proprio
{{lo Stato che dovrebbe essere il tutore}} con più alto grado di interesse verso
chi, come un bambino, sarà il futuro dello stesso.
– Anche la stessa{{ strategia di recupero degli autori di violenze a
abusi è assente}}, un Giudice non può richiedere un intervento coattivo
terapeutico.
– Nel caso di situazioni famigliari con alto tasso di abusi al loro
interno, gli interventi limitativi riguardano un – temporaneo o non –
{{allontanamento del minore dalla casa (si aggiunge trauma al trauma) e non
l’allontanamento coattivo del genitore abusante}}.
(Ttratto da Manuale di diritto minorile – Alfredo Carlo Moro – Zanichelli,
Bologna})
Per quanto riguarda la {{violenza sessuale}} in genere, invece, la Giurisprudenza (Cass., 21 gennaio 1998) ha riconosciuto “nella nozione di atti sessuali… si devono includere non solo atti che involgono la sfera genitale, ma bensì tutti quelli che riguardano zone del corpo note, secondo la scienza medica, psicologica, antropologica, come erogene. Tali zone sono note come quelle stimolanti l’istinto sessuale, sicché detti atti, quando commessi su persona non consenziente, o infraquattordicenne, ledono il bene protetto, cioè la libertà del sessuale del soggetto passivo.”
_ Ciò sta a significare che {{non solo gli atti di violenza carnale, come lo
stupro, sono oggetto di “violenza sessuale”}} , ma anche atti “minori” che
però sono in grado di ledere significativamente la psicologia di un bambino;
il quale, peraltro, potrà avere problematiche una volta adulto che, così
spesso capita, a sua volta sarà propenso a riprodurre tali atti.
{{Per abuso sessuale si intende}}: “il coinvolgimento in atti sessuali, fisici o psicologici, di una persona non in grado di scegliere: o perché sottoposta a costrizione fisica e/o psicologica , o perché non consapevole delle proprie
azioni.”
Nello specifico, {{l’abuso sessuale su minori}} è comunemente definito come “{{qualsiasi attività a livello sessuale che un adulto esercita su o con una persona al di sotto dell’età del consenso}}, ed é considerato un crimine
punito penalmente nella maggior parte dei paesi. L’abuso sessuale su minori, include, inoltre, lo sfruttamento sessuale commerciale dei bambini, peraltro definito dall’International labour Organization nel testo del Worst Forms of Child Labour Convention del 1999.” ( da Wikipedia, enciclopedia on-line)
Tutto questo va letto sotto una chiave “personalistica”: spesso un paese
economicamente avanzato non avanza anche il questo campo, la persona per bene e ben vestita può essere fautore di abusi tanto quanto uno che non lo è.
_ Ci sono innumerevoli modi in cui si può non lasciare questi dati invariati:
primo su tutti, {{aprire gli occhi}}.
Il concetto di base che dovrebbe {{stimolare un adulto maturo ad intervenire}} in materia è il fatto che spesso un minore ha paura di parlare di cose che lui, pur non capendo pienamente, sente come vergognose. Noi, però, dovremmo essere perfettamente in grado di riconoscerle ed intervenire. Questo rende, ognuno di noi, (non solo gli “addetti al settore”), direttamente o indirettamente responsabili di ciò che non vogliamo, o non sappiamo vedere.
Esistono Associazioni in grado di fornire un piccolo, grande ed adeguato
sostegno anche in favore di chi, se pur estraneo ai fatti, ne è a
conoscenza, (mi riferisco in proposito anche alle segnalazioni alla polizia
e/o numeri specializzati di siti o link di materiale pedo-pornografico).
{{L’impegno primario}} sta quindi, nell’{{attenzione}} , nell’{{ascolto}}, nell’aiuto concreto.
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